Paolo Gallina: «I robot saranno nostri alleati per liberarci dall’ultima sigaretta di Zeno»

Il docente dell’Università di Trieste presenta le “macchine anti-edonistiche”. Ci aiutano ma limitano la nostra libertà
Paolo Gallina
Paolo Gallina

TRIESTE Era gennaio 1921, esattamente 100 anni fa, quando a Praga è andato per la prima volta in scena lo spettacolo Rossum Universal Robots (RUR) di Karel Čapek: dramma fantascientifico che ha segnato il debutto dei robot. O almeno della parola robot. È stato infatti il drammaturgo e scrittore ceco, insieme al fratello Josef, a coniare il termine “robota” per indicare macchine create per liberare noi umani dal fardello dei lavori pesanti e ripetitivi. Nella lingua dei Čapek, infatti, “robota” significa lavoro forzato. Un secolo dopo i robot sono effettivamente fra noi e ci hanno sostituito nelle catene di montaggio (e non solo) liberandoci dai lavori più pesanti e rischiosi.

Ma in futuro potranno liberarci anche dalle tentazioni? Per esempio, dell’ultima sigaretta (alla Zeno Cosini di Svevo...), dell’irresistibile spuntino di mezzanotte o dell'ennesima partita a carte?

Università di Trieste: il robot-pittore in azione


Paolo Gallina non lo esclude, ma il professore di robotica dell’Università di Trieste ne evidenzia il paradosso di fondo: «Per liberarci dei nostri istinti più deleteri, come quelli che alimentano le dipendenze, dovremmo accettare macchine che, di fatto, limitano la nostra libertà. In altre parole, consapevoli di un nostro deficit di volontà e autocontrollo, per liberarci dal giogo di un vizio dovremmo accettare di delegare la nostra volontà alle cosiddette macchine anti-edonistiche».

Proprio questo paradosso del processo di simbiosi con le macchine è al centro del suo nuovo libro: “Un robot per vincere le tentazioni” (Edizioni Dedalo, 2021). E anche se potrebbe sembrare assurdo voler investire energie per realizzare, consapevolmente, macchine specializzate nel limitare la propria libertà di soddisfare i propri desideri, Gallina sottolinea che in fondo siamo sempre stati consapevoli dei limiti della nostra forza di volontà e per questo abbiamo cercato di porvi rimedio. Ci ricorda infatti le avventure di Ulisse che preventivamente si fa legare all’albero della nave per non cedere poi alle lusinghe delle sirene. Una sorta di strategia anti-edonistica ante litteram.

Trieste, la "mano" di Busker, il robot che dipinge
Busker, il robot pittore


Professore, ma cosa sono le macchine anti-edonistiche?

«Sono sistemi che impediscono a un utente di provare un piacere immediato in virtù di un beneficio più a lungo termine. Si tratta di una linea di ricerca relativamente nuova, ma gli esempi di prodotti che adottano questa strategia sono innumerevoli: si pensi allo smalto dal sapore amaro per impedirsi di mangiucchiare le unghie o alle app che bloccano l’accesso a internet per frenarne l’abuso».



Parliamo dunque di dispositivi progettati per boicottare i nostri istinti, come il contenitore temporizzato che in molti abbiamo visto nel docufilm “The social dilemma”: una volta chiuso, in pratica, si apre solo al termine del conto alla rovescia impostato dal timer.

«Il contenitore temporizzato è un elettrodomestico a metà tra un comune contenitore per alimenti e una cassaforte a tempo per evitare di cedere ai peccati di gola. In pratica, per chi fa fatica a resistere alle tentazioni, è un impedimento a un piacere immediato (l’abbuffata notturna) a beneficio della salute. A questi sistemi piuttosto semplici si affiancano dispositivi elettronici che agiscono da Grillo parlante se ci si lascia andare ad attività indesiderate, come i braccialetti che erogano un “pizzicotto” elettrico. E non è da escludere che in futuro robot veri e propri assolveranno a questa funzione».

È plausibile quindi immaginare sistemi domotici collegati alle app che monitorano la nostra attività fisica o i chili sulla bilancia e bloccano l’accensione della tv o l’apertura del frigo?

«La tecnologia progredisce senza sosta e i sistemi domotici che controllano le infrastrutture di casa potranno implementare moduli antiedonistici. Io sono convinto che dove c’è una forte esigenza sociale prima o poi il mercato arriva. Di fatto, a certi livelli la mancanza di autocontrollo può creare disagio, fisico, sociale, economico: si pensi all’obesità o alla dipendenza dal gioco d’azzardo. E come racconto nel libro, ci sono già diversi esperimenti in corso relativi all’uso di certi dispositivi per contrastare le dipendenze».

Lei stesso ha smesso di mangiarsi le unghie grazie a un marchingegno.

«Sì, io stesso ho realizzato una sorta di gomitiera imbottita di elettronica che mi faceva sembrare uno di quei cyborg dei film di fantascienza. Ebbene, quando la mia mano si avvicinava alla bocca lanciava l’allarme, producendo un fischio stridulo e fastidioso: era dunque una macchina antiedonistica, che mi impediva di soddisfare quell’insensato ma concreto desiderio di mangiucchiare le unghie».

Professor Gallina, ma è etico delegare la nostra volontà a una macchina?

«Il fine giustifica i mezzi? Le macchine anti-edonistiche sono strumenti adeguati per combattere i nostri istinti? E sono sufficientemente mature da essere usate per ridurre dipendenze gravi? Sono grandi questioni su cui nel libro invito a riflettere. La coercizione, per definizione, contrasta con un diritto fondamentale: la libertà. Ma in alcuni casi, soprattutto quando è l’utente stesso a invocarla, può essere un’ancora di salvezza? Difficile prevedere cosa ci riserverà il futuro, ma il processo di tecnosimbiosi è iniziato». —


 

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