Paolo Baldini con “DubFiles” al Miela la tecnologia è live

«Con i DubFiles porto sul palco la figura del produttore come fosse un musicista e quindi un artista a tutti gli effetti»: Paolo Baldini, dopo dieci anni come bassista dei pordenonesi B.R. Stylers, nel 2006 entrò negli Africa Unite e da lì si è affermato come produttore di grande talento, per gli Africa stessi, Tre allegri ragazzi morti, Appino. Si cimenta con tanti generi (ha collaborato anche con Jovanotti) ma il suo pallino resta il dub, e dal 2014 porta avanti il progetto solista DubFiles, oggi alle 21.30 protagonista dell’ultimo Miela Music Live del 2019.
«Propongo lo spettacolo dei DubFiles che consiste nell’esecuzione di brani dal multitraccia – spiega l’artista pordenonese – con me ci saranno due cantanti: Andrew-I e Forelock degli Arawak, il tutto con il supporto di un soundsystem locale, i Rockers Dub Master, il repertorio pescherà dai DubFiles, qualche versione dub dei Mellow Mood e qualche inedito in uscita nel 2020».
Manca da un po’ dai palchi triestini?
«L’ultima volta avevo suonato all’Ausonia, sono passati un po’ di anni. Le occasioni non sono tante, anche se il pubblico appassionato al genere c’è. Sono sempre contento di tornarci, è la città d’origine di mia mamma, oltre che il luogo più caloroso della regione».
Come è diventato produttore?
«È un’attività che ho portato avanti parallelamente a quella di musicista, già con i B.R. Stylers l’unico modo per pubblicare era autoprodursi e quindi sono stato abituato a occuparmene. All’epoca non avrei mai pensato di sviluppare tale abilità per produrre terzi, era finalizzato al lavoro con la mia band. Ma da subito mi è sembrata un’attività non dico facile ma confacente».
Che competenze servono?
«Controllare le tecnologie ma anche avere a che fare con gli artisti e le collettività, ho sempre avuto empatia, sono un bravo motivatore e produrre vuol dire mettere gli artisti nelle condizioni di credere nelle proprie possibilità, dare il meglio. Dal 2013, quando sono uscito dagli Africa Unite, ho ampliato le mie qualità di produttore e sono riuscito a portare questa attitudine nel live».
I dischi dei Dubfiles?
«Nel 2014 è nata La Tempesta Dub e ho pubblicato il primo, che era la raccolta ufficiale di operazioni live in studio, anche se avvenivano a porte chiuse, condividevamo i video su YouTube ed era una possibilità di avere un pubblico senza muoversi da casa; il secondo “DubFiles at Song Embassy, Papine, Kingston 6” è registrato in Giamaica».
A cosa sta lavorando?
«Sto finalizzando un lavoro di Dan I, abbiamo un progetto che si chiama Dolomites Rockers che uscirà a brevissimo per la Tempesta Dub, sto collaborando con la Pressure Sounds, provini dei Mellow Mood e Forelock…».
Nuovi talenti scoperti in regione?
«I friulani Young Tree prodotti da Madaski, e poi il progetto elettronico di Ioshi (ex batterista dei Mellow Mood) con il cantante dei Catch a Fyah. Ho lo studio in campagna, a San Foca in provincia di Pordenone ma in realtà qui esco poco, e quando lo faccio vado lontanissimo. È una fortuna potermi dividere tra studio e live, sarebbe difficile vivere solo una delle dimensioni, in studio stai in famiglia ma ti perdi l’essenza dell’incontro con il pubblico e ho bisogno di entrambi». —
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