Philip Roth: «Baciare Jackie? Come baciare una pubblicità»

"Nella vita sii regolare e ordinato come un borghese, così da poter essere violento e originale nell'opera". La frase di Flaubert è particolarmente cara a Philip Roth, precisa la giornalista Claudia Roth Pierpoint nella prima biografia autorizzata del narratore statunitense, con il quale condivide per caso il cognome, uscita in Italia per Einaudi con un titolo che ricalca quello di un suo noto romanzo (Roth scatenato, 300 pagine, 22 euro). In effetti, a dispetto delle leggende che circolano su di lui, Roth ha sempre seguito la medesima routine, alternando la letteratura all'insegnamento universitario. Claudia Pierpoint ha avuto accesso all'archivio dopo averlo incontrato dieci anni fa a una festa, consultando documenti inediti e raccogliendo confidenze. Il risultato è un volume indispensabile per entrare nel mondo di Roth, per fare chiarezza sulla distanza che lo separa dai suoi personaggi più conosciuti.
Scopriamo, così, che odia la consueta definizione di "scrittore ebreo". Afferma, infatti: "Per me questo epiteto non ha alcun senso. O sono uno scrittore americano o non sono niente". E tornando alla fine dei Sessanta, quando apparve lo scandaloso "Lamento di Portnoy", nega di aver voluto mettere sotto accusa la comunità etnica e religiosa di Newark alla quale lui stesso apparteneva. Al contrario, precisa, si trattava di un libro che dava conto di regole insensate, ripudiava ogni forma di autorità, si spendeva in favore della libertà politica e personale, un atto sovversivo in un periodo sovversivo per definizione.
Le sorprese contenute nella biografia riguardano in particolare il rapporto con le donne. Le femministe lo ritengono un misogino, ma nulla lo prova. Certamente Roth non è mai stato fedele nei legami sentimentali, tuttavia ha spesso scelto compagne sbagliate. In particolare le due mogli: la prima lo convinse a sposarla mettendogli in mano un test di gravidanza positivo e facendosi finanziare un aborto salvo poi rivelare alcuni mesi più tardi che si trattava di una messa in scena. La seconda, un'attrice inglese, gli creò mille problemi di lavoro, tormentata forse dall'invidia.
Tra gli aneddoti va citato il rapporto con Jackie Kennedy, frequentata per un breve periodo. Quando lei di fronte alla porta di casa gli chiede di baciarlo esita, poi cede ma in seguito commenta: "Alla fine la baciai, ma fu come baciare la faccia di una pubblicità".
Alla giornalista che gli chiede conto di un presunto narcisismo replica citando "I fatti" il testo più autobiografico. Dove afferma: «Sul pendolo dell'esposizione pubblica che oscilla tra l'aggressivo esibizionismo di un Mailer e l'esistenza monacale di Salinger ho sempre occupato una posizione mediana, provando a oppormi nella pubblica arena sia all'autocompiacimento personale sia alla gratuita curiosità senza fare un feticcio troppo sacro del riserbo e dell'isolamento».
Quindi alla domanda sui motivi che lo hanno spinto ad abbandonare la narrativa replica: "Dopo aver terminato Nemesi nel 2010 ho ripreso a leggere a ritroso i miei libri. Volevo vedere se avevo perso tempo a scrivere. Nel complesso credo di non aver fallito. Concordo con quello che affermò al termine della vita il pugile Joe Luis: 'Ho fatto del mio meglio con i mezzi che avevo a disposizione’. La stessa cosa direi della mia opera. Poi ho scelto di riprendere in mano i miei autori preferiti: Dostoevskij, Conrad, Turgenev, Hemingway. E mi sono sentito in pace".
Il saggio biografico offre anche una sintesi delle idee politiche di Roth, che spesso si è speso con coraggio a favore di colleghi meno fortunati. Come fece nel 1973 dopo un viaggio a Praga quando riuscì a convincere 14 scrittori americani a sostenere economicamente artisti cechi. In patria Roth si è sempre schierato con i democratici, "persino quando mi è costato molto". Rimpianti sembra non ne abbia a giudicare dalle sue parole: "Non mi sono mai fermato e ora voglio godermi il tempo che resta", precisa. L'augurio è che gli accademici di Stoccolma lo incoronino presto con un Nobel riconoscendone il talento e la maestria stilistica.
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