Sciarrelli, il sogno di volare sul mare
di MAILA ZARATTINI
Voleva soltanto progettare la barca perfetta, la barca di Dio, il fuochista delle Ferrovie dello Stato Carlo Sciarrelli classe 1934, che negli anni del dopoguerra iniziò a passare giornate intere a osservare le barche. Mirava molto in alto il giovane Carlo quando ventenne sui moli dello Yachting club Adriaco progettava di dare la forma perfetta a un sogno.
E poi, ha imparato in fretta iniziando a bordeggiare nel Golfo con un beccaccino, una deriva che gli permetterà di appropriarsi dei segreti della navigazione. Nel 1959 si cimenta con il suo primo lavoro restaurando per sé “Aspasia”, una passera costruita sull'isola di Veglia negli anni '30.
La sete di sapere e di far bene le cose lo porterà a studiare le tecniche di costruzione e la ricerca della proporzione aurea delle forme durerà per tutta la vita. Con la febbre dell'autodidatta geniale studia e approfondisce ogni aspetto delle cose che lo appassionano. Non solo le barche. L'arte e la musica classica, l'architettura e la letteratura. Studia il latino per leggere direttamente dalle fonti i testi che lo interessano, nella sua biblioteca trovano posto più di mille volumi e sulle pareti ship portrait di rara bellezza.
Nel 1960 il primo progetto, con i suoi risparmi costruisce l'Anfitrite. La barca vince quasi tutte le regate, va bene, prodigiosamente bene. Nel 1964 Aglaja il progetto n.2. Saranno per sempre i due modelli base ai quali si ispirerà per tutta la vita. Fino alla sua morte Carlo Sciarrelli firma oltre centocinquanta barche, varandone quattrocento per armatori di tutto il mondo.
Collabora con i cantieri italiani più prestigiosi seguendo personalmente la costruzione delle barche e dei restauri, ma il rapporto più stretto e duraturo sarà con i maestri d'ascia triestini del Cantiere Alto Adriatico di Monfalcone con i quali vara anche le sue ultime barche. Lascia il segno anche con il testo di nautica più letto in Italia pubblicato nel 1970 dalla casa editrice Mursia "Lo Yacht, origine ed evoluzione del veliero da diporto", che avrà ben cinque ristampe e verrà tradotto anche in tedesco. Nel 1985 presenta a Parigi i suoi progetti con Le bateau blanc per l'esposizione Trouver Trieste al Centre George Pompidou.
È ormai un uomo eclettico e colto l'ex fuochista di locomotive Carlo Sciarrelli, amato senza riserve dai suoi armatori, snobbato dai suoi detrattori. Suscita volutamente sentimenti opposti e reazioni viscerali con le sue sentenze fulminanti, ma sempre acute e originali. Autoironiche. Sulle mie barche - diceva- ammetto solo due tipi di commenti, la muta ammirazione o gridolini di entusiasmo. E le sue barche accendono il desiderio di prendere il mare anche osservate all'ormeggio. Sono belle.
E parlando del suo concetto di bellezza e armonia delle forme, di mode passeggere e anima delle barche terrà una lezione memorabile l'8 marzo del 2003 alla Facoltà di architettura di Venezia che gli conferisce la Laurea honoris causa in architettura. La sua lectio magistralis è un capolavoro.
«Come si fa a fare il bello? Cos'è il bello? Io ho una mia idea del bello in una progettazione. Perché oggi tutto deve essere nuovo, no? Ma il bello non è il nuovo, il nuovo non è bello. Proverbio antico che ho ereditato anch'io». Pochi mesi dopo il Comune di Trieste gli assegna la Civica Benemerenza. Il 24 settembre del 2006 Carlo Sciarrelli muore a Trieste dopo una lunga malattia. Il giovane fuochista diventato architetto che sognava la barca di Dio.
Nel 2007, a un anno dalla sua scomparsa, il Comune di Trieste gli dedica una mostra e la monografia "Carlo Sciarrelli - architetto del mare" curata da Comunicarte edizioni con la collaborazione di molti armatori delle sua barche. Nello stesso anno viene pubblicato il sito www.carlosciarrelli.org realizzato da Tiziana Oselladore che insieme a Guglielmo Danelon ha curato la monografia.
Sabato primo ottobre, nella sala dello Yacht club Adriaco, si terrà un ricordo di Carlo Sciarrelli a dieci anni dalla sua scomparsa. Verrà letto il testo della lectio magistralis che lo stesso Sciarrelli tenne per la sua laurea honoris causa nel corso della serata dedicata agli armatori giunti nel nostro Golfo per le regate del 19.o raduno Città di Trieste riservato alle barche d'epoca, classiche e quelle da lui progettate.
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