Questo mondo? Appare più bello se governato dal potere del miao

Martedì arriva il nuovo libro di Marina Mander pubblicato da Mondadori
Di Alessandro Mezzena Lona
A watercolor painting of a woman unpacking groceries in her kitchen --- Image by © Beatriz Trello/ImageZoo/Corbis
A watercolor painting of a woman unpacking groceries in her kitchen --- Image by © Beatriz Trello/ImageZoo/Corbis

di Alessandro Mezzena Lona

I gatti non piacevano affatto a Sigmund Freud. Li trovava narcisisti, li identificava con l’universo femminile. Per lui, molto meglio un cane, un chow chow, che ti guarda adorante in attesa di una carezza. Peccato, perché se il medico viennese si fosse avvicinato un po’ di più al mondo dei felini forse la psicoanalisi avrebbe preso un’altra piega.

Non ci credete? Provate a leggere il nuovo libro di Marina Mander, la scrittrice triestina che vive a Milano. “Il potere del miao” (pagg. 142, euro 14), che Mondadori pubblica da martedì nella collana delle Libellule, sostiene a spada tratta proprio questa teoria. Su quali basi? Semplice: «I gatti, pur essendo raffinatissimi professionisti dell’ascolto, non hanno paura del contro-transfert, non hanno paura di innamorarsi del loro paziente, né di condividerci il letto».

Volendo, si può andare ancor più in là. Perché capita che la convivenza con i gatti convinca uno scrittore a dedicare loro un libro intero. Anche se poi, a ben guardare, dietro le storie di questi esseri fatati, con i baffi e le orecchie a punta, si finisce per trovare il mondo segreto dell’autore stesso. Ed è propreio in questa direzione che si muove Marina Mander, che ha debuttato nel 2000 con uno splendido libro di racconti dal titolo dal sapore borgesiano, “Manuale di ipocondria fantastica”. E ha regalato, poi, ai suoi lettori alcuni piccoli gioielli narrativi come “Il catalogo degli addii”, in coppia con il disegnatore Beppe Giacobbe (che firma anche la copertina de “Il potere del miao”), “La prima vera bugia”, pubblicato in diversi Paesi europei e negli Stati Uniti, e “Nessundorma”.

Non c’è dubbio, il tema principale del libro sono loro: Spritz, il seducente Marcello Mastroianni dei felini, e Schatzi, l’ultimo dei romantici. I due gattoni, uno rosso e l’altro quasi siamese, che da anni sono compagni inseparabili della scrittrice. Eredi di una generazione di tipi con la coda che contempla nell’albero genealogico anche Giogi, Schatzi primo, Greystoke. E chissà quanti altri amori felini iniziati e mai condotti in porto. Ma, in realtà, pagina dopo pagina, Marina Mander apre il proprio baule dei ricordi. Racconta di lei bambina triste, lontana dai genitori, costretta a vivere con la nonna, che si consola solo quando un amico a quattro zampe le asciuga le lacrime a forza di leccatine. E poi di lei adulta che decide di selezionare gli uomini a cui spalancare la porta di casa solo se riescono a trovare una sintonia accettabile con i suoi veri amori. Quelli baffuti, ovviamente.

“Il potere del miao” è prima di tutto questo: una dichiarazione d’amore a tinte forti. Di una donna nei confronti di due gatti. Che, a volte, le compaiono in sogno come promessi sposi, per scardinare la barriera tra gli umani-esseri-superiori e gli animali-esseri-inferiori. Del resto, come meravigliarsi, visto che di maschi che varrebbe la pena sposare in giro ce ne sono pochini.

Pagina dopo pagina, il libro diventa un vero e proprio trattato di gattologia. Dove si impara, innanzitutto, che i mici amano il prossimo quanto loro stessi. Sono disposti a regalare un campionario di fusa dalla frequenza ipnotica (da 1,5 a 6 hertz, meglio di una ninna nanna), di carezze a zampa morbida, di affettuosi strusciamenti. E non ci si deve meravigliare se, a volte, sono scontrosi: diffidano di chi sbraita e abbaia, dei rumori improvvisi, delle note acute, dell’aspirapolverre e del frullatore.

I gatti non sono per tutti, preferiscono gli indenditori. Non si concedono facilmente, però poi si innamorano perdutamente dei loro compagni di vita. Insegnano a essere felici, ad apprezzare una coperta o un vecchio maglione, un raggio di sole che riscalda il pavimento di casa in una fredda giornata d’inverno. Per chi ha il coraggio di spegnere la tivù, diventano una finestra spalancata sulla vita. Collegamento in mondovisione con i segreti dell’esistenza.

Ci sono pagine bellissime in questo libro. Una tra tutte: quella in cui Marina Mander racconta la tenerezza provata da Spritz per una falena, tirata giù a zampate da Schatzi, che non riesce a morire. E a cui lui, piccolo gatto sperduto nell’universo, si sforza di spiegare il trapasso dalla vita verso il mistero. Modulando il suo miagolio con dolcezza, malinconia, rimpianto. Con una sensibilità che tanti umani non sanno più trovare.

alemezlo

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo