Nuvolari da mito nella Mille Miglia del ’48

Oggi e domani l’ultimo film del regista Zangardi, scomparso da poco

Esce in due sole giornate, oggi e domani al cinema The Space di Trieste e Pradamano, “Quando corre Nuvolari”, ultimo film del recentemente scomparso Tonino Zangardi, in cui rivive sul grande schermo il mito del leggendario pilota Tazio Nuvolari. Seduto di fianco al “Nivola” (interpretato nella fiction da Brutius Selby), nei panni del copilota Sergio Scapinelli, c’è il triestino Enrico Bergamasco, attore di cinema di formazione teatrale, attualmente impegnato in diversi laboratori per gli alunni delle scuole del Friuli Venezia Giulia e residente a Pordenone. Nel cast, troviamo anche il nome di Alessandro Haber, Linda Messerklinger e Edoardo Purgatori.

«Scapinelli - racconta Bergamasco - era un meccanico di aerei e lavorava per Enzo Ferrari. Fu il commendatore in persona a volerlo al fianco di Nuvolari alla Mille Miglia del 1948, la gara che lo ha consacrato nel mito. «Questo qui, disse Ferrari a Nuvolari, ha fatto più di cento ore di volo, ha fatto la guerra, è stato sotto i bombardamenti. Non ha certo paura di uno come te. Vai con lui, Sergio è un uomo senza paura». All’epoca la salute di Nuvolari era già malferma, in più aveva perso prematuramente entrambi i figli e questi eventi tragici lo avevano reso ancora più taciturno e ombroso del solito. Scapinelli in un’intervista ha raccontato che non parlava mai. Ma aveva ha bisogno di salire in macchina, di stare in pista. Voleva perfino morire in pista, lo sapevano tutti. Scapinelli, che doveva correre con lui, diceva a Ferrari: “Ma lei lo sa che io ho moglie e figli e Nuvolari cerca la morte in corsa?”. Invece quella corsa fu un trionfo. E Nuvolari morì qualche anno dopo nel suo letto, a casa sua».

Quella gara memorabile, la Mille Miglia del 1948, ha un ruolo determinante nello sviluppo del film. È qui che ha inizio il suo racconto. Con un Nuvolari ultracinquantenne, che conduce tutta la corsa in testa fino a pochi chilometri dal traguardo. Quando i giochi sembrano fatti, però, viene tradito dalla sua Ferrari 166 SC, che lo abbandona dopo aver perso il cofano del motore a Gualdo Tadino. Un bambino lo recupera e conserva quel prezioso cimelio per anni, nascosto nel casale del nonno. Fino al giorno in cui, ormai adulto, Mario (Haber), si mette in viaggio verso Mantova per riportare quel cofano rosso nella città che ospitò il campione fino alla fine dei suoi giorni, raccontando al nipote la vita di Tazio Nuvolari: l’amore per la velocità e per una donna, Carolina, gli amici e i rivali, l’amante segreta, il rapporto con Enzo Ferrari, l’incontro con Padre Pio, i tanti ostacoli che la vita gli ha imposto. Un lungo flaskback con filmati dell’epoca, l’alternanza di bianco e nero e colori, e il racconto di una vita vissuta al massimo, con il piede sempre premuto sull’acceleratore e senza mai frenare, mai, neanche in curva. «Anche se breve, è stata una bellissima esperienza – conclude Bergamasco -. Ho interpretato un piccolo ruolo e quindi non ho avuto modo di instaurare un vero rapporto con Zangardi, ma conserverò ancora a lungo il ricordo della sua grande umanità, della professionalità e di una sensibilità come poche. È un progetto a cui lavorava da anni, con un budget ristretto. Ma ha dato la possibilità di lavorare a tanti attori emergenti, bravi ma ancora non affermati. E questa è una cosa che non scorderò facilmente. La sua scomparsa è stata un fulmine a ciel sereno».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo