«Sono diventato regista per amore di Spock»

Oggi in sala Tripcovich pre-apertura del festival Sci+Fiction con Adam Nimoy che presenta il documentario sul padre icona di “Star Trek”

TRIESTE. Figlio ormai quasi maggiorenne (siamo alla 17a edizione) del Festival della Fantascienza anni '60, il Trieste Science+Fiction 2016 che parte oggi (fino a domenica 6) vede protagonisti, fin dal primo giorno, proprio i figli di maestri del fantastico che hanno deciso di mettersi nell'orbita dei padri. Così stasera il film d'apertura di lusso (Sala Tripcovich, ore 20.30), in anteprima italiana, è il fantathriller "Morgan" di Luke Scott, opera prima del figlio del grande Ridley Scott ("Alien", "Blade Runner").

Ma una pre-apertura altrettanto importante avrà luogo alle 17 (sempre in Sala Tripcovich) quando Adam Nimoy in persona, figlio dell'icona dalle orecchie a punta di "Star Trek" Leonard, presenterà il suo appassionato documentario sul padre, intitolato "For the Love of Spock". E in precedenza alle 15, al Magazzino delle Idee, lo stesso Nimoy e l'affascinante Terry Farrell (Jadzia Dax in "Star Trek: Deep Space 9") risponderanno alle domande del pubblico sul tema "50 anni di Star Trek" (ingresso libero).

Abbiamo incontrato Adam e Terry a Venezia, da poco sbarcati sul pianeta Italia, che loro amano molto. «Ho visitato per la prima volta l'Italia nel 1971, a quindici anni, e mi ha impressionato e influenzato moltissimo - ricorda Adam Nimoy, un 60enne molto giovanile dai modi gentili ma autorevoli del regista affermato - Da allora mi sono appassionato alla storia di Roma, al Rinascimento, alla cultura italiana».

Il figlio dell'indimenticabile Mr. Spock ripercorre volentieri il percorso che l'ha portato, dopo un'iniziale "deviazione", all'approdo al cinema, seguendo le orme paterne. «I primi passi della mia carriera sono stati da avvocato nel campo dello spettacolo. Avevo a che fare tutto il giorno con scartoffie di ogni tipo. Montagne di carte che non calavano mai. A 35 anni mi sono reso conto che non mi interessava proprio fare l'avvocato: dovevo narrare storie! Così mi sono iscritto a un corso di regia».

Sicuramente quella di Adam Nimoy è stata un'adolescenza particolare, sempre a contatto col mitico "vulcaniano" di "Star Trek". Ma lui afferma che papà Spock non è stato l'unica molla per dedicarsi alla regia, agli inizi degli anni '90 con due episodi televisivi di "Star Trek: The Next Generation". E qui torna in gioco l'Italia: «La carriera di mio padre ha contato, ma ci sono state anche altre influenze, come i capolavori di Fellini che vidi al college, 'La dolce vita', e '8 e ½'. Vedendoli ho compreso di essere attratto dal dramma, dal romanzesco, dalla narrazione».

Gli chiediamo come è nato il documentario "For The Love of Spock", appena premiato al Fantasia Festival di Montreal. «L'idea è nata nell'ottobre 2014 - ricorda Nimoy - subito dopo il precedente documentario 'Leonard Nimoy's Boston', dove mio padre raccontava la sua giovinezza a Boston durante la Depressione, cresciuto in una famiglia ucraina di immigrati. Volevo raccontare il suo personaggio in vista del 50enario di 'Star Trek'. All'inizio il documentario doveva riguardare solo Mr. Spock, perché Leonard Nimoy era una persona molto riservata, che non amava i riflettori. Ma dopo la sua morte, nel febbraio 2015, capii che era impossibile parlare di Spock senza approfondire la figura di Leonard». «Era una persona speciale, molto creativa - interviene Terry Farrell - Era anche regista, scrittore, poeta, musicista, fotografo».

Chiediamo ad entrambi: qual era il segreto del suo successo? «La capacità di tenere insieme serietà e ironia col suo personaggio - rispondono insieme - come nel film dal lui diretto 'Star Trek: rotta sulla terra' del 1986, che recuperava lo spirito originario della serie. Aveva una dote speciale che lo faceva primeggiare in generi diversi, dalla fantascienza alla commedia. Il suo ultimo ricordo prima di morire è stato per la regia di 'Tre scapoli e un bebè' del 1987, un film di successo dove tutta la lavorazione si era svolta in armonia, come raramente accade a Hollywood».

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