Reese Witherspoon, 40 sono i nuovi 20
Esce venerdì la commedia di Hallie Meyers-Shyer con l’attrice premio Oscar

NEW YORK. Come deve essere per ogni commedia romantica degna di questo nome, con “40 sono i nuovi 20” di Hallie Meyers-Shyer si entra in un mondo senza troppo dolore e dove tutto sembra possibile. Il film, in sala da venerdì, racconta che oggi i quaranta, anche per quanto riguarda l'amore, non sono poi così lontani dai venti. Sempre se si ha lo spirito giusto e voglia di mettersi in gioco. È il caso della protagonista del film, Alice Kinney (il premio Oscar Reese Witherspoon), che dopo il divorzio dal marito Austen (Michael Sheen), decide di trasferirsi con le due figlie da New York a Los Angeles. La sera del suo quarantesimo compleanno, in un locale, incontra tre giovani aspiranti promesse del cinema alla ricerca di un posto dove vivere e la donna, figlia d'arte (padre regista e madre attrice), decide di ospitarli.
I tre porteranno nella ricca casa di Alice tutta la loro freschezza e creatività, ma anche qualcosa in più, l’amore con l’aspirante regista Harry (Pico Alexander): una storia difficile da vivere per una donna che ha quasi il doppio della sua età. Ma anche gli altri due ragazzi, Teddy (Nat Wolf) e George (Jon Rudnitsky), riempiranno altri pezzi mancanti della sua vita. A un certo punto, però, l’ex marito si ripresenta con tanta voglia di tornare a casa.
«Come tutte le classiche commedie romantiche, il film è divertente e pieno di romanticismo e conflitti - dice la regista e sceneggiatrice Hallie Meyers-Shyer, figlia di Nancy Meyers maestra nel genere -. Questo film parla di una donna che sceglie di vivere una vita migliore e più piena. Ricominciare non è facile, ma il film è molto ottimista e pieno di speranza. Abbiamo bisogno di film così».
Dice ancora la regista: «Volevo esplorare l'idea di cosa significhi affrontare un divorzio in un'età più giovane rispetto a quella che siamo abituati a vedere sul grande schermo. Il percorso di Alice racconta cosa ci vuole per sentirsi di nuovo completi. E nel nostro caso non dipende solo da un tradizionale 'e vissero felici e contenti’».
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