Rick DuFer a Trieste: «Vivere l’oggi con l’aiuto della filosofia»
Arriva al teatro dei Fabbri lo spettacolo “Seneca nel traffico”
Come se la caverebbero Seneca, Marco Aurelio ed Epitteto alle prese con le sfide della vita moderna, tra i social network, il black friday e le fake news? Al Teatro dei Fabbri, nella rassegna organizzata da La Contrada, oggi 10 gennaio e domani 11 gennaio alle 20.30, è in scena “Seneca nel traffico”, monologo di e con Riccardo Dal Ferro, in arte Rick DuFer, filosofo e divulgatore. Prodotto da Sillaba Soc.Coop vuole offrire una riflessione originale, unendo la satira alla filosofia stoica per dimostrare la sorprendente attualità di quest’ultima.
Rick DuFer, innanzitutto, perché questo nome d’arte?
«Arriva dai tempi delle scuole medie. Amavo tantissimo studiare il francese e la mia professoressa mi chiamava così. Il soprannome mi è sempre piaciuto, e alle persone attorno a me, e mi è venuto naturale usarlo anche quando sono entrato in internet come divulgatore».
Perché secondo lei gli antichi filosofi possono insegnarci a vivere con più serenità?
«Ci hanno fornito idee, opere e strumenti per migliorare la nostra vita. Il fine dello spettacolo è appunto offrirne qualcuno e scovare alcuni indizi utili magari a modificare alcuni comportamenti che ci rendono poco felici».
Un esempio?
«L’interazione sempre rabbiosa con i social media. Socrate e Seneca non avevano Facebook però i filosofi, fin dai primordi, hanno ragionato molto sulle radici della rabbia. E noi spesso non li abbiamo ascoltati. Pensiamo che siano gli altri a farci arrabbiare quando in realtà a farlo è la nostra relazione con loro. Cerchiamo la felicità in cose effimere e quantitative e ciò ci rende spesso aggressivi, frustrati e infelici».
Si sente parlare sempre più spesso dell'addensarsi, nel nostro presente, di nebbie di egocentrismo e narcisismo.
«Credo che l’essere umano sia sempre stato egocentrico, ma che il problema di oggi, e una delle radici dell’infelicità, sia l’aver perso completamente la fiducia nelle relazioni. Si è persa l’idea di poter dare qualcosa agli altri, concentrandosi invece soltanto su quanto si possa ricevere. I filosofi ripetono da 3000 anni - ma a quanto pare siamo piuttosto duri d’orecchi – che si è felici quando ci si dona, si dà agli altri il proprio frutto. Ovvero si prendono i propri talenti, le capacità, considerando come possano accrescere e arricchire la vita altrui».
All’epoca dei filosofi che lei cita già riuscire a sopravvivere era un’impresa. L’aspettativa media di vita era più breve e intanto non mancavano le malattie, il caos, le congiure, gli esili e le guerre...
«Infatti io non sono un nostalgico che dice: “Si stava meglio quando si stava peggio”. Non si tratta di tornare all’antichità, quando la mortalità infantile toccava vette del 40% e c’era la peste bubbonica».
Insomma è contento di vivere nella modernità.
«Contentissimo. I nostri sono tempi più aperti e liberi, e in cui abbiamo una capacità mai vista prima di prendere in mano la nostra vita. Amo la modernità, lavoro con internet e mi piacciono i videogiochi. Però penso che abbiamo comunque bisogno delle idee degli antichi. Dovremmo integrare il bello e il buono che la loro saggezza ci ha lasciato in eredità con il bello e buono che c’è nella nostra epoca. E se il benessere ci ha impigriti dovremmo tornare a riflettere in virtù del benessere piuttosto che nonostante». Info: www.contrada.it —
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