Niccolò e Tommaso, il mondo di carta dove la nonna stava dietro la cassa

TRIESTE. Dopo aver girato tra capi di abbigliamento, accessori di vario tipo e manichini vestiti, si sbuca improvvisamente tra i libri. Salire con la scala mobile al terzo piano del negozio di viale XX Settembre è quasi un atto catartico: si abbandona la frenesia e la filodiffusione di un grande magazzino per trovare una sorta di salotto stipato di volumi che offre anche la possibilità di una sedia o di un divano. Ma a differenza della maggior parte delle librerie, qui l’ambiente non è raccolto o angusto, lo spazio è vasto e comodo, millecinquecento metri quadrati in cui i vari generi letterari sono divisi e spalmati con ampio respiro.
La Lovat ha aperto poco più di dieci anni fa a Trieste, nell’ottobre del 2009, a ridosso della Barcolana. Prima libreria a rispettare un orario continuato e prima libreria in città a ospitare al suo interno un bar. La perplessità dell’amministrazione comunale si manifesta subito. Come ricorda la titolare Carlotta Borghi, dal palazzo di piazza Unità dapprima arriva un secco “No se pol”, poi ridimensionato una volta che il progetto, sul momento ritenuto azzardato, viene capito e accolto. Ma tutto quello spazio, i tavolini del bar, le sedie per le presentazioni e le conferenze destabilizzano un po’ anche i triestini.
Nei primi tempi numerosi ragazzi e studenti scambiano la libreria per una biblioteca o una sala di lettura, aprono volumi sigillati nel cellophane, leggono, qualcuno si porta addirittura la merenda o il pranzo da casa. Carlotta Borghi ci ride su: in realtà la risposta della città alla proposta di una libreria concepita in maniera così innovativa è ottima fin da subito.
A Villorba, vicino a Treviso, da cui proviene la famiglia del marito, i Lovat, si lavora in libreria fin dal 1969: dell’88 è la prima sede di concezione moderna, ingrandita e trasformata nella sede attuale nel 2008. E adesso si arriva alla terza generazione di librai: i figli di Carlotta, Nicolò e Tommaso, hanno rispettivamente trentadue e vent’anni. Per loro si tratta, letteralmente, di una vita passata in mezzo ai libri. «Io e mio fratello siamo nati in mezzo a un mondo di carta, afferma Nicolò Lovat, e abbiamo sempre vissuto nell’ambiente della libreria sia in maniera diretta, standoci per delle ore fin da molto piccoli, che in maniera indiretta, cioè la sera quando qualche scrittore veniva a trovare i genitori e i nonni».
Un caro amico del nonno era Mario Rigoni Stern, a legarli il luogo di nascita, quell’altopiano di Asiago incantevole da un punto di vista naturalistico e pregno di storia per le trincee e i sacrari militari della Grande Guerra. Ma i ricordi dei due giovani librai comprendono anche Alessandro Marzo Magno, Andrea Molesini, Mauro Corona e Claudio Magris, senza dimenticare autori stranieri come Joe R. Lansdale grazie a cui fiorisce la passione, da lettori, per i gialli e i romanzi grotteschi e macabri.
Se Nicolò ha studiato alla Scuola per librai di Venezia e poi si è specializzato a Orvieto, Tommaso ha conseguito un diploma nel settore alberghiero ed è lui a occuparsi adesso del bar della libreria triestina. Un’altra pedina importante di questa azienda di famiglia è Paola De Val, direttrice commerciale, indispensabile nella sede di Villorba come in quella di Trieste. Conferma anche lei che in dieci anni il bilancio è ottimo in viale XX Settembre.
Riprende Nicolò Lovat: «Pensavamo che Trieste fosse una città ricettiva per un tipo di libreria così come la intendiamo noi, ovvero un luogo di convivenza culturale, uno spazio insolito, dalla grande metratura, impossibile da realizzare a un piano terra in centro città. Il negozio al terzo piano permette costi contenuti e ambienti che possono adattarsi al mondo del libro che piace a noi. Certo, si trattava in ogni caso di un rischio. Ma i risultati sono stati più che positivi ancora prima dei tempi previsti».
Punto di forza della libreria è senz’altro il settore delle proposte per l’infanzia: bambini e ragazzi sono da sempre il target principale dei Lovat. Lo spazio per i più piccoli è differente a cominciare dai colori con cui sono dipinte le pareti: si chiama Carta Straccia ed è, di fatto, una libreria nella libreria. A disposizione una quantità davvero notevole di libri da toccare, sfogliare, annusare e ogni sabato mattina un appuntamento fisso per le famiglie con scrittori, illustratori, professionisti ed esperti del mondo dell’infanzia. Tommaso Lovat racconta: «Non ricordo, fino ai tredici anni, un solo pomeriggio che non abbia passato nella libreria a Villorba nel grande reparto per bambini, credo di aver letto tutti i libri che c’erano, sempre attaccato alla cassa in cui stava mia nonna».
E il pubblico triestino? Su questo punto tutti i librai della Lovat sono concordi: è un pubblico estremamente esigente. Le statistiche parlano di Trieste come della prima città in Italia, tolti i grandi centri, per consumo culturale in valore assoluto. Il problema era capire come interagire con questo pubblico e loro ci hanno provato uscendo dagli schemi e proponendo un luogo in cui le persone si trovano bene e vengono incuriosite dai libri e dalla socialità, grazie anche a un’offerta che si diversifica dal mondo on-line.
I titoli più venduti? Senza dubbio gli autori locali e i libri che parlano di Trieste, molto più che in Veneto. Il settore locale ha destabilizzato i Lovat: loro avevano costruito una libreria secondo gli standard divisi per generi ma il settore locale qui ha un’incidenza fortissima e la città è molto attratta dai testi che la riguardano. Conclude Nicolò Lovat: «Gli autori di Trieste e i libri focalizzati sul territorio sono il motore trainante delle vendite, è qualcosa che a livello nazionale non ha concorrenti».
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