Ricordare Margherita Hack nel nome del “suo” asteroide

TRIESTE. Margherita Hack non è stata soltanto la più grande astrofisica italiana, ma soprattutto una donna libera che con il suo pensiero anticonformista ha lasciato un segno indelebile nella scienza come nella cultura. A quasi due anni dalla scomparsa, avvenuta il 29 giugno 2013, a ricordarla arriva ora “8558 Hack”, anteprima in forma di lettura di uno spettacolo che, nella sua forma completa, debutterà a Trieste in autunno, prodotto dall’Istituto Nazionale di Astrofisica e Ferrara Off.
Il primo assaggio del testo di “8558 Hack” sarà messo in scena domani alle 21 all’Osservatorio Astronomico di via Bazzoni 2, a ingresso libero, e parte da un’idea dell’attrice napoletana, ma triestina d’adozione, Diana Höbel. «Il titolo si riferisce al nome dell’asteroide intitolato a Margherita Hack», spiega Höbel, attivissima in teatro ma vista recentemente anche nel film “Il ragazzo invisibile” di Salvatores e nel monologo di Molly Bloom in occasione del “Bloomsday”.
«Raccontiamo innanzitutto una donna che si è spesa con generosità e passione nella sua professione creando qualcosa di permanente: quando Hack è arrivata a Trieste, l’Osservatorio non aveva un peso grande come oggi. Ha ricoperto cariche importanti, è stata la prima donna a dirigere un osservatorio astronomico, nel 1964. Ma è stata soprattutto una donna libera e coerente rispetto alle sue convinzioni, a volte anche controcorrente, come la scelta di non avere figli. È rimasta fedele a se stessa in tutte le scelte della sua vita, politiche, professionali, animaliste. Aveva insomma un’identità reale, non atteggiamenti di facciata».
Parte di questa autenticità, Margherita l’ha riversata nella divulgazione scientifica. «Hack concepiva la scienza come modo per combattere l’irrazionalità e rendere le persone libere dai pregiudizi. Per esempio, aveva preso posizione contro la legge sulla fecondazione assistita che vieta la diagnosi preimpianto, o a favore dell’eutanasia. Credeva nell’uguaglianza: combatté per la democratizzazione all’interno dell’Osservatorio, cercando più trasparenza nei modi in cui venivano attribuiti i fondi e le nomine accademiche. Insomma, aveva uno spirito di servizio e di partecipazione alla vita collettiva, proprio in quel momento un po’ magico in cui si è formato il “sistema Trieste” nella scienza con Paolo Budinich».
Il testo parte da una domanda: «Cosa fa sì che una persona si sviluppi in questo modo? Rispondiamo raccontando la sua vita dall’inizio e l’educazione che ha ricevuto. Si tratta di teatro di narrazione: ricostruiamo le sue vicende biografiche inframmezzandole con le tappe principali delle sue scoperte di astrofisica».
Il gruppo che mette in scena “8558 Hack” è lo stesso che aveva già creato lo spettacolo “Max Fabiani e l’anima del mondo”, dedicato al grande architetto: «La nostra intenzione era di continuare a tracciare ritratti di personaggi cruciali sul territorio, ma di rilevanza nazionale». Sul palco, per la regia di Giulio Costa, ritroveremo quindi oltre alla Höbel anche Marco Sgarbi e le musiche originali di Baby Gelido con Paolo Cervi Kervisher. Ambientare l’anteprima proprio all’Osservatorio Astronomico ha un forte valore simbolico: «Ringrazio Francesco Rea dell’Inaf e l’Osservatorio Astronomico per il loro sostegno», dice Höbel, precisando che «la sala contiene una cinquantina di posti, lo spettacolo è a ingresso libero ma è preferibile telefonare».
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