Ruggero de i Timidi oggi a Staranzano: «La volgarità? È relativa»
GORIZIA. Oggi alle 21.30 Ruggero de i Timidi dà il via alla Sagra De Le Raze di Staranzano. La kermesse si chiuderà il 4 settembre e tra gli ospiti di punta c’è anche Eugenio Finardi (il 31)....

GORIZIA. Oggi alle 21.30 Ruggero de i Timidi dà il via alla Sagra De Le Raze di Staranzano. La kermesse si chiuderà il 4 settembre e tra gli ospiti di punta c’è anche Eugenio Finardi (il 31).
Creatura del friulano (ormai residente a Milano) Andrea Sambucco nata nel 2013, Ruggero de i Timidi è crooner impacciato, cantante beat nostalgico, incrocio improbabile tra Elio e Mal dei Primitives, figlio illegittimo di una relazione tra un’orchestra di fine anni Cinquanta ed il grande Freak Antoni: insomma un neomelodico colto, con la vocazione al demenziale raffinato. «Trieste è la prima città dove mi sono esibito ufficialmente come comico, tanti anni fa al Caffè San Marco con Flavio Furian», ricorda Sambucco.
Dai piccoli locali off di Milano a star di YouTube, da 4 amici al bar al grande pubblico televisivo (“Tu si que vales” – Canale5), nei suoi show propone canzoni irriverenti, aneddoti piccanti, considerazioni sulla società moderna, eleganti digressioni su ciò che le donne dicono: due ore di spettacolo in cui il comico e musicista incrocia amabilmente le sue radici artistiche con una poetica cinica. Anche quest’anno si è cimentato con il singolo (e video) tormentone estivo: spopola sul web la sua “Estate del reggaeton”, che vede la partecipazione del rapper del Salento Solydoro e un cameo iniziale del “milanese imbruttito” Germano Lanzoni nei panni del manager cinico. La (anti) hit gioca con gli stereotipi e le mode della stagione, dal fenicottero rosa gonfiabile, al “Despacito dentro l’iPhone”, le infradito, i chupiti e il (tuo) maxibon, le code sulla A1, versi pungenti come “Da quest’estate hanno abolito i vecchi/ dopo i cinquanta si trasforman tutti in Vacchi”. La regia è curata da Sambucco stesso assieme alla moglie Fabiana Incoronata Bisceglia, figura fondamentale anche nei suoi spettacoli.
Dopo anni di eventi nelle situazioni più disparate, dice Sambucco, ha imparato che «i pubblici sono diversi e devi saperli gestire, che in teatro non ti devi più stupire se vedi persone i cui volti sono illuminati da uno schermo del cellulare, che ci sono sempre più tribute band, che se fai cose tue ma non sono su Internet non esisti, che è sempre più difficile tenere in piedi un club per fare musica e devi variare il più possibile la programmazione, che quando sono a suonare da qualche parte non aspetto che sia l’organizzatore a fare pubblicità ma sponsorizzo il mio evento da solo...». Volgarità ed eleganza: come si destreggia tra le due? «La volgarità - risponde Sambucco - per me è sempre relativa: me ne rendo conto nei miei spettacoli dove alcune battute che vanno un po’ oltre, alcune sere vengono accolte con grosse risate, in altre con espressioni stupite che sottintendono “ma questa cosa non si può dire!”. Ognuno ha una propria asticella, in alcuni pubblici è più bassa, in altri più alta. Io cerco di surfare sull’onda della volgarità senza immergermi nel trash ma anzi cercando sempre di uscirne con eleganza». «E poi - conclude - mi piace pensare che in questa società dell’intrattenimento che si è trasformata in un fast food ci sia spazio anche per gli agriturismi».
Elisa Russo
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