Sbirri agée a caccia del ladro

Esce “Operazione Sale e Pepe” del poliziotto-scrittore Roberto Centazzo

La loro sede operativa: una panchina sul lungomare di Genova. I loro nomi in codice: Maalox, Kukident e Semolino. Tutto un programma anche il modo con cui è stata ribattezzata la premiata squadra speciale cui fieramente appartengono: nientemeno che “Minestrina in brodo”. Sono i tre sbirri in pensione nati dalla penna dello scrittore-poliziotto Roberto Centazzo oggi al centro di una nuova avventura in giallo: “Operazione Sale e Pepe” (Tea Edizioni, pagg. 304, euro 14,90), venata dallo stesso humour che contraddistingueva anche gli altri due capitoli, è una sorta di quadratura del cerchio dove la terza età degli investigatori protagonisti va a braccetto con il mondo che andranno a indagare, ovvero quello degli anziani vittime di raggiri e truffe: chi meglio dei tre arzilli piedipiatti potrà muoversi a proprio agio a batter carte in centri sociali o al primo del mese al ritiro della sospirata busta?

Gli acciacchi dell'età non li hanno mai fermati: segugi dal fiuto ancora fino, spinti da uno spirito di servizio mai sopito che li fa lavorare a titolo gratuito come di un'empatia sincera verso i più deboli e indifesi, i tre non sono certo fanatici stakanovisti e la pensione se la godrebbero eccome. Sono tutti ex di un certo livello, dirigenti o ispettori capo, che conoscono Genova, città dove l'azione si svolge, come le loro tasche: Ferruccio Pammattone alias Semolino, originario di Udine, due metri di stazza, si è rifatto una vita con una giovane senegalese formando una coppia affiatata; Kukident, al secolo Eugenio Mignogna, è legato a una raffinata antiquaria che vive a Nizza ma non ancora convinto di fare il grande passo del trasferimento; il personaggio più comico è Luc Santoro e il suo soprannome gli calza addosso a perfezione: spolpato a vita dalle tre ex compagne, preoccupato per l'avvenire delle altrettante figlie, è in guerra perenne con una gastrite psicosomatica, calando Maalox come fossero caramelle.

Centazzo, che è realmente ispettore capo della Polfer in quella Savona dove ha creato il giudice Toccalossi, personaggio dei suoi primi libri di successo, imbastisce nella narrazione ben quattro filoni d'indagine su cui s'arrabattono polizia e carabinieri in quel di Genova, dalle minorenni adescatrici di anziani a un topo d'appartamento che svaligia solo primi piani fino a un bizzarro ladro di “zatteroni”: un elegante quarantenne vestito di tutto punto che avvicina giovani donne con gentilezza derubandole all'improvviso dei sandali. Ma sarà la ricerca di una cinica e imprendibile truffatrice seriale, abile nei camuffamenti, a togliere il sonno ai tre protagonisti: ciò anche perché l'estorsione su cui si concentreranno i “Minestrina” innescherà conseguenze tanto impreviste quanto tragiche.

L'autore, pur con una scrittura molto semplice e immediata, piacevole a leggersi anche se priva di grandi guizzi, tratteggia con affettuosa partecipazione i suoi eroi molto umani, tra dubbi, angosce e debolezze, celebrandoli senza trionfalismi e usandoli con una certa sensibilità come filtro per raccontare un universo spesso maltrattato o dimenticato come quello senile. Si chiude un occhio quando Centazzo scivola su situazioni stereotipate – la prostituta lettrice, il boss del quartiere che si porta dietro tutti i cliché cinematografici gangsteristici - o forzate e poco credibili - tre omoni che interloquiscono tra loro chiamandosi “Semolino” e “Kukident” fa sorridere una volta e poi mai più – ma si tratta pur sempre di personaggi volutamente da commedia, anche se tinta in giallo. Più interessante è come lo scrittore attraverso un profilo basso racconta la sua categoria, stravolgendo la visione distorta di noi lettori bombardati da “Csi” e affini: la perenne carenza di mezzi, gli uomini mal utilizzati, le raccomandazioni di dirigenti inetti provenienti dalle più alte sfere politiche, la spending review che taglia pure la carta igienica e, comunque, l'abnegazione alla causa di chi ancora ci crede.

Non manca la sempreverde rivalità coi “cugini” carabinieri, dipinti come grandi comunicatori e non privi di qualche scheletro nell'armadio con tanto di piccolo colpo di scena, come di una intrigante parte tecnologica redatta con la consulenza del misterioso “Boero”, un autentico quanto prestigioso esperto di indagini tecniche che rimane, ovviamente, anonimo.

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