Quando Putin spaventò la Merkel con un cane

Angela Merkel da piccola era stata morsa da un cane. Il presidente russo Putin ne era al corrente e durante un incontro ufficiale a Sochi, alcuni anni fa, aveva lasciato che il suo grosso labrador nero le scorrazzasse avanti e indietro nel salotto dove si svolgeva il summit. Il braccio di ferro psicologico, riportato in “Storia delle emozioni” di Jan Plamper (Il Mulino, pagg. 531, euro 30,00), è basato su un’emozione che resta uguale nel corso della vita. A volte però è l’oggetto della paura che può mutare: nell’Ottocento era molto diffusa la paura di essere sepolti vivi - Edgar Allan Poe la descrive in “La sepoltura prematura” - e venne superata nella Prima guerra mondiale dove la morte, esibita sui campi di battaglia, non poteva più essere oggetto di dubbio. Secondo i neuroscienziati la sede della paura, l’emozione più basilare, si trova nell’amigdala, dal termine greco mandorla per via della sua forma, l’area nel cervello dove le emozioni attivano questo conglomerato di cellule nervose. Ma se le neuroscienze sostengono questa tesi, per l’antropologia la paura varia con le epoche e le culture. I due poli in contesa sono sempre il determinismo e il costruttivismo sociale, per cui a chi sostiene che le emozioni sono rimaste costanti nei millenni si ribatte che hanno una storia condizionata dai mutamenti storici.
A definire le emozioni ci ha pensato per prima la filosofia. E se Aristotele nella “Retorica” enumera tra le passioni l’ira, il piacere, la pietà e la paura, al gran revival spinoziano cui si assiste in questi anni non è estraneo il fatto che il filosofo olandese sia visto come un precursore delle neuroscienze, per quell’idea che mente e corpo sono processi paralleli e correlati come due facce dello stesso oggetto. Plamper, a chi gli chiede come si faccia una storia delle emozioni, risponde che le fonti sono i diari, le autobiografie, le consuete fonti di cui si servono le scienze storiche, ma anche la ricostruzione delle emozioni, un mettersi nei panni degli antichi, provando a immedesimarsi in loro, basato sull’assunto della permanenza delle emozioni. Professore di Storia al Goldsmiths College dell’Università di Londra, Plamper ha scritto un volume ricco e interessante, le cui ben quarantuno pagine di bibliografia danno atto del boom senza precedenti che ha interessato la storia emozioni soprattutto a partire dalla metà del secolo scorso, quando l’esistenzialismo prima, il femminismo poi, fino ad arrivare alla New Age hanno dato dignità alla parte emotiva che c’è in noi.
Paolo Marcolin
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