Patti Smith a Trieste cerca Svevo, Joyce e Saba
TRIESTE «Sono nata di lunedì» (il 30 dicembre 1946, a Chicago), dice spesso Patricia Lee Smith, sottolineando come sia un giorno simbolico e ricorrente nella sua storia. Di lunedì nasce la sua prima figlia. Arriva nella città che la forgerà artisticamente, New York, un lunedì (del 1967). E di lunedì si esibirà per la prima volta a Trieste: questa sera e poi si replica domani, sempre alle 21 al Politeama Rossetti (biglietti esauriti da tempo). In regione è passata diverse volte, al Castello di Udine nel 2005, al Nuovo Giovanni nel 2014, a Villa Manin nel 2007 e 2015 (trovò il tempo anche per un omaggio alla tomba di Pasolini a Casarsa), a Grado nel 2010.
Questa volta ha dichiarato di voler «ripercorrere gli itinerari di Svevo, Rilke, Joyce, Saba». Ed è stata di parola, arrivando con anticipo, sabato, prima tappa il pranzo alla Pizzeria Bianco di via Diaz. Verso le 22 scrive sul suo account Instagram «This is Trieste at night», questa è Trieste di notte, postando una foto di via dei Capitelli. «13 ore di volo da Buenos Aires a Francoforte. Un altro volo fino a Venezia e altre due ore di macchina»: così descrive il viaggio che l’ha portata a Trieste. Sabato sera ha cenato all’Arcoriccardo, in uno degli angoli più nascosti e suggestivi, tra Piazza Barbacan e l’Arco di Riccardo: oltre a una foto con il titolare, lo chef Luca Gioiello, la Smith gli ha lasciato una dedica ringraziando dell’ottima cena e, prima della firma, il suo motto: “People have the power”.
Ieri mattina, ancora su Instagram una foto con la vista dall’Hotel Savoia, una – sempre dall’alto – con il dettaglio del Molo Audace e una con il libro che sta leggendo “Confessions of Zeno”, una traduzione del capolavoro di Svevo.
«Questa mattina a Trieste – scrive –. Una nebbiosa domenica libera. Il giorno ideale per leggere e scrivere. E più tardi, ripercorrere le tracce di chi è passato di qui prima di noi. Confesso di essere un po’ stanca per il lavoro e per il viaggio, ma comunque mi sento molto ispirata da questa melanconica città di mare». Ieri pomeriggio ha camminato per due ore tra rive e centro, tra le tappe che si è ripromessa: il sentiero Rilke e il castello, la libreria Saba.
Da qui ha voluto far partire questa tranche del tour italiano “Words and Music”, in duo con Tony Shanahan (dal 1996 la accompagna al basso e qui alle tastiere e chitarra). Uno spettacolo intimo, in cui le parole sono in primo piano, con largo spazio all’improvvisazione, scegliendo la scaletta all’ultimo momento.
La storia dell’artista americana è legata a nomi come quello di Bruce Springsteen, autore di uno dei suoi brani di maggior successo commerciale “Because the Night”, o Bob Dylan, che l’ha incaricata di ritirare il suo Nobel nel 2016. Con l’Italia il legame è forte: restano nella storia i concerti a Bologna e Firenze nel ’79. Molti conoscono i duetti con Irene Grandi, Francesco Renga, Casa del Vento, Marlene Kuntz, Noemi, Raffaella Carrà, Riccardo Cocciante, Piero Pelù, ma non tutti sanno che nel 2012 ha registrato una cover di “Io come persona” di Giorgio Gaber, tradotta in inglese come «I as a person». E dopo aver ricevuto una laurea honoris causa all’Università di Parma nel 2007, giovedì riceverà lo stesso riconoscimento a Padova. —
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