Quello stregone di Dante la sua Commedia si legge anche con la matematica

Domenica al Caffè San Marco Giuseppe Mussardo e Gaspare Polizzi parlano del Sommo Poeta e di Marco Polo
Giuseppe Mussardo



Mark Kac, valentissimo matematico di origine polacca, grande studioso delle leggi aleatorie e della teoria della probabilità che le regolano, nella sua brillante autobiografia Gli enigmi del caso si avventurò a sostenere che nella scienza, così come in tutti i campi in cui l’uomo si è cimentato, vi sono due tipi di geni, quelli che lui chiamò i “geni ordinari” e gli “stregoni”. Affidandoci alle sue parole, «un genio ordinario è come uno di noi, e noi potremmo essere come lui se solo fossimo molte volte più bravi. Non vi è mistero su come la sua mente lavora: visto il risultato, sentiamo che sicuramente anche noi saremmo stati in grado di giungervi». Ma per gli stregoni, il discorso è completamente diverso. Gli stregoni vivono semplicemente in un altro mondo e «i loro processi mentali ci sono completamente incomprensibili. Potremo capire il risultato finale, ma come vi siano pervenuti resterà sempre un mistero».

Kac pensava a due grandissimi scienziati del ventesimo secolo: Hans Bethe – il fisico nucleare che ha svelato come nasce e muore una stella – quale massimo esempio di genio ordinario e Richard Feynman – il fisico teorico che ha capito le leggi dell’elettrodinamica quantistica – quale campione indiscusso di capo stregone della fisica.

Trasferendo queste sue considerazioni al Trecento, se Marco Polo – quel raffinatissimo osservatore della geografia e dei costumi del mondo – è senz’altro il genio ordinario di quel secolo, la palma dello stregone va invece sicuramente assegnata a Dante Alighieri, l’uomo dalla sapienza enciclopedica, il poeta completamente a suo agio con la filosofia, l’astronomia, la geometria e la scienza tutta dell’epoca. Il genio stregone non si accontenta di scoprire come funziona il mondo, vuole crearne a tutti i costi uno tutto suo.

Ed ecco allora la Commedia. «Il miglior libro scritto dagli uomini», dice Borges, come a suggerire che un testo migliore può solo essere scritto dagli Dei. La Divina Commedia è un libro per cristallografici, perché è un unico, grande cristallo di 14233 facce. Un cristallo che riflette e rifrange la luce come in un gigantesco caleidoscopio, in cui il raggio luminoso emergente da uno spigolo rientra in un altro, creando dal nulla un grandioso e paradossale ologramma dell’harmonia mundi, del pensiero simbolico, sacro e scientifico del nostro lontano Medioevo. Uno splendido diamante che continua ad ammaliarci con la policromia della luce che emana e con il dolce suono della voce delle donne, con l’urlo dei dannati e il canto dei beati, con l’arditissima geometria dei mondi ultraterreni e la simbologia del numero.

C’è una branca della matematica, la nobile Teoria dei Gruppi, preposta allo studio di tutte le simmetrie in Natura: oltre ai segreti delle curve ellittiche o degli spazi multidimensionali, questa teoria dovrebbe anche svelare tutte le partiture, tutte le permutazioni, tutte le forme di energia nascoste nel retro dell’impareggiabile oceano di parole abbracciato dalla Commedia. Mentre Il Milione ci trasporta, con la leggerezza di una bolla di sapone, nei colori e nei profumi d’Oriente, tra polverosi caravanserragli, la ricca corte del Kublai Khan e paesaggi da favola. —





Il libro “Tra Cielo e Terra. In viaggio con Dante Alighieri e Marco Polo”, di Giuseppe Mussardo e Gaspare Polizzi (edizioni Dedalo), viene presentato domenica, alle 17, all’Antico Caffè San Marco di Triestein via Battisti 18. Modera Federica Gregori.

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