Racconti senza parole ostili

«Se oltre all’uso della lingua ciò che ci distingue dalle altre specie è il possesso del libero arbitrio (o perlomeno di un arbitrio non del tutto precluso), allora usare le parole per evolverci o tornare a essere dei bruti è il nostro banco di prova quotidiano». Scrive così Nicola Lagioia, direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino e vincitore del premio Strega 2015 con il romanzo “La ferocia”, nella prefazione al volume “Parole ostili”, edito da Laterza, curato da Loredana Lipperini e subito adottato dalla manifestazione torinese, che ne condivide gli obiettivi e nel cui ambito è stato presentato per la prima volta al pubblico.
Ora è la volta della presentazione triestina, che avverrà domani alle 18 al Caffè San Marco in presenza di Annamaria Testa, Rosy Russo e due dei suoi autori, Alessandra Sarchi e Giuseppe Genna, e precederà la seconda edizione della manifestazione Parole O_Stili, in programma giovedì alla Stazione Marittima (il programma della giornata, in sintesi, nell’articolo sotto).
Il volume è una sorta di antologia: raccoglie dieci racconti, affidati ad alcune tra le penne più interessanti della narrativa contemporanea e liberamente ispirati ai dieci punti del Manifesto della comunicazione non ostile, il decalogo contro l’ostilità del linguaggio, online e offline, promosso dall'Associazione Parole O_Stili. La premessa al libro è la stessa che sta alla base dell’intero progetto per la sensibilizzazione all’utilizzo del linguaggio su internet: le parole sono importanti, hanno un potere enorme. Ma troppo spesso, soprattutto sui social, sono utilizzate in modo improprio, offensivo, sleale, impreciso, maleducato, diseducativo, inconsapevole delle conseguenze. Responsabilizzare all’utilizzo di un linguaggio corretto e rispettoso, all’ascolto, alla discussione, e recuperare il valore del silenzio, così bistrattato nell’epoca in cui ciascuno può dire la sua senza filtri, è un obiettivo educativo e di civiltà. Interrogarsi sull’uso delle parole è per gli scrittori pratica quotidiana e l’antologia “Parole ostili” dimostra prima di tutto questo. Ma non in maniera didascalica, piuttosto lasciando briglia sciolta all’immaginazione e al racconto del singolo, che spesso, nota Loredana Lipperini nella sua nota curatoriale, scivola in scenari di un futuro possibile o riesce a far emergere ciò che passa inosservato del presente.
Ecco allora che nella distopia cui dà vita Tommaso Pincio nel racconto “Il bianco e il nero” - nato per illustrare il primo principio del decalogo, “Virtuale è reale” - s’immagina un mondo in cui, sulla scia di Fahrenheit 451, leggere è vietato se non nella propria mente. Ed è per questa ragione che si scatena una caccia clandestina a un libro inesistente: un modo come un altro per mantenere viva la comunità dei lettori, costretta per sopravvivere a nascondersi e dissimulare.
Splendido dal punto di vista stilistico, perché capace di mescolare generi di scrittura diversi, dall’articolo di giornale al tweet, è il racconto “Io sono il diavolo”, di Giordano Meacci, che descrive un fenomeno di credulità collettiva davanti a un video di You Tube il cui autore dichiara di essere la personificazione di Satana. «Nessuno riuscirà mai a farmi dire parole insensate, nemmeno rubandomi la firma con l’inganno», fa dichiarare Meacci a Salman Rushdie in un’ipotetica futura intervista al Venerdì di Repubblica del 31 maggio 2019. E la credulità collettiva è al centro anche del racconto successivo, “Gli ultimi giorni dell’umanità”, di Giuseppe Genna, storia di una setta che è stata la prima a cimentarsi con le tecnologie digitali. Forse proprio per questo, come ultimo atto della propria vicenda terrena, la comunità di adepti mette in pratica un suicidio di massa, che ricalca in molti dettagli quello avvenuto realmente nel 1978, quando 909 seguaci di Jim Jones persero la vita, quasi tutti avvelenati con cianuro. «Le parole danno forma al pensiero» è il principio alla base di questa narrazione. «Prima di parlare bisogna ascoltare» è invece il concetto cui s’è ispirato Diego De Silva in “Lievitazione”, racconto che narra la storia di uno scrittore che decide di prestare orecchio fino alla fine alla telefonata di una sconosciuta. Completano il quadro i racconti di Alessandra Sarchi, Nadia Terranova, Christian Raimo e Simona Vinci.
«Questa raccolta - spiega la presidente dell’Associazione Parole O_Stili Rosy Russo - è frutto di un’inedita alleanza, che unisce il sostegno del Miur, la convinta adesione del Salone Internazionale del Libro di Torino e della casa editrice Laterza, l’associazione Parole O_Stili, la curatrice e i dieci autori che hanno accettato la sfida di lavorare sui principi del Manifesto. È una sfida magnifica, alla quale leggendo, ragionando, immaginando, avete partecipato anche tutti voi». Il libro può essere scaricato gratuitamente dai docenti, insieme a 20 schede didattiche per lavorarci in classe. Tutte le informazioni su http://paroleostili.com. ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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