Scoprire il Collio - Itinerario 6 - La nuova cultura del verde fa rifiorire tutto l’Isontino in "Green future"
Nel 2063 Luca vive in un nuovo mondo, dove un comitato rappresentato da tutti i Paesi (il Gesc) ha permesso di recuperare e tutelare l’ambiente

CORMONS Il mondo in cui Luca abitava non era lo stesso in cui era cresciuto. Era nato solo pochi decenni prima, eppure in quel lasso di tempo la Terra era profondamente cambiata. Tuttavia, i mutamenti a cui stavano assistendo nel 2063 non erano assolutamente quelli che erano stati pessimisticamente previsti trent’anni prima. Certo, c’era ancora molta strada da fare prima di riuscire a guarire le ferite di un pianeta portato quasi al collasso ma, dopo essersi trovata sull’orlo del baratro, la razza umana era riuscita a trovare la forza e la lungimiranza per fare un passo indietro.
Il quinto e sesto itinerario di Collio XR: "Collio 2063 - Dark e Green Future"
Luca era troppo giovane per ricordare i tempi in cui quei cambiamenti erano avvenuti, ma a scuola aveva studiato in maniera approfondita gli avvenimenti del periodo. C’erano poi i racconti di suo padre che, con tono stranamente nostalgico, gli narrava del mondo prima del Gesc, il Global Environment Safeguard Committee.
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Allora il pianeta era straziato da continui conflitti; ogni nazione portava avanti un suo piano d’insaziabile sfruttamento, ciascuna in modo diverso.
In mezzo a quelle costanti lotte, pensare al clima terrestre sembrava poco concreto e non tanto importante, specialmente se comparato con i problemi immediati che ogni stato doveva affrontare. Per decenni la comunità scientifica era stata ignorata, e i suoi avvertimenti sottovalutati, mentre la relazione parassitaria che l’umanità intratteneva con il pianeta era continuata irresponsabilmente. Eppure, quando si manifestarono le prime avvisaglie dei futuri disastri che l’avrebbero colpito, il mondo cominciò a svegliarsi.
Rapidamente, gli raccontava sempre suo padre, era dilagato il panico, fra chi inneggiava al castigo divino e chi già proclamava la fine del mondo. Molti affermavano che ormai era troppo tardi, che non si poteva più invertire il processo di degrado del clima avviato dall’Uomo stesso qualche secolo prima. Altri, al contrario, si affannavano a convincere il mondo che nulla di quanto si diceva era vero: era solo d’una messa in scena orchestrata ad arte, per dare alla comunità scientifica il potere che aveva sempre cercato.
Alcuni però, tentando di prendere le redini di quel mondo sull’orlo della pazzia e dimostrando un senso di responsabilità ritenuto impensabile per la maggior parte dei governi del mondo, cercarono di trovare una soluzione concreta all’enorme problema che si stagliava minaccioso all’orizzonte, come una tremenda tempesta pronta a colpire. Si resero conto che, per quanto i danni fatti in passato non sarebbero stati reversibili, era possibile cercare di limitare quelli futuri.
Il cambiamento climatico era in atto e, a quel punto, non c’era modo per fermarlo. Si poteva però rallentarlo e contenerlo, evitare il collasso dell’intero sistema e ricercare un nuovo equilibrio. Fu così che nacque il Gesc.
Fu un evento senza precedenti: nell’ultimo, disperato tentativo di fare fronte al cataclisma che minacciava di distruggere la Terra, tutti i paesi del mondo finirono col prendervi parte, indipendentemente da preesistenti conflitti, ideologie e schieramenti politici. Non fu un processo semplice né immediato, ma come organo sovrannazionale il Gesc ottenne le risorse e la capacità per intervenire secondo l’approccio globale richiesto dal problema, e al tempo stesso considerando bene la miriade di problemi secondari e minori che lo componevano, quindi intervenendo specificatamente anche su piccole aree e micro-climi locali.
Le difficoltà iniziali erano state molte, specialmente quando le direttive del Comitato cozzavano con gli interessi delle singole nazioni aderenti e con quelli delle multinazionali, ma i membri del Gesc, provenienti da molti stati diversi, non si fermarono davanti a nulla. Per ogni governo che ne contestasse le decisioni ce n’erano altri cento che le appoggiavano.
Alla fine, tutti conclusero che l’unico modo che l’umanità aveva di superare indenne la crisi era di unirsi sotto alla guida del Comitato, che con il tempo riuscì a invertire molti dei dannosi processi in corso.
Luca, nonostante non fosse ancora nato quando il Gesc era stato fondato, lo aveva visto personalmente all’opera su molti fronti. Dopo essere riuscito ad arrestare il cambiamento climatico, infatti, il Comitato era diventato l’organo mondiale a tutela dell’equilibrio di tutti i climi e gli ambienti del mondo, dalle regioni più isolate alle macro-aree più estese. Lo doveva al Gesc se ora poteva vivere la sua tranquilla e pacifica vita, lontana dai timori di un incombente disastro climatico e guidata da una comune coscienza della responsabilità che la specie umana deteneva nei confronti del pianeta.
E se l’umanità si era salvata perdendo così poco, lo si doveva a quelle lungimiranti persone che, all’apice della crisi, avevano saputo prendere le decisioni giuste, pensando al futuro dei loro figli e della loro specie prima che ai propri interessi e problemi più immediati.
Questo racconto introduce il percorso Collio 2063 / Green Future, dedicato a un prossimo futuro del Collio in un mondo che, di fronte alle catastrofi dovute all’inquinamento e ai cambiamenti climatici, ha saputo e voluto dare coraggiosamente, a livello nazionale e globale, risposte concrete e operative, utili preservare l’ambiente e l’intero pianeta. È liberamente ispirato alle ricerche scientifiche svolte da Arpa Fvg raccolte nello Studio conoscitivo dei cambiamenti climatici e di alcuni loro impatti in Friuli Venezia Giulia/2018. Il percorso è legato agli obiettivi 7, 9, 11, 13, 15 dell’Agenda Onu per lo Sviluppo Sostenibile. —
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