Simone Cristicchi: «Con Happy Next racconto cosa vuol dire essere felici»

l’intervista
La vera felicità - sostiene Simone Cristicchi - è «sapere di essere unici». Infatti, dice, di modi per essere felici nel mondo ce ne sono più di sette miliardi, tutti diversi uno dall’altro. Paradosso per paradosso, la felicità è tale solo se condivisa, partecipata. Solo se va verso gli altri. Per spiegarlo, racconta una storia personale. Molto personale: «Ho perso mio padre che avevo 12 anni, all’improvviso, talmente all’improvviso che non sono neppure riuscito a salutarlo. E questo mi ha fatto entrare in una situazione di isolamento assoluto. Non avevo amici, non parlavo con nessuno. Ma disegnavo bene, da solo, in camera. Per anni sono stato bene solo quando disegnavo un mondo artificiale, tutto mio. Ma poi è avvenuto il miracolo: i miei compagni hanno chiesto di vedere quello che disegnavo, ho condiviso il mio mondo privato. La creatività mi ha salvato la vita e tuttora è così».
Da qualche tempo Cristicchi riflette e lavora intorno alla felicità. Il 25 settembre, fuori concorso al Bellaria Film Festival, presenta il documentario Happy Next - Alla ricerca della felicità, di cui è autore (la regia è di Andrea Cocchi) e protagonista. Il titolo è lo stesso del suo spettacolo teatrale, il tema ovviamente pure, ma qui non ci sono attori, né monologhi. C’è Cristicchi che incontra più di sessanta persone, note e meno note (per sottolinearne l’umanità, più della popolarità, sono tutte indicate con il solo nome di battesimo), monaci zen e cristiani, sacerdoti, suore, filosofi, scrittori, sindaci, bambini, cardinali, pedagogisti, scrittori, artisti, Renzo Arbore, Pippo Baudo, Michelangelo Pistoletto, Nino Frassica, Moni Ovadia, Mogol, Marcello Fonte, Vasco Brondi, Carlo Lucarelli, Gianluca Nicoletti... «Ho cercato persone che reputavo interessanti - spiega Cristicchi - e posso dire di aver raggiunto il novanta per cento dei nomi della lista originaria. Anzi, ne sono rimasti fuori solo due, il Dalai Lama e Francesco. Purtroppo non è stato possibile organizzare l’intervista con il Papa, però per parlare del progetto ho avuto l’occasione di incontrarlo due volte». È chiaro che sulla strada percorsa da Cristicchi si incontrano spesso persone che hanno messo la fede al centro della loro vite. Ma il documentario, come lui stesso, è molto laico: «Durante la realizzazione del film ho vissuto una settimana in un convento di clausura. Un giorno una suora mi ha chiesto se fossi credente e io ho dato la risposta che do sempre: sono in ricerca. La curiosità è uno dei segreti della felicità. E anche tra i religiosi, non solo cattolici, in genere mi avvicino a quelli che sono in cammino, non a chi dispensa certezze». Tra le citazioni sul tema che predilige, ne cita una di Kierkegaard, «La felicità è una porta che si apre solo verso l’esterno», e una di Erich Fromm, «Lo scopo di ogni essere umano è partorire se stesso». Lo spettacolo teatrale Happy Next prova a indicare la strada per arrivare alla felicità, e la esplicita in sette parole chiave: attenzione, umiltà, lentezza, creatività, talento, curiosità, noi. Il film chiede di indicarla alle persone intervistate. «E ci siamo stupiti, nessuno ha detto la stessa cosa, ciascuno ha dato un contributo personale e diverso dagli altri. In fondo, credo che il valore vero del documentario sia proprio questo». Per Cristicchi, tutto questo lavoro sulla felicità è idealmente il primo di una serie di indagini sulle parole importanti, decisive, che spesso facciamo fatica addirittura a pronunciare. Le altre potrebbero essere: bellezza, coraggio, Dio, dolore, umiltà. Ma certo, in questi tempi di pandemia riflettere su ciò che ci rende felici (e infelici) sembra particolarmente importante. «Credo che la quarantena sia stata per tutti l’occasione per confrontarsi con i propri limiti, anche concreti: ho un amico che si è trovato costretto a vivere in un appartamento di 40 metri quadri, e per lui è stato rivelatorio. Io ho perso molti soldi perché non ho potuto fare novanta tappe del mio spettacolo teatrale, ma ho guadagnato moltissimo. Ho scritto un nuovo disco, tantissime canzoni, come non mi accadeva da anni. Ho sofferto per la mancanza del contatto fisico, equando è tornata la quasi normalità per me è stato come il primo giorno del nuovo mondo». —
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