Quando moto e scooter sono arte Ecco l’architettura della velocità

A Forte Marghera esposti oltre quaranta esemplari di mezzi a due ruote dallo storico design

TRIESTE

“La motocicletta dà un balzo, poi ebbra di gioia, si slancia fremente sulla via polverosa. Corro, corro, ma velocità non mi sembra mai abbastanza…”. Così scriveva “l’aeropata” triestino Bruno Giordano Sanzin in un lirica futurista del 1924 intitolata “Tra le braccia della dea velocità” esaltando la corsa della sua moto. Proprio alla motocicletta, immagine-simbolo dei futuristi, in tutte le sue declinazioni storiche e contemporanee i Musei civici veneziani hanno voluto dedicare a Forte Marghera la mostra “Motocicletta. L’architettura della velocità” che resterà aperta sino al 28 ottobre prossimo.

«Passione, tecnologia, design – spiega il curatore Marco Riccardi - sono il mix che caratterizza le 41 moto-scooter esposte in questa mostra e suddivise in otto “capitoli” - Scooter, Elettrico, Sportive, Heritage, In Africa, Le moto fondamentali, Pezzi d'autore, Ardite raffinate - pensati come una carrellata tra le più famose forme aerodinamiche del motociclismo italiano con qualche incursione anche in ambito straniero». Ecco allora la mitica Bmw R 5 del 1936, una delle moto più belle costruite dall'azienda di Monaco di Baviera, che si può considerare una vera Superbike dell'epoca. In produzione per soli due anni e realizzata in soli 2.652 esemplari, era dotata di innovative soluzioni tecniche come la sospensione anteriore a forcella telescopica con regolazione manuale, un telaio in tubi d'acciaio a sezione ovale e per la prima volta su un motore boxer Bmw il cambio a pedale invece di quello mano.

Sorprendente come poche la Bohmerland costruita nel 1926 in soli trecento esemplari. Con quasi tre metri di lunghezza viene considerata la moto di serie più lunga del mondo. Riusciva a portare tre persone, ma fu realizzata anche in una versione da quattro posti. Deve il suo nome alla città di Schonlinde in Boemia dove venne costruita. Progettata dal tecnico Albin Liebisch, era un mezzo fuori dall’ordinario per l'epoca. Assolutamente stabile sulle strade dritte era praticamente inguidabile in curva proprio per la sua eccessiva lunghezza.

Grande spazio in mostra a tutte le Ducati, dalla Scrambler Icon alla X Diavel S, dalla Panigale V4 alla 996 (campione del mondo Superbike) fino alla “Ducati fortitudo mea in levitate” (La mia forza nella leggerezza) realizzata nel 2015 dal Centro stile Ducati in marmo di Carrara, che si ispira alla super sportiva Panigale.

Un modello che ha fatto la storia è la Gilera 500 GP, una delle moto da competizione più famose e vincenti della sua epoca. Progettata dall'ingegner Piero Remor sull'esperienza della Rondine vinse il suo primo titolo mondiale nel 1950 con Umberto Masetti. Tra i prototipi da non perdere, l’Aprilia Lama del 1992 progettata dal celebre designer Philippe Starck, uno scooter presentato al Motor Show di Bologna nel 1992 che però non entrò mai in produzione. Dalle forme avveniristiche quanto ironiche sfoggia dei retrovisori che assomigliano alle orecchie di un grande coniglio.

Immancabili le Harley Davidson: prodotte da una delle aziende motociclistiche più longeve (nata nel 1903 a Milwaukee in Wisconsin), sono presenti in mostra nei vari modelli storici e contemporanei. Stessa declinazione per le Innocenti, le Honda, le Guzzi e le Piaggio. Per chi ama le “moto d’autore”, ecco la Vespa Venice, un “cinquantino” del 1967 dipinto nel 2010 da Luca Moretto con colori acrilici e glitter come opera d’arte pop per la 54° Biennale di Venezia. «Nel corso del ‘900 – spiega Gabriella Belli direttrice del Muve - alla “virilità” della motocicletta vennero dedicati fiumi di parole per decantare in versi e in prosa le sue doti più evidenti, potenza e bellezza, e vennero spesi pure fiumi di colore per rappresentare (si pensi ai Futuristi della seconda generazione come Balla e Depero) il dinamismo plastico delle forme, la velocità elettrizzante, le pulsioni corporee della corsa, la fantasmagoria del paesaggio solcato dalla sue ruote roboanti.

Per il suo costante successo e per l’interesse che ha sempre suscitato fino ai giorni nostri, abbiamo deciso di mostrare al pubblico queste “opere”, prodotto del design e della tecnologia, che hanno trovato proprio nel nostro paese la loro veste migliore e più innovativa». —



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