Ospedali psichiatrici la fine di un incubo raccontata a Trieste
di MARY B. TOLUSSO
Basaglia. Trieste. L'impedimento di ogni costrizione. Quasi una formula matematica per dire le azioni che hanno permesso il superamento delle grandi istituzioni psichiatriche del nostro paese. E allora perché non celebrare proprio qui anche la chiusura degli ultimi Opg (ospedali psichiatrici giudiziari), che avverrà a breve, e in modo definitivo.
Trieste celebra l'evento con il convegno "Opg: fine della storia (1876-2017). Il completamento della deistituzionalizzazione in Italia a 38 anni dalla legge 180", previsto oggi (dalle 18) nella sala del Consiglio Regionale Fvg e domani (dalle 9) al Teatro Franco e Franca Basaglia. Le istituzioni regionali aprono le loro porte con un incontro a cui parteciperanno operatori, politici, giuristi e magistrati, come il senatore Franco Corleone che chiude il suo mandato quale Commissario straordinario al superamento degli Opg. Si potranno anche osservare i volti degli "esclusi" con la mostra dedicata ai disegni di Roberto Sambonet, ritratti di internati nei manicomi brasiliani dal titolo "I volti dell'alienazione".
Intorno alle Rems (Residenze per l'Esecuzione delle Misure di Sicurezza) sono previsti la maggior parte degli interventi, con una rinnovata attenzione alla "questione psichiatrica". E ai suoi paradossi.
«Mentre oggi si chiudono gli Opg con i loro orrori - dice il direttore del Dipartimento di salute mentale triestino Roberto Mezzina - domani ci chiediamo cosa siano queste Rems e cosa ci sia oltre». Potrebbero emergere insomma tutta una serie di contraddizioni: «Da un lato si celebra questa chiusura, dall'altro si apre uno scenario che richiede molta sorveglianza civile, democratica e scientifica».
Non mancano tra l'altro le resistenze, come quella di Barcellona Pozzo di Gotto, oltre alla struttura lombarda di Castiglione delle Stiviere che, a quanto pare, ha solo cambiato il cartello d'ingresso. Il Friuli Venezia Giulia invece fa una scelta coraggiosa, grazie a un lavoro di collaborazione tra i diversi piani politici, tecnici e giudiziari. «E qui a Trieste porta e cancello aperti - dice Mezzina - con il divieto di lasciare la struttura, massimizzando l'intervento terapeutico e i rapporti con la comunità circostante».
Insomma l'obiettivo è, per quel che possibile, di evitare gli ergastoli bianchi, pur mantenendo una costante valutazione sulla pericolosità dell'individuo. Ogni caso naturalmente è personalizzato: «Questa regione per esempio ha uno strumento importante come il budget salute con cui centri di salute mentale, enti locali e servizi sociali lavorano insieme».
Ma il tema portante del convegno sarà: perché una persona con disturbo mentale deve essere messa in un posto speciale? E perché non deve invece rispondere, sia pure con limitazioni della pena, a un percorso normale di tipo giudiziario con un sostegno dei servizi? In fondo è la «non imputabilità per vizio di mente», associato all'ipotesi di pericolosità sociale, che crea questo percorso esclusivo di misure di sicurezza: «È ciò che stabilì il codice Rocco negli anni'30, ma è ancora valido, e noi dicia. mo che è un aspetto che va superato. Anche nel sistema legislativo».
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