Quel primo volo aereo che unì Trieste a Zara

Inaugurata nella sede del Museo istriano una mostra aperta fino al 28 maggio

TRIESTE È una mostra particolare quella che l'Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata di Trieste, ha allestito in collaborazione con l'Associazione MareCielo Gianni Widmer e con la Fondazione Fincantieri e il Nautico come partner, al Museo istriano di via Torino 8 a Trieste (venerdì 21 aprile l'inaugurazione, poi resterà aperta fino al 28 maggio). L'intento celebrativo per ricordare i novant'anni dal primo volo commerciale fra Trieste e Zara, ha significato anche ricostruire le vicende della Società italiana servizi aerei, impresa fondata dai Cosulich di Lussino già nel 1921, che avrebbe poi portato l'azienda a diventare gestore delle linee aeree civili italiane per due tratte: la prima fra Trieste e Torino e, la seconda, fra Trieste e Zara e da là ad Ancona e via dicendo.

La mostra nasce dallo sviluppo di una ricerca che ha portato al recupero di una sequenza di fotografie e cartoline d'epoca a testimonianza del l'attività della nostrana compagnia aerea dai primordi agli sviluppi massimi del finire degli anni '30. Il materiale esposto offre al visitatore anche alcune chicche: contando sulla collaborazione della Modiano carte da gioco di Trieste e del suo archivio storico, l'Irci propone uno spaccato di quell'aspetto promozionale che i Cosulich vollero offrire al pubblico per spingere la nuova impresa del volo. Qua troviamo quell'eccezionale documento rappresentato dal manifesto di Marcello Claris per la Sisa, databile al 1922, quando, in anticipo sui tempi, i Cosulich offrivano ai turisti il passaggio aereo verso Portorose, luogo dove erano proprietari di un'imponente struttura alberghiera.

Il volo si faceva allora con un idrovolante di derivazione militare, che da poco aveva smesso il suo compito di ricognitore nella Prima guerra mondiale e che ben viene rappresentato nell'opera grafica di Claris. Accanto i bozzetti, le etichette, le locandine e gli schizzi di Pollione Sigon, maestro interno della Modiano, per illustrare al meglio la Sisa dell'ultimo scorcio degli anni '20.

È così che l'imprenditoria della Venezia Giulia trova nel nome dei lussignani Cosulich, uno dei simboli più efficaci del senso di impresa. La famiglia era già ampiamente nota nella dimensione marina con quella Società di Navigazione Austro-Americana i cui piroscafi solcavano gli oceani e dal mare di Trieste, primo porto dell'Impero austro-ungarico, raggiungevano le Americhe. Si era ancora nell'800 e la compagnia andava a competere senza timori con i colossi internazionali della navigazione. Anzi: con ostentata sicurezza tanto da pubblicizzarsi come dominatrice quando, nel 1909, fece eseguire all'Orell il manifesto con l'uomo nudo con in mano un loro piroscafo a dominio del mondo verso le Americhe. Sarebbe diventata, nel primo dopoguerra, la Cosulich Line e ancora, prima da sola, e in seguito con le consorelle italiche nelle Flotte Riunite, avrebbe dettato legge sul mare.

Ma la vena dei Cosulich era inesauribile. Esisteva questa nuova via, rapida, quasi senza ostacoli, che andava percorsa: il cielo. E, appena finita la buriana del primo conflitto mondiale, sarebbe nata l'idea della navigazione aerea e il germe di quella che sarebbe diventata la S.I.S.A., Società Italiana Servizi Aerei, appunto la nuova impresa dei Cosulich e, sul finire del 1926, un idrovolante CANT si sarebbe levato in volo dalle acque di Trieste per ammarare nello specchio di mare davanti a Zara.

Completano la mostra alcuni modellini di idrovolanti e aerei Cant, opera di Carlo Tedeschi, ed esposti grazie alla collaborazione con l'Associazione Aldebaran nonché da una serie di disegni dei giovani dell'Accademia del Fumetto.

(* direttore dell’Irci)

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