Quel dialogo tra credenti (e non) senza alzare la voce
Spesso il credente di qualunque fede, anche cattolico, fatica a comunicare i propri valori. È per ovviare a questa difficoltà che l’inglese Austen Ivereigh ha scritto il libro “Come difendere la fede-Senza alzare la voce”, pubblicato in Italia da Lindau e curato da Martina Pastorelli, ex giornalista televisiva e co-fondatrice di Catholic Voices Italia (www.catholicvoicesitalia.it e @CathVoicesIta).
Il volume è stato presentato nella Sala maggiore della Camera di commercio: parteciperanno l’arcivescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi, il direttore di Tempi Luigi Amicone e la curatrice in persona.
Lo scopo del libro è consentire al cattolico di discutere con l’interlocutore “laico” senza incappare in quel muro di incomunicabilità che spesso si alza quando ci si avvicina ad argomenti sensibili come l’aborto, l’eutanasia, l’omosessualità, l’Aids, la contraccezione, la procreazione assistita, gli abusi sessuali del clero, il matrimonio, il sacerdozio femminile, i politici cattolici. In questi casi, spiega la quarta di copertina, «il credente del gruppo diventa seduta stante - e suo malgrado - il “portavoce ufficiale della Chiesa” e come tale è chiamato a giustificarne le posizioni, a rendere conto della sua scelta». Ecco che, spiega Ivereigh, «saper argomentare in maniera convincente, rapida, chiara e pacata, senza aggressività né vittimismi, è essenziale per riuscire a smontare i pregiudizi e quindi dialogare con tutti sui temi che toccano l’intera società».
Il libro nasce dall’esperienza di Catholic Voices, un’organizzazione nata nel Regno Unito in occasione della visita di papa Benedetto XVI del 2010 per consentire ai cattolici di far sentire la loro voce all’interno di una società, quella anglosassone, che spesso guarda con distacco al mondo della chiesa. Dopo un rapido successo in Inghilterra, l’associazione si è diffusa in tutto il mondo.
Dall’anno scorso Catholic Voices è attiva anche in Italia. Spiega Pastorelli: «Il nostro metodo punta a far passare innanzitutto il seguente messaggio: credenti e non credenti non stanno su pianeti diversi ma hanno a cuore lo stesso obiettivo, la persona e i suoi diritti universali. Questo è un punto nodale: se si inizia a fare distinzioni in materia di diritti, prima o poi si finisce al disastro». (gio. tom)
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