Quella bambola è il demonio

“Annabelle 2” l’horror vintage a basso costo che è già campione d’incassi
Di agosto in agosto, continua la carica estiva dei film dell’orrore. Di quell’orrore innocuo e catartico che purtroppo troviamo solo al cinema. Un anno fa era stato “Lights Out” di David F. Sandberg a farsi notare. Adesso è il ritorno della bambola indemoniata “Annabelle 2: Creation”, e dello stesso Sandberg in regia, a sbancare i botteghini fra America (35 milioni nel primo weekend) e Italia (già 2 milioni).


E anche stavolta si tratta di un “caso” low budget e indie, come per tutti gli inattesi trionfi dei recenti e solidi “scary movie” realizzati da piccola case di produzione, che impongono modelli scaltri e redditizi. Prodotti medi a basso costo molto ben confezionati e ben architettati, che non scadono nel ridicolo e che incassano centinaia di milioni. Ci sono stati ad esempio nei mesi scorsi i due successi prodotti dalla Blumhouse, il thriller-horror “Split” di M. Night Shyamalan che ha incassato nel mondo 276 milioni di dollari (a fronte di un budget di 9), e l’horror-comedy “Get Out” di Jordan Peele, budget di 4 milioni e mezzo di dollari e incassi globali di oltre 252 milioni.


“Annabelle 2”, costato soli 15 milioni, è invece un’invenzione della Atomic Monster, lo studio creato da James Wan, il geniale regista di “Saw – L’enigmista”, che da “L’evocazione – The Conjuring” si è specializzato in horror d’epoca ambientati negli anni’50-’60. Wan ha scoperto a sua volta il danese David Sandberg avendo visto su YouTube un corto che aveva spopolato con una donna che accende e spegne la luce della camera da letto, e gli ha affidato l’anno scorso 5 milioni per girare “Lights Out”. Ora gli ha affidato questo “Annabelle 2”, che è il prequel di quello che a sua volta era già un prequel (di “The Conjuring”), dove vediamo come la spaventosa bambola sia stata posseduta da entità maligne. Si tratta quindi di una serie che invece di andare avanti, viaggia a ritroso (come è accaduto per “Star Wars”).


Ecco dunque i Mullins, che costruiscono bambole di porcellana ma che non si sono mai ripresi dalla morte della figlia Beatrice, e conservano come una reliquia Annabelle, che avevano amorevolmente forgiato per lei. Quando un orfanatrofio vicino viene chiuso, decidono di ospitare nella loro grande casa semivuota alcune bambine e la suora che se ne occupa. Naturalmente saranno guai.


Anche “Annabelle 2” funziona egregiamente. Il film contiene numerosi spunti che riconducono a “Dead Silence” (ovviamente di James Wan), in modo da rendere più calorosi la rimpatriata e il senso di coesione estetica. L’ambientazione è invece un interno familiare di allure gotico dove viene accolto il gruppo di orfane, che naturalmente finiscono per essere perseguitate dalla bambola demoniaca. Migliore del precedente, se appunto è lecito fare delle comparazioni con un universo autoreferenziale, “Annabelle 2” trae il massimo beneficio dalla rigidità tematica ed estetica della “ghost story”, concede il solito discreto numero di salti sulla poltrona, esplora ancora una volta l’universo della sinistra bambola (senza i salvifici accenti grotteschi della saga di Chucky, però).


Il nuovo protetto di Wan, David Sandberg, sa costruire la suspense e ha uno stile caratterizzato dal ritmo del montaggio e dalle trovate. Insomma ciò che fa la differenza ad esempio rispetto al primo “Annabelle” di John R. Leonetti, un incidente di percorso della Atomic Monster. Sandberg invece lavora molto sul non visto, su ciò che viene soltanto suggerito ed è per questo ancora più spaventoso. L’ambientazione vintage sembra stimolare il regista a gestire in maniera creativa la fotografia e la scenografia, come facevano i grandi horror del passato e come sempre più dimostrano di saper fare anche quelli di oggi.


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