Preziosi: «Cerco il colore come Van Gogh»

L’attore nei panni del geniale pittore olandese al Rossetti di Trieste da mercoledì 31 gennaio al 4 febbraio

TRIESTE Un’indagine psicologica con i ritmi e la tensione di un thriller: firmato da Stefano Massini e diretto da Alessandro Maggi, "Van Gogh. L'odore assordante del bianco" va in scena da mercoledì 31 gennaio fino a domenica 4 febbraio al Rossetti e segna il ritorno a Trieste di Alessandro Preziosi. L'attore è chiamato a una intensa prova interpretativa nei panni del geniale pittore olandese, assieme a una compagnia perfettamente equilibrata.

Lo spettacolo racconta la parte finale della tormentata esistenza di Van Gogh e riflette sul ruolo dell'artista nella società. È il 1889 e l’unico desiderio di Vincent è uscire dal manicomio: il fratello Theo che gli fa visita è il solo a comprenderlo e a sostenerlo anche nella sua difficile parabola d’artista. Van Gogh è smarrito e sofferente, oppresso dall'odore assordante del bianco...

Un titolo affascinante per un'interpretazione altrettanto stimolante. Preziosi, come ha costruito il suo Van Gogh?

«Si è trattato di un lavoro estremamente delicato, perché lo spettacolo, per quanto sintetizzi in maniera accattivante e concettuale il rapporto del pittore col colore – il titolo è una sinestesia molto interessante – è soprattutto un percorso sull'umanità di Van Gogh. L'artista si ritrova, secondo il testo di Stefano Massini, rinchiuso nel manicomio di Saint-Paul-de-Manson tra mura bianche che gli impediscono di trovare la sua fonte ispiratrice che è la natura, il colore, il mondo esterno. Da un punto di vista interpretativo ho cercato di entrare nella sensibilità e nella morbosità con cui Van Gogh ha lottato ostinatamente per rimanere bambino, con le sue storie inventate e le sue allucinazioni. Tutti segnali al limite dell'autismo acustico e visivo che costellano la cartella clinica con cui venne ricoverato. Ho seguito una preparazione molto attenta, ma la chiave è stata entrare nel processo creativo del'artista».

Che rapporto ha con l'arte pittorica?

«È una passione nata negli ultimi anni, soprattutto nella condivisione coi miei figli. Quando la tieni solo per te non riesci a individuare la bellezza delle cose, non riesci ad attribuirne un valore. Oggi l'arte mi dà la possibilità di distrarmi da tutto quello che non è arte. Da quando ho cominciato questo spettacolo, sento il valore del colore, del dettaglio, della modalità in cui un artista guarda, cerca e perde le cose, fino a ritenere - come dice Van Gogh – che la riproduzione dell'intensità della natura passa anche attraverso le ciglia».

Questo spettacolo è un'operazione teatrale al 100% italiana, dall'autore al regista, dagli interpreti alla produzione...

«Ho avuto la fortuna di incontrare Stefano Massini, di cui avevo letto molte opere prima di prendere i diritti di questo testo che ha quasi vent'anni e che ha vinto nel 2005 il Premio Tondelli per la scrittura limpida, tesa, di rara immediatezza drammatica. Dal mio punto di vista nella drammaturgia italiana oggi c'è poca poesia e poco romanticismo, caratteristiche che secondo me non dovrebbero mancare mai, perché il teatro, come il cinema, deve abbracciare molti spettatori e quindi essere più popolare possibile. È lo sforzo che si è fatto nell'adattamento di questo testo, che ha una drammaturgia asciutta ma ricca di spunti poetici».

Con Trieste ha una lunga frequentazione: qui ha vissuto molte tappe della sua carriera, dagli esordi con Calenda in "Amleto" fino ai recenti e seduttivi "Cyrano de Bergerac" e "Don Giovanni".

«A Trieste ho amici fraterni a cui sono particolarmente legato perché all'inizio della mia carriera mi hanno sostenuto molto. All'epoca, se non ricordo male, tra diaria e paga prendevo 160 mila lire. È una città dove ho imparato a lavorare: ho visto costruire le scene degli spettacoli sotto i miei occhi, ho assistito al restauro del Teatro Rossetti e ho partecipato anche alla sua inaugurazione nel 2001».

Tra pochi giorni salirà sul palco di Sanremo, accanto ad Ornella Vanoni...

«Sì, è il sogno di cantare con la più grande interprete nel nostro panorama musicale, dotata di una sensibilità e una conoscenza del testo unite a una straordinaria capacità di trasmettere ciò che canta. La ascoltavo da piccolo e ho già coronato il mio sogno facendo le prove per il Festival a Milano...».



 

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