Ornella Vanoni sul set a Trieste è Cecilia di Roveredo
TRIESTE “Ballando con Cecilia” (Bompiani), il romanzo di Pino Roveredo diventa un film. E a interpretare il ruolo della protagonista sarà Ornella Vanoni, legata da profonda amicizia con lo scrittore, ma non è questo il punto. La Vanoni infatti agli albori della sua carriera è stata un’attrice, con Strehler a teatro, con Tognazzi al cinema, per cui il suo sarà, casomai, un ritorno a questa forma d’arte.
Cecilia ha una lunga storia, una storia vera, una delle prime esperienze che Pino Roveredo ha fatto all’ex Opp: «Quando ho smesso di lavorare in fabbrica – dice – un’amica mi consigliò di andare come volontario al Padiglione I dell’ex Opp. Lì trovai una quindicina di anziani ma l’unica con cui non riuscivo a comunicare era Cecilia che a ogni mio tentativo mi mandava a quel paese. Sono riuscito nell’impresa della conquista solo regalandole una cioccolata. Da lì nacque il nostro grande amore, lo dico da anni, è stato davvero un grande amore, lei aveva 95 anni, io 35 e mi ero innamorato d’affetto. Abbiamo passato un bellissimo periodo in cui le raccontavo tutto quello che si era persa in sessant’anni di manicomio come per esempio l’allunaggio, e lei mi diede del matto. O un’altra volta ancora, quando le dissi che oramai la medicina era riuscita a realizzare dei trapianti di cuore lei mi rispose: “Ma con il cuore nuovo ci mettono anche l’amore?”. Questa era Cecilia».
Da questo rapporto nasce il romanzo?
«Esattamente, Cecilia era ancora viva quando lo pubblicai ma non l’avevo messa al corrente perché sapevo che non le sarebbe interessato, almeno finché un giorno un infermiere, passandoci accanto, le ha detto: “Cecilia, Cecilia te sa che Pino ga scrito un libro su de ti” e lei, sempre con la più grande naturalezza gli rispose: “Go sempre dito che Pino xe inteligente”».
Poi c’è stata la pièce teatrale con Ariella Reggio e ora il cinema. Com’è nato questo nuovo progetto?
«Nasce sei anni fa, paradossalmente a Milano. Stavo parlando a un convegno , il tema era “La strada”, c’erano vari personaggi tra cui, in prima fila, Ornella Vanoni. Ricordo che mentre parlavo lei era visibilmente emozionata, si mise a piangere e una volta finita la conferenza mi venne incontro e si mise a cantare uno dei suoi pezzi storici, “Mi sono innamorata di te”, mi chiese da dove venivo, chi ero. Da lì nasce il nostro rapporto di amicizia. Lesse tutti i miei libri e si innamorò di Cecilia. Mi disse appunto che voleva tornare a fare cinema e che avrebbe voluto interpretare proprio questo personaggio. Contattò quindi il regista Roberto Minin, conosciuto più in America che in Italia e in questo modo ha iniziato a svilupparsi l’idea del film. Siamo quasi pronti, ci manca solo il contributo di Rai Cinema, dopo di che si inizia a girare, credo tra novembre e febbraio».
Con Ornella Vanoni quindi nel ruolo della protagonista…
«Appunto, Ornella in passato ha già recitato, non molto per il cinema, più per il teatro. Ho visto delle vecchie cose dove ha lavorato con Strehler e un film, semisconosciuto, dove ha recitato con Ugo Tognazzi e devo dire che è bravissima, una vera attrice anche se la maggior parte del pubblico non conosce questo aspetto della sua carriera artistica. Per cui riesco a immaginarla molto bene nel ruolo di Cecilia».
Pare adatta anche come temperamento, passionale, volitiva.
«Sì infatti, Ornella ha i “temporali” come aveva Cecilia. Cecilia era imprevedibile. Ricordo ogni tanto, quando si andava a prendere il caffè, lei iniziava a battere i piedi per terra, in maniera violenta, per dirci infine che lo faceva solo per sentire se era ancora viva. Insomma aveva un bel carattere, come Ornella».
Il cast è già stato scelto?
«Ci sono state diverse proposte. All’inizio per il ruolo maschile si pensava ad Antonio Albanese. Poi Elio Germano, di cui io sostenevo assolutamente la causa. Un’altra proposta è stata quella di Fabrizio Gifuni. Infine si è deciso per Filippo Timi, un attore davvero valido. Naturalmente per i ruoli minori il cast sarà formato dai nostri attori locali».
Ha scritto lei la sceneggiatura?
«All’inizio ho lavorato con Roberto Minin, poi l’ho completamente riscritta perché volevo fosse il più fedele possibile al romanzo che nasce come una storia d’amore e di affetto, senza retorica o patetismi, perché sarebbe facile giocare sui temi della follia. Io non voglio questo, bensì in primo piano ci deve essere la bizzarra e affettiva relazione tra Cecilia e il suo assistente».
Lo girerete a Trieste?
«Certo. Gli esterni per lo più si svolgeranno al parco di San Giovanni, però saranno sfruttati anche alcuni angoli della città come per esempio via Diaz, quando ancora veniva chiamata Via della Sanità, lì dove Cecilia faceva la commessa alla pasticceria Penso. Ci saranno poi delle riprese anche in Croazia, terra d’origine della mia protagonista, tra l’altro la Croazia ha contribuito alla produzione».
Quale sarà il valore aggiunto di questo testo al cinema?
«Direi che nella sceneggiatura cinematografica ho dato più risalto ai sentimenti. Al fatto che noi tendiamo a cancellare il potenziale di sentimenti di queste persone, mentre sono individui che traboccano di umori, gioie, dolori, anche se non hanno un palco per dimostrarlo. Soprattutto sono frontali, sinceri, non mentono. Al Padiglione I, per volontà di Basaglia, ci si abbracciava come primo saluto e io ricordo che ho imparato ad abbracciare proprio lì. E tutt’ora l’abbraccio, soprattutto nel mondo del disagio, è una cosa straordinaria, apre strade inimmaginabili». —
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