Regine e guerrieri orientali avvolgono le “bionde” nelle foto che si fanno réclame
Claudio Ernè
Un sottile filo lega la mostra che l’Irci dedica nella sua sede di via Torino all’attività grafica dello stabilimento della Modiano a quanto è esposto – firmato da Marcello Dudovich - nelle scuderie di Miramare. Il punto di collegamento tra le due mostre è rappresentato dall’uso della fotografia per la realizzazione dei manifesti pubblicitari, delle locandine, delle confezioni per le cartine di sigarette. L’emersione di questo rapporto tra l’immagine ottica raccolta da un obiettivo e la realizzazione delle opere stampate in cromolitografia, rappresenta una delle ultime acquisizioni dei tanti studi che stanno scandagliando il lavoro svolto da Giuseppe e Pollione Sigon nelle officine triestine della Modiano e l’opera di Marcello Dudovich per Casa Ricordi. Per anni il rapporto tra le pellicole fotografiche, i bozzetti che l’artista ne ricavava a matita e tempera e i manifesti definitivi da affiggere negli spazi pubblici, è stato dimenticato, lasciato nella penombra, forse anche volutamente rimosso.
Ma le ricerche, l’apertura di molti archivi, anche privati, hanno portato in superficie questo rapporto, questo metodo consolidato di lavoro. Fotografia, bozzetto, manifesto. Piero Del Bello, direttore dell’Irci, lo ha scoperto e evidenziato dopo aver scandagliato in profondità nei cassetti della Modiano e soprattutto in quelli della famiglia di Giuseppe e Pollione Sigon, i più importanti disegnatori di questa ditta. Il giornalista Roberto Curci e il collezionista e medico Salvo Galati hanno agito allo stesso modo passando al setaccio l’attività di Marcello Dudovich dopo l’emersione di un corpus di centinaia di immagini fotografiche da lui scattate.
Il lavoro dei ricercatori non può però ritenersi concluso; al contrario è ancora in piena evoluzione, ma la mostra aperta ieri nelle sale di via Torino e soprattutto i libri – catalogo che l’accompagnano, costituiscono un significativo punto di riferimento per conoscere molti segreti dei primi 150 anni di vita della Modiano, una azienda che oggi occupa nel suo stabilimento 60 persone impegnate in questo periodo nella realizzazione di quattro o cinque milioni di mazzi di carte da gioco per un cliente d’oltralpe. Ma ritorniamo alla mostra e soprattutto all’attività di Giuseppe Sigon e di suo figlio Pollione. I loro rapporti col mondo culturale triestino sono testimoniati dalla frequentazione del Circolo Artistico che a partire dal 1884 organizzava mostre, conferenze, concerti, incontri, segnando profondamente il percorso della cultura triestina.
Ne hanno scritto Carlo Wostry nel libro dedicato alla storia di questa associazione ed Eugenio Scomparini in una lettera in cui annuncia a Giuseppe Sigon il versamento di 200 fiorini per partecipare in Francia all’esposizione internazionale per «attingervi nuove cognizioni in quella parte dell’arte che ella coltiva con passione vera e pari zelo».
“Quella parte dell’arte” di cui scrive Scomparini, è la pubblicità e nella pubblicità entra la fotografia. «Significativa appare la sua predisposizione verso la fotografia che da una parte è strumentale alle sue opere pittoriche mentre dall’altra viene applicata alla pubblicità», scrive Piero Delbello riferendosi a Giuseppe Sigon. Nascono così da fotografie manifesti e locandine dedicate al professor Vierthaler, per mezzo secolo simbolo e testimone che le cartine da sigarette Modiano sono assolutamente “igieniche”. Come chimico, ma anche come fumatore accanito, ne aveva garantito l’assoluta qualità e innocuità, probabilmente dopo aver percepito una vistosa “bustarella”. Il primo passo per realizzare il manifesto con il ritratto del professore “testimonial” delle sigarette igieniche è rappresentato dalla fotografia scattata da Giuseppe Signon a un operaio della Modiano che assomiglia allo scienziato. L’otturatore della fotocamera scatta nel 1905 e ferma sulla pellicola l’operaio che ha in mano una copia del quotidiano socialista “Il lavoratore“. Nel manifesto definitivo e nelle mani del professore il quotidiano della sinistra triestina si trasforma ne “La Revue Scientifique”. Questo è solo un esempio perché fra gli anni Novanta e il primo decennio del Novecento nelle officine grafiche Modiano fioriscono centinaia di bozzetti per illustrare quello che all’epoca è il principale e più redditizio prodotto della ditta: le cartine da sigarette. «In breve il mercato viene invaso - scrive Piero DelBello - dai colori e dalle creazioni di Giuseppe Signon per decine di diversi marchi di cartine. Volti orientali, guerrieri mitologici, personaggi storici, eleganti signorine, ma anche la Regina Vittoria e il generale prussiano Hindenburg vengono stampati su centinaia di migliaia di confezioni.
Alle cartine per sigarette si affiancano le “réclame” di alberghi, calendari e locandine di compagnie di navigazione, località turistiche, cartoline, copertine di libri, scatole di biscotti e cioccolatini, manifesti per industrie chimiche o alimentari come l’estratto di carne Arrigoni sul cui barattolo si avventa una tigre affamata, mutuata da una immagine fotografica. Ma dalle linee di produzione escono manifesti che annunciano la presenza sul mercato di asfalti da usare “a freddo” ma anche di liquori come l’Amaro Istria, disegnato anch’esso, partendo da una serie di fotografie scattate dallo stesso autore del manifesto.
Non dissimile il metodo di lavoro del figlio Pollione Sigon di cui vengono proposti nel catalogo realizzato dell’Irici un bozzetto all’acquarello di una strada del Cairo affiancato alla fotografia da cui è stato ricavato. Ma la mostra va anche oltre e affronta ciò che la Modiano riuscì a produrre a Budapest tra le due guerre mondiali, costruendo negli anni Venti per iniziativa di Socrate Stavropulos, uno stabilimento del tutto nuovo, oggi trasformato in anonimo emporio. Per questa fabbrica furono chiamati a disegnare secondo i canoni della Modiano, una trentina di artisti, molti dei quali triestini. Tra essi Argio Orell, Vito Timmel, Gino Parin, Edgardo Sambo, Marcello Claris, Antonio Quaiat, Ugo Carrà che si trasferirà poco dopo a Milano alla corte di Gio Ponti. Tra gli ungheresi spiccano i nomi di Michael Biro, Endrea Farkas, Robert Byss, Janos Tabor e Gomori Hollstein che opererà anche a Berlino.
«Per noi è un grande interesse vedere come la Modiano si fa pubblicità attraverso l’arte, contribuendo allo sviluppo di vari stili» si legge su un’accreditata rivista dell’epoca che si occupa non solo di grafica. Tutto questo finisce il 18 gennaio 1945, quando nelle vie di Budapest entrano i soldati vittoriosi dell’Armata Rossa. —
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