Siamo circondati dalle sette Quattro milioni di italiani da Damanhur a Scientology

la recensione
«Guardatevi intorno: le sette sono ovunque. Ne siamo circondati. Personalmente vedo sette dappertutto»: la testimonianza è di Rose McGowan, che traccia un breviario di brutalità e coercizione nella sua autobiografia “Brave” in cui racconta la sua infanzia a Certaldo nella setta dei Bambini di Dio. La vicenda dell’attrice americana, conosciuta per il ruolo di Paige Matthews nella serie tv “Streghe”, è una delle decine che vengono raccontate nel libro “Nella setta” di Flavia Piccinni e Carmine Gazzanni (Fandango, pagg. 365 pagine, euro 18,50).
I due, spacciandosi per aspiranti adepti, hanno visitato le sedi delle più importanti sette che agiscono da Nord a Sud dello Stivale (in totale sono oltre 500), hanno intervistato decine di persone, sia aderenti impegnati in queste organizzazioni, sia transfughi, come Francesca, incontrata vicino a Trieste, che rilascia una tremenda testimonianza della sua separazione “all’interno” di Scientology. Un processo con ore e ore di “auditing”, di interrogazioni uno in presenza dell’altro, sfociati nell’odio reciproco dei due coniugi. Fu anche l’ufficio interno di “etica” di Scientology a decidere a chi sarebbe rimasto il figlio della coppia, senza che Francesca potesse opporsi: lei stessa dice che le era stato fatto il lavaggio del cervello e il vuoto intorno.
Il quadro che emerge è spaventoso, perché riguarda oltre quattro milioni di persone che ci vivono accanto e che potrebbero trovarsi in uno stato di soggezione inimmaginabile. Piccinni e Gazzanni scoperchiano questo vaso di Pandora con efficacissime descrizioni dei luoghi, come il Tempio dell’Uomo, il più grande edificio religioso sotterraneo al mondo, un ipogeo di 8500 metri cubi di cunicoli, stanze, sale e saloni, costruito abusivamente, ma sanato, grazie alle buone relazioni con i politici, soprattutto di destra, tra cui Sgarbi. Questa costruzione dentro la montagna, a una quarantina di chilometri da Torino, costituisce il centro di Damanhur che «non è solo una religione, o una comunità esoterica. È molto di più. Una città-stato, dove abita un migliaio di persone, con proprio credo, propria moneta, propria lingua e proprie usanze (una su tutte: il matrimonio a tempo) fondata nel 1976 da Oberto Airaudi, autobattezzatosi Falco Tarassico nel culto di Horus. Tutti gli aderenti assumono nomi di animali o piante. Fin qui potrebbe trattarsi di una comune dei figli dei fiori, in realtà è una macchina magnificamente rodata per far soldi attraverso i gadget, come il bracciale anti-insonnia a 37 euro, i “gioielli” di rame con proprietà terapeutiche che possono costare fino a 17mila euro, gli amuleti, le pozioni, i quadri di Falco (morto nel 2013 e poi “beatificato”) pagati migliaia di euro, i corsi, le visite, le donazioni “spontanee”. Il tutto gestito da volontari che vengono pagati poco o nulla.
Come vengono reclutati gli aderenti? Che cosa spinge una persona a partecipare fino alle estreme conseguenze a un’organizzazione così coinvolgente? In generale i futuri adepti sono mossi dalla curiosità, da un senso di insoddisfazione della propria esistenza, da un momento di difficoltà economica, sentimentale o sociale, dalle sollecitazioni di amici o parenti che già fanno parte della setta. Si comincia magari con un volantino consegnato da un body router (procacciatore di corpi), insomma un propagandista. E parte l’indottrinamento che va sempre più in profondità per cui l’appartenenza si trasforma in dipendenza e può portare a sprofondare in un abisso di terrore e di orrori.
Oltre a Damanhur un’altra setta sezionata dai due autori è Scientology, cominciando dalla trionfale sede milanese, completamente diversa dallo stile new age dei seguaci di Falco Tarassaco: cinque piani, 10mila metri quadrati, spazi aperti per 6mila metri quadrati, uno staff che supera i 400 membri, tutto asettico. Un posto che potrebbe essere dovunque, ed è la caratteristica del movimento fondato da Ron Hubbard (morto nel 1986), che ha come testimonial divi del calibro di Tom Cruise o John Travolta, che peraltro si detestano. Un movimento diffuso in tutto il mondo, che il premio Pulitzer Lawrence Wright ha definito una “tra le religioni più stigmatizzate al mondo a causa della sua eccentrica cosmologia, del suo comportamento vendicativo nei confronti dei critici e dei fuoriusciti, e del danno inflitto alle famiglie”. La vendetta nei confronti dei fuorusciti, insieme alla capacità di manovrare ingenti capitali, è la caratteristica che accomuna i Damanhuriani, Scientology e le altre realtà esplorate da Piccinni e Gazzanni quali i Testimoni di Geova, Soka Gakkai, Un Punto Macrobiotico. Quest’ultima oggetto di un’inchiesta giudiziaria per le drammatiche condizioni in cui i centri di Mario Pianesi hanno ridotto centinaia di donne con diete folli. E sotto inchiesta è pure la comunità del Forteto nel Mugello, alla quale sono stati affidati per decenni bambini in affido, assogettati alle più turpi pratiche. Il sesso è un’arma molto usata da diversi santoni. Si parla anche dell’Associazione Archeosofica, fondata nel ’73 da Tommaso Palamidessi, che conta una sede anche a Trieste.
Ma come fanno queste sette a ottenere finanziamenti e riconoscimenti pubblici, oltre a spillare denaro agli aderenti fino a ridurli sul lastrico? Occupandosi di tossicodipendenti, bambini problematici e altri casi sociali e sbandierando il principio della libertà religiosa che ha consentito, ad esempio, alla chiacchierata Soka Gakkai (arrivata dal Giappone e molto radicata in Toscana) di ottenere l’8 per mille.
E i transfughi? Come emerge dalle drammatiche testimonianze, rimangono segnati per sempre e per loro non esiste giustizia. Francesca Romana Capaldo, vicequestore aggiunto, che dirige una task force di investigatori anti-sette, spiega che c’è un vuoto legislativo e che nessun tentativo di colmarlo ha dato frutto. Non è ora che il ministero dell’Interno ci getti un occhio? —
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