Risit d’Aur a Simonit&Sirch, i chirurghi della vite
PERCOTO. «Proprio perché siamo stati già premiati in diverse parti del mondo, ci tenevamo in modo particolare a ricevere questo riconoscimento di rilievo internazionale, ma anche profondamente legato ai valori più importanti della nostra terra», confessa Marco Simonit, friulano doc, che insieme al suo collega preparatore d’uva Pierpaolo Sirch, riceve a Ronchi di Percoto il premio Nonino Risit d’Aur, Barbatella d’Oro 2016, per la riscoperta dell’antica tradizione della potatura manuale della vite. Il loro metodo di potatura ramificata Simonit&Sirch è un’intuizione straordinaria, che li ha portati a diventare i referenti dei più prestigiosi vignaioli del mondo.
Hanno creato una nuova figura professionale, il tutor di potatura, sfatando completamente lo stereotipo «secondo il quale - spiega Sirch - in cantina ci vuole l’enologo, mentre nella vigna può lavorare chiunque. Invece, è esattamente il contrario: ogni pianta di vite ha bisogno di un professionista che sappia prendersene cura». Oggi i due preparatori tengono corsi in tutto il mondo e sono consulenti di 130 aziende vitivinicole, tra le quali i leggendari Château d’Yquem, Château La Tour, Moët&Chandon. Nel 2009 hanno ideato la Scuola Italiana di Potatura della Vite: centro di formazione permanente in partnership con importanti centri di ricerca, unico nel suo genere a livello internazionale, ha 15 sedi nelle principali regioni vinicole italiane. «Siamo sempre stati convintamente social - commenta Marco Simonit - e abbiamo sempre cercato di condividere le conoscenze con gli altri: una scelta vincente, che ci ha permesso anche di apprendere moltissimo e di diventare un punto di riferimento per un’intera community internazionale». Tra le loro specialità, interventi di dendrochirurgia per salvare le piante ammalate: dal 2011 a oggi ne hanno operate 10.000, l’80% delle quali si sono risanate. Il Nonino Risit d’aur ci piace moltissimo, commenta Sirch, «perché premia una passione, riconoscendo il saper fare e valorizzando un’artigianalità che prima di noi stava davvero scomparendo». Tra i progetti, anche la pubblicazione di libri su “come si coltiva nelle diverse parti del mondo, per evidenziare che ciò si fa nello Champagne è molto diverso da come si opera in Piemonte”. Obiettivo: contrastare l’omologazione, “a vantaggio dell’armonia e dell’identità dei paesaggi”. (a.ro.)
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