Shakespeare e le “sue” donne Ritratti femminili a San Giusto
Un viaggio in prosa e musica fatto di assassine fanciulle innamorate e nobili tradite

Storie, analisi e segreti di donne entrate nel mito grazie al genio di William Shakespeare. Si intitola “Il tuo nome è donna” ed è il nuovo spettacolo del cartellone di Trieste Estate in programma stasera (21, ingresso libero) al Bastione di San Giusto, rappresentazione a cura della compagnia Atto quinto, opera di e con Raffaele Sincovich, con Sara Cechet Woodcock e musiche composte ed eseguite da Paolo Butti.
Un viaggio in prosa e musica quindi, attraversando vicende che parlano di fanciulle innamorate, nobili tradite, eroine o persino delle “killer” in rosa, tutte uscite dalla penna del drammaturgo inglese vissuto tra il XVI e il XVII secolo.
Il copione disegnato dagli autori di Atto quinto prende dunque in esame Ofelia, legata alla tragedia “Amleto”, accarezza le trame di Lady Anna, al centro del “Riccardo III”, ma coinvolge altre figure, tra cui un classico come Giulietta, dal “Romeo e Giulietta”, sino a contemplare Ero, la bella per eccellenza e anche lei al centro del complotto che anima “Molto rumore per nulla”, la tragedia del teatro elisabettiano del tardo Cinquecento.
Progetto ambizioso e intenso quello firmato da Raffaele Sincovich e Sara Cechet, spettacolo che ripudia a priori la formula di “catalogo” in scena di archetipi femminili e che punta piuttosto ad altri sviluppi narrativi, accompagnati da un interrogativo di base: «È vero, non volevamo fare una carrellata di protagoniste del teatro di Shakeaspeare – ha ribadito l’attrice Sara Cechet Woodcock – e senza caricare lo spettacolo di effetti speciali, volevamo invece metterci davanti a un punto fondamentale di partenza: è davvero ancora possibile, ai nostri giorni, mettere in scena Shakespeare e le sue tantissime opere? E in quale misura – ha aggiunto l’interprete dello spettacolo a San Giusto – la rappresentazione “tradirà” l’originale testo seicentesco?».
Le mire della compagnia triestina non si fermano qui. Sì, perché “Il tuo nome è donna”, al di là dell’omaggio a mitiche “quote rosa” del teatro elisabettiano, riflette soprattutto una forte reverenza nei confronti dello stesso Bardo: «Fissando il nostro interesse su alcuni personaggi – conclude Sara Cechet – riusciremo a far respirare, almeno in parte, la “golden age” del teatro elisabettiano?». —
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