Quant’è pericoloso accendere la luce a casa di Rebecca

Campione di incassi, “Terrore nel buio” è la ghost story estiva intessuta di sensi di colpa familiari e qualche tocco di ironia
Di Paolo Lughi

L’horror dell’estate è “Lights out-Terrore nel buio”, un film d’altri tempi ispirato a un corto virale dello svedese David F. Sandberg. Quel video di tre minuti fatto in casa che ha sbancato YouTube con 100 milioni di visualizzazioni, mostra una donna (Lotta Losten, moglie del regista) intenta ad accendere e spegnere la luce di casa prima di andare a letto, perché ogni volta che la spegne, ecco apparire la minacciosa silouhette di una creatura nascosta nel buio. Notato il corto a un concorso online, il nuovo re dell’horror James Wan (“Saw”, “The conjuring”) ha affidato allo stesso Sandberg un budget di 5 milioni di dollari e 30 giorni di tempo per ricavarne il suo primo lungometraggio, che da fine luglio ha già incassato 50 milioni al botteghino Usa ed è già in testa in Italia.

Nonostante lo svolgimento semplice e quasi didascalico rispetto alle convenzioni del genere, “Lights out” è un piccolo grande horror inquieto e pieno di spunti originali, che in 81 minuti concentra trucchi e giochi di luce, effetti e spaventi a passo di carica. E che soprattutto è capace di andare fuori dai binari dei clichè stimolando riflessioni sulla famiglia e sulla follia. È un’odissea nella mente della giovane Rebecca (Teresa Palmer), che da bambina era ossessionata da oscure presenze appena chiudeva gli occhi, e adesso scopre che il fratellino Martin (Gabriel Bateman) ha le stesse minacciose visioni. Però la questione centrale è che Rebecca è in pessimi rapporti con sua madre Sophie (Maria Bello), donna tormentata e vittima di una forma di depressione che incide su tutti i suoi familiari.

Il film parte molto bene, con un opening da horror vintage ambientato in un magazzino pieno di manichini. Vi compare in un cammeo anche la moglie del regista già protagonista del corto, incaricata di avvisare la famiglia della presenza di qualcuno nascosto nell’ombra (avvertimento che rimane, ovviamente, inascoltato). Il proseguimento è anche migliore nel crescendo di tensione suscitato dagli attacchi improvvisi di una creatura che vive nascosta nel buio, di cui sono in balia la bella Palmer (“Warm bodies” e il remake di “Point break”) e il piccolo Bateman, che non dorme da giorni per la paura. Ma la differenza fra “Lights out” e le tante imitazioni dei vari “The ring” e “Paranormal activity” sta soprattutto nel personaggio ispirato, complesso e dolente interpretato da Maria Bello.

La brava attrice di origine italiana (“E.R.”, “Prisoners” di Denis Villeneuve e una scena infuocata sulle scale con Viggo Mortensen in “A history of violence” di Cronenberg), veste qui i panni di una donna affetta da disturbi psicologici, di cui non si colgono chiaramente le conseguenze. Madre di due figli avuti da due diversi uomini, la donna intrattiene con i suoi ragazzi un rapporto ambiguo e disfunzionale, una forma di amore e al contempo di odio. Inoltre il personaggio ha atteggiamenti a dir poco strani, si muove talvolta in modo anomalo e di lei non si comprende il tipo di relazione con la creatura misteriosa che vive nelle tenebre.

Il neoregista Sandberg è qui anche direttore della fotografia, montatore e compositore, mentre lo script è stato affidato dal produttore James Wan e Eric Heisserer, sceneggiatore dei remake de “La cosa” e “Nightmare”, che dallo spunto iniziale ha imbastito una ghost story efficace e coerente, intessuta di sensi di colpa e falsi pretesti nei rapporti interpersonali, ma percorsa anche da quella ironia che nell’horror non guasta.

Dopo questo ormai acquisito successo, la carriera di Sandberg sembra procedere già spedita. Dirigerà il sequel di “Annabelle” e forse un eventuale seguito di “Lights out”. Perché in un’epoca di disastri commerciali sempre più frequenti a Hollywood per i blockbuster con supereroi e affini, il buon vecchio horror continua a essere il genere con il miglior rapporto fra costo e incassi, come insegnano classici cult quali “La notte dei morti viventi” o “Blair witch project”. In attesa il 18 agosto di “The witch”, l’horror ambientato nel Seicento che ha vinto al Sundance 2015.

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