Quando Gadda stabilì le norme per scrivere un testo radiofonico

Adelphi ripubblica il prontuario redazionale  messo a punto dall’Ingegnere  negli anni in cui lavorava al Terzo Programma della Rai



Un deprecabile pigrizia mentale spinge spesso giornalisti e operatori della comunicazione a utilizzare espressioni stancamente ripetitive, che così tendono a divenatare cliché quando non veri e propri tormentoni. Quasi sempre un delitto è "efferato", un omicidio "brutale", una cerimonia di premiazione si svolge "nella splendida cornice" di un certo teatro. Evidentemente era già così negli anni '50 del '900, e il vizio non riguardava soltanto i giornalisti professionisti, ma anche i più prestigiosi accademici chiamati a collaborare al Terzo Programma Rai. Al contratto da firmare veniva infatti allegato un opuscolo di norme redazionali volte a richiamare l'attenzione sulla forma di quanto avrebbero scritto affinché fosse poi trasmesso alla radio. Autore delle “Norme per la redazione di un testo radiofonico” era niente meno che Carlo Emilio Gadda (1893-1973). Ora quel testo viene ripubblicato da Adelphi in un volumetto curato da Mariarosa Bricchi (pagg. 64, Euro 6,00). Ma non si tratta solo, o non semplicemente, di un testo di servizio, quanto piuttosto di un sintetico manualetto di scrittura. Nel quale lo scrittore lombardo sembra quasi fare violenza a se stesso, rinnegando la verve stilistica scoppiettante e iconoclasta che caratterizza, all'insegna della tecnica del pastiche e della tendenza alla contaminazione tra i vari livelli stilistici, la sua produzione narrativa. Qui, invece, la lingua italiana viene ricondotta nell'alveo di forme semplici e il più possibile regolari.

Gadda invitava i collaboratori radiofonici di allora a evitare il tono dottrinale e l'esibizione del pronome di prima persona, gli incisi che spezzano la linearità della frase e le litoti che la complicano (per esempio "tutt'altro che privo di significato" per dire "significativo"), un lessico antiquato al fine di sembrare colto. Insomma quel "bello scrivere" che faceva tanto "prosa d'arte", esperienza datata nelle nostre patrie lettere agli '20 e '30 del '900, ma evidentemente ancora gusto diffuso dopo la metà del secolo. La cosa divertente è che molto probabilmente i destinatari dell'opuscolo gaddiano, consegnato loro dall'azienda radiofonica di Stato, ne ignoravano l'autore.

Tra i tanti consigli elargiti da Gadda ai futuri collaboratori della radio, ce n'è uno, in particolare, di cui anche oggi dovrebbero far tesoro i giornalisti culturali, i recensori, gli autori dei libri di testo per le scuole, insomma a chi si occupa di divulgazione di temi "alti": «All'atto di redigere un testo si dovrà evitare in ogni modo che nel radioascoltatore si manifesti il cosiddetto "complesso di inferiorità culturale", cioè quello stato di ansia, di irritazione, di dispetto che coglie chiunque si senta condannare come ignorante dalla consapevolezza, dalla finezza, dalla sapienza altrui». —



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