«Ricordi come hai speso i 100 marchi di benvenuto?» Storie ritornano dall’ex Ddr

il percorso
La storia di una migrazione immobile, la storia di chi ha visto scomparire il proprio paese senza muoversi: così Gesine Wilke, nata e cresciuta a Warnemünde, sul Baltico, interpreta la caduta del muro di Berlino e la successiva unificazione delle due Germanie, avvenuta ormai trent’anni fa. Giovane promessa del tiro a segno, prescelta per le Olimpiadi del 2000, Gesine vede sfumare la sua carriera di atleta ancor prima di iniziarla; oggi si occupa dei diritti dei migranti.
La sua è solo una delle storie raccontate nella mostra “100 marchi – Berlino 2019” attualmente allestita negli spazi della chiesa di San Lorenzo a San Vito al Tagliamento, nata dal progetto artistico del fotografo Tommaso Bonaventura e della curatrice Elisa Del Prete (informazioni sulle aperture scrivendo a info@craf-fvg.it).
Organizzata e prodotta da Camera - Centro Italiano per la Fotografia di Torino in collaborazione con il Craf, Centro Ricerca Archiviazione della Fotografia, di Spilimbergo, l’esposizione trae spunto dal cosiddetto Begrüßungsgeld, il denaro di benvenuto che dal 1970 al dicembre 1989 i cittadini della Ddr ricevevano quando entravano per la prima volta nella Germania Ovest. Dopo la caduta del muro migliaia di persone della Germania Est si misero in fila nelle banche occidentali per ritirare i 100 marchi dell’Ovest che spettavano a ogni cittadino provvisto di documento. La semplice domanda “Ricordi come hai speso il tuo Begrüßungsgeld?” rivolta ad una trentina di persone di generazioni differenti della ex Ddr tra il 2018 e 2019, ha rappresentato il punto di partenza del progetto, un viaggio nella memoria e nel cambiamento di una città e di un popolo testimoniato in mostra dalle fotografie e dai video dei luoghi e di alcuni degli intervistati, protagonisti dei loro racconti.
Tra questi Torsten Bahrke che, a dieci anni, con i 100 marchi di benvenuto aveva comprato un walkman mettendone da parte il resto: “Quel giorno è iniziata la mia relazione coi soldi” ricorda oggi che è un buyer della General Electric, pagato per spendere i soldi degli altri. E ricorda anche le parole del padre che diceva: «Il socialismo è una bella cosa ma non è fatto per noi umani».
C’è poi la storia di Erik che trascorse il suo primo giorno a Berlino Ovest in visita allo zoo: i suoi genitori spesero così il loro Begrüßungsgeld, nell’intenzione di trascorrere una giornata in tutta normalità. Eppure, proprio da quel giorno, Erik inizierà a perdere le sue sicurezze e a voler andarsene da tutto; oggi lavora in Afghanistan.
La maestra Ingrid racconta di non aver voluto mettersi in fila per i 100 marchi poiché aveva la sensazione che stessero mettendo in vendita la sua vita, quella di prima; in mostra la riproduzione fotografica della sua libreria, con i testi che usava a scuola: «Per anni mi hanno detto che dicevano la verità – dice Ingrid - ma ora non ne sono più così sicura. Quando li guardo mi chiedo se continuare a conservarli».
Christiane che negli anni Ottanta frequentava i “circoli della pace” insieme a gruppi dissidenti in alcune chiese di Berlino, quando passa per la Heidelbergstraße, dove un tempo c’era il muro e oggi c’è una linea di pietre sull’asfalto a ricordarlo, ha ancora l’impressione di oltrepassare un confine. «Certo non tornerei indietro - afferma - ma ho la sensazione che la Storia ci abbia offerto l’occasione di costruire qualcosa di nuovo e noi non l’abbiamo colta».
L’idea di un muro interiore, il senso di vuoto, di spaesamento, di sospensione spesso uniti alla disillusione, vengono interamente restituiti dal lavoro di Tommaso Bonaventura. Negli sguardi e nei racconti delle persone riesce a condensare ciò che hanno vissuto e ciò che provano adesso, mentre nelle immagini dei luoghi va oltre l’illustrazione del racconto rappresentando delle condizioni dell’esistenza, situazioni legate a un momento particolare di una storia individuale e insieme specchio di un sentire più ampiamente condivisibile. —
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