Rumiz e la “sua” Grande Guerra all’esame simulato di maturità
Agli studenti è stato chiesto di riflettere su diversità di Trieste e memorie divise Il giornalista: «Per la prima volta si parla della pluralità della nostra storia»

TRIESTE «Credo sia la prima volta in cui in un tema di maturità si parla della complessità triestina e della pluralità della nostra storia, che è sempre stata sottaciuta, dimenticata, nascosta. Come i trentini e i goriziani noi triestini apparteniamo a quella parte d’italiani che hanno perso la Grande Guerra. Che se ne discuta è una bella soddisfazione, perché quando tratto questi argomenti nei miei interventi in giro per l’Italia in molti ammettono di non aver ancora capito cos’è accaduto in queste terre, immersi in una nube di cloroformio che ha consentito il prosperare di classi dirigenti che ancora oggi chiamano il popolo a raccolta in nome di un’italianità giocata contro gli altri».
Maturità, Rumiz: " In Italia abbiamo perso la memoria dei disastri"
Commenta così Paolo Rumiz l’inserimento del suo articolo “L’eredità del 4 novembre. Cosa resta all’Italia un secolo dopo la vittoria”, pubblicato su Repubblica a novembre 2018, tra le tracce previste nella simulazione del tema di maturità proposte ieri agli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori, in vista dell’esame che sosterranno a fine anno scolastico.
La traccia, proposta per la tipologia B, l’analisi e la produzione di un testo argomentativo, ripesca così l’analisi storica, dopo le polemiche seguite alla riforma della Maturità del ministro Marco Bussetti, che ha eliminato il tema specifico di storia. Agli studenti viene chiesto, dopo un’attenta lettura del testo di Rumiz, in cosa consistesse la “diversità” triestina alla fine della guerra e come venne affrontata nel dopoguerra; quali sono le cause e le conseguenze delle “memorie divise” nella storia di Trieste dopo la Prima Guerra mondiale e, ancora, perché secondo l’autore è importante interrogarsi sulla Prima Guerra Mondiale oggi e quale valore debba essere riconosciuto al conflitto nella storia italiana ed europea.
Viene chiesto loro inoltre se condividono o meno il timore di Paolo Rumiz circa il rischio, oggi, di uno “sprofondamento nell’amnesia”. «Quell’articolo racconta il mio europeismo, narra le nostre radici globali – evidenzia Rumiz –. Perché l’identità europea si basa prima di tutto sulla memoria delle tragedie che siamo riusciti a infliggere a noi stessi: l’idea di Europa è nata proprio nei nostri momenti peggiori, la Grande guerra, il nazismo, la Seconda guerra mondiale. Su tutto questo non può calare l’oblio: c’è un grande bisogno d’Europa soprattutto in questo momento, in cui l’Europa è piena di nemici che vorrebbero spazzare via questa residua isola di regole per saccheggiare il mondo a proprio piacimento. Questo ritorno di sovranismi è foraggiato dai poteri autocrati e multinazionali che vogliono papparsi in un solo boccone un’Europa divisa».
Eppure, prosegue Rumiz, non c’è tema oggi che non sia europeo e mondiale. E questo i giovani sembrano averlo capito meglio delle generazioni che li hanno preceduti: «Credo nell’Europa dei giovani che marciano per il clima, non in quella dei burocrati e dei politici che eccitano gli italiani contro i forestieri», conclude Rumiz.
Tra le altre tracce proposte una poesia di Montale tratta dalla raccolta “Ossi di seppia”, un capitolo di “Il Fu Mattia Pascal” di Pirandello (tipologia A); un testo dal libro dell’esperta di marketing e comunicazione Selena Pellegrini “Il marketing del made in Italy” e un articolo di Guido Castellano e Marco Morello, “Vita domotica. Basta la parola” (tipologia B); una riflessione sul viaggio a partire da un articolo dello scrittore Tim Parks, “Sì, viaggiare (con libri e scrittori)”, e un brano di Eugenio Borgna, primario emerito di Psichiatria all’ospedale Maggiore di Novara, sulla nostalgia (tipologia C). –
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