Rodari, un secolo di storie: cento illustratori gli rendono omaggio

TRIESTE. Nel 2020 saranno cent'anni dalla nascita di Gianni Rodari e cento grandissimi illustratori gli rendono omaggio col volume “Cento Gianni Rodari – Cento storie e filastrocche – Cento illustratori” (pp. 296, euro 20), un appassionato tributo al maestro della fantasia in uscita il 5 novembre. Ognuno ha scelto la propria storia del cuore e l’ha interpretata in una spettacolare tavola. Nel frattempo gira il mondo una grande mostra e in libreria sono attese ancora molte altre novità compreso il poetico racconto “La bora e il ragioniere” illustrato dalla triestina Sara Paschini. Dietro a queste celebrazioni c'è il gruppo Edizioni EL, Einaudi Ragazzi ed Emme Edizioni che ha sede a Trieste.
A Orietta Fatucci, editore e amministratore delegato del gruppo, abbiamo chiesto com'è nato il rapporto con questo patrimonio della cultura italiana. «La maggior parte delle opere di Gianni Rodari - dice l'editrice triestina - è entrata a far parte del nostro catalogo nel 1991, anno in cui abbiamo costituito la società con la casa editrice Einaudi di Torino. In quell’occasione abbiamo acquisito titoli come “Favole al telefono” e “Grammatica della fantasia” che da quel momento sono stati pubblicati da noi con il marchio “Einaudi Ragazzi” appositamente creato. Il processo di accorpamento dell’opera di Rodari si è concluso nel 2008 quando abbiamo rilevato i diritti per le opere che aveva pubblicato con il suo editore romano, Editori Riuniti. Un titolo per tutti: “Le avventure di Cipollino”».
Signora Fatucci, gestire i lavori di Rodari è una fortuna ma sarà anche una responsabilità.
«Avere a catalogo un classico come Rodari richiede un lavoro accurato, un pensiero costante e un certo talento per l’equilibrismo. Da un lato c’è la necessità di prendersi cura di ciò che è stato ereditato da Einaudi, e mi riferisco per esempio alla produzione di Rodari illustrata da Bruno Munari, una vera punta di diamante della letteratura per l’infanzia del Novecento. Dall’altro, però, pensiamo che i classici non siano solo dei meravigliosi cimeli da preservare, ma che la loro caratteristica profonda sia quella indicata da Calvino, e cioè che non abbiano mai finito di dire ciò che hanno da dire. Ed è il motivo per cui, dal 1991 in avanti, non abbiamo mai smesso di pubblicare nuove edizioni delle storie e delle filastrocche di Rodari illustrate da artisti contemporanei per farne delle opere d’arte originali che dicano cose nuove».
Le novità editoriali per il centenario?
«Oltre a “Cento Gianni Rodari” esce ora “La freccia azzurra” con le illustrazioni di Camilla Pintonato e un’introduzione di Neri Marcorè. In ottobre sono usciti due album di grande formato, “L’omino di niente” illustrato da Olimpia Zagnoli e la filastrocca “Bambini e bambole” illustrata da Gaia Stella. Altri due ne usciranno a febbraio: Manuele Fior con “Pianoforte Bill” e Beatrice Alemagna con “A sbagliare le storie”. Quattro illustratori italiani ma di prestigio internazionale i cui lavori vanno a completare la mostra “Eccellenze italiane” che sta facendo il giro del mondo grazie agli Istituti Italiani di Cultura. Adesso si trova a Portland, poi sarà a San Francisco, Mosca, San Paolo, Dubai, Lima, Taipei, ma nel frattempo farà tappa anche in Italia alla prossima Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna. Sono esposti i più grandi illustratori di Rodari, partendo da Munari e Luzzati fino alle matite contemporanee. E poi ancora in marzo uscirà “Rodari in treno” e in autunno un progetto elaborato da Alessandro Sanna, una sorta di Zibaldone rodariano».
E quali gli eventi legati a Trieste?
«Trieste ha idealmente aperto l’anno rodariano, inaugurato lo scorso 23 ottobre, giorno del compleanno di Rodari, con la mostra delle tavole tratte da “L’omino di niente”, album illustrato da Olimpia Zagnoli, realizzata in collaborazione con Barcolana e Regione al Magazzino delle Idee. È stato un appuntamento importante perché sintomatico del fatto che la città si è resa conto che Gianni Rodari è ormai anche un po’ suo: è da trent'anni che tutti i nuovi progetti editoriali a lui legati nascono sospinti dalla bora. E infatti da un po’ di tempo a questa parte veniamo contattati da realtà triestine che hanno preso atto che le celebrazioni per il centenario saranno un’occasione unica per sancire la parentela del più grande scrittore italiano per ragazzi del Novecento con la nostra città. Si stanno intrecciando di giorno in giorno nuove collaborazioni: nel giro di un anno potrebbe succedere di tutto. E chissà che un giorno, oltre ai bronzi di Joyce, Saba, Svevo, D’Annunzio, non ci ritroveremo tra gli illustri passanti di Trieste anche il maestro della fantasia!».
Personalmente qual è l'opera di Rodari a cui è più legata?
«Rodari per me è stato un colpo di fulmine, conoscerlo da adulti è un’esperienza totale, perché permette di apprezzare la complessa stratificazione di cui sono intessute le sue opere. È difficilissimo rispondere a questa domanda però rispondo lo stesso: sono affezionata a una delle lettere contenute nella raccolta “Il libro dei perché” in cui un bambino chiede a Rodari come mai la sua mamma deve andare a lavorare ogni giorno invece che restare a casa ad accudire lui e i suoi fratellini. La risposta sembra scritta dal futuro, invece è Rodari, ed erano gli anni Cinquanta».
Riproduzione riservata © Il Piccolo