Nucci, gli antichi e l’abisso di Eros «Per amarsi è necessario tradirsi»



«Dei! – invoca Achille sulla piana di Troia – quale sguardo di questa morente mi ha colpito?». L’eroe greco ha appena colpito a morte Pentesilea, la regina delle Amazzoni, e ne rimane folgorato. È attraverso gli occhi che scorre impetuoso l’amore. Lo spiega Matteo Nucci in “L’abisso di Eros. Seduzione (Ponte delle Grazie, pagg. 283, euro 16,80). La lama di Achille entra nel petto dell’Amazzone insieme a eros: seducendo, lei viene sedotta. L’amore è reciprocità perché, presi da eros, ci sentiamo morire.

Molti autori stanno indagando i miti greci in cerca di risposte antiche e perciò eterne sul nostro patire. Solo chi sa abbandonarsi, può salvarsi. C’è un momento in cui bisogna arrendersi, se si vuole amare. Perché Eros, come ritenevano gli antichi greci, è un dio e niente possiamo contro di lui. Elena fu rapita dalle parole e dallo sguardo di Paride; la magia dell’amore ci priva della volontà, lo sosteneva già Gorgia.

Ad Atene, all’epoca di Solone, fu promulgata una legge che stabiliva la pena di morte per chi seduceva la moglie altrui, mentre a chi aveva preso una donna con violenza veniva comminata soltanto una pena doppia del danno arrecato. Si riteneva che coloro che seducevano usando la persuasione corrompessero l’anima, la quale invece rimaneva libera nella violenza fisica. Una pena spiegabile dal fatto che proprio in quel periodo storico si andava affermando la seduzione dell’anima collettiva attraverso la persuasione politica.

Senza inganno non c’è seduzione. Saggio è chi ne è consapevole e accetta l’inganno. Mentre coloro che rifiutano i doni di Afrodite, la dea dell’amore, per rimanere vergini e liberi finiscono per immolarsi alla dea vergine Artemide, la divina cacciatrice. E cos’è la caccia se non tentativo di conquistare, sedurre?

La prima fase della seduzione è lo squarcio, la ferita d’amore. Il cacciatore sa che deve ingannare la preda, come scrisse già Roberto Calasso in “Il cacciatore Celeste” (Adelphi), per riuscire a colpirla. Il seduttore è sempre un ingannatore. Il primo fu il dio Apollo che con il suo arco d’amore cacciò molte ninfe.

L’amore porta anche sensazioni di meraviglia, spaesamento, tremore. Ma non sempre alla seduzione segue l’amore, questo avviene quando si rincorre solo la bellezza corporea. Infatti Afrodite tradisce lo sposo zoppo Efesto con il prestante Ares, ma alla fine si domanderà se quello che è accaduto non sia stato solo un rapporto limitato come mai eros può essere. E non lascerà Efesto.

Quando due sposi si tradiscono, dietro c’è il sogno di una perfezione che non esiste, spiega Nucci. Chi è tradito non può cercare rifugio nell’attesa. Deve impugnare le armi e lottare, come fece Menelao per riconquistare Elena. «Per amarsi è necessario tradirsi, insomma – conclude sorprendentemente Nucci. - Lasciarsi prendere dall’ira e dall’orgoglio. Salvare la propria dignità. Eppoi rincorrersi». Una bella soluzione che offre il mito per combattere i rapporti simbiotici che sono di una noia mortifera. —



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