Sandrone Dazieri a Triestebookfest: «Gli attivisti oggi sono repressi, i giovani faticano ad esprimersi»

Sara Del Sal
Sandrone Dazieri
Sandrone Dazieri

Aerei privati, residenze da capogiro e un livello di lusso così alto che va oltre l’immaginazione. Sandrone Dazieri è uscito in libreria con il suo nuovo thriller “Uccidi i ricchi” (Rizzoli, 384 pp. 19 €) e lo presenterà anche all’interno del Triestebookfest sabato 3 maggio alle 18. 30 alla Piccola Fenice. L’autore parte da un ex giocatore di calcio che ha proseguito come imprenditore legando i suoi successi alle macchine per il fitness e gli integratori, che muore a Milano in una casa all’interno del Bosco Verticale, per affidare una nuova indagine all’ex vicequestore Colomba Caselli affiancata, ancora una volta dal suo socio Dante Torre, che si muoveranno in un mondo popolato da ultramilionari.

Un autore come lei, che viene pubblicato anche all’estero, quando scrive a quale pubblico si riferisce?

«Cerco di scrivere in modo universale. Tematiche come la morte, l’omicidio, la corruzione o la paura sono universali. Tutti i romanzi possono esserlo se toccano sentimenti o argomenti che lo sono. Non scrivo per un pubblico estero ma devo ammettere che il fatto di avere un pubblico straniero mi dà qualcosa in più. Noto che anche la stessa critica qui da noi è un po’più semplicistica, con recensioni che parlano del giallo in sé, mentre all’estero vengono analizzate con maggiore attenzione le tematiche che tratto e questo mi dà soddisfazione».

È vero che i nuovi appasionati di thriller sono i teen ager?

«All’estero sì. In Italia chi legge sono le donne over 50. Sono loro il mercato di riferimento per qualsiasi libro. I ragazzi fanno fatica a leggere prodotti di autori anziani e soprattutto si orientano verso autori simil coetanei. Penso che potrebbero leggere anche i miei romanzi, ma lo dovrebbero dire loro. Quando incontro gli studenti nelle scuole mi rendo conto che ci sono delle possibilità, ma nel nostro paese la gente legge poco».

In questo lavoro ritrova i suoi straordinari detective Caselli e Torre, ormai li considera degli amici?

«Sono parte di me, espressione del mio modo di vedere il mondo, parte della mia anima, come altri personaggi che possono far risuonare una parte di me. Quando scrivo ho un livello totale di immedesimazione nella storia, dimentico il mondo esterno e vivo il mondo che sto costruendo».

In questo libro parla di attivisti e lei lo è stato in prima persona. Ha preso esempio dal suo passato?

Io lo sono stato, ma ormai quello che ho da dire lo dico con i miei libri, prendo posizione se a qualcuno interessa la mia opinione ma lo faccio attraverso delle storie. Gli attivisti che sono in questo libro li ho messi per far vedere quanto siano repressi. I giovani che stanno dicendo “vogliamo un futuro” vengono repressi, arrestati e picchiati. La grande difficoltà oggigiorno per i giovani è di riuscire a trovare gli spazi per dire le cose senza essere repressi».

Tra scrivere libri e farlo per il cinema e la tv, quando si diverte di più?

«Quando scrivo una serie tv lo faccio lavorando con altre persone: ho colleghi sceneggiatori, il regista con cui interfacciarmi, il produttore, gli attori. È un mondo vivace in cui sento di avere l’opportunità di uno scambio. Scrivere libri mi piace dal punto di vista della soddisfazione personale, della mia anima, ma è meno divertente perché sei da solo e non sai mai fino alla fine se stai facendo una cosa interessante o no. Scrivere un romanzo è un percorso difficoltoso perché richiede un’astrazione dal mondo e questo è complesso, rispetto a cinema e tv nei quali entri dentro».

Quanta ricerca c’è dietro a un suo libro?

«Studio sempre prima di iniziare un lavoro. Individuo il plot con i colpi di scena giusti e che dica le cose che voglio dire. Dopo ho cominciato a studiare come far funzionare la storia. Per i ricchi ho dovuto informarmi su chi siano, cosa vogliano. Ho studiato libri sulle persone e sulla finanza e anche Milano e le sue trasformazioni, poi la vita dei ricchi attraverso persone che sono stati a contatto con loro e poi lo ho sperimentato. Quando ho capito che vogliono diventare immortali e che si prendono alcuni tipi di integratori e fanno determinate cose, mi sono preso anche io gli integratori e le docce criogeniche per sapere cosa siano». —

Riproduzione riservata © Il Piccolo