Nelle foto del Porto vecchio rivive “La forza del silenzio”

Nel nuovo libro di Antonella Caroli  le immagini di Giorgio Manikosa dedicate ai magazzini dell’antico scalo

I fantasmi del Porto vecchio da tempo, e in varie forme, parlano ai triestini, ricordando quanto valgano le memorie legate a quei ruderi e quali straordinarie opportunità possano rappresentare per il futuro della città.

Tra le personalità più attive e impegnate nella salvaguardia e valorizzazione dell’eccezionale compensorio c’è senza dubbio Antonella Caroli, ispettore onorario del ministero del Beni culturali per la sezione archivi, già direttore dell’Istituto di cultura marittimo portuale e del polo museale del Porto di Trieste, non chè già segretario generale dell’Autorità Portuale (dal 2000 al 2004). Insomma una studiosa che alla storia e al destino dell’antico scalo marittimo ha legato una buona fetta della propria attività e della proppria vita. Ora, assieme al bravissimo fotografo triestino (ma residente a Stoccolma) Giorgio Masnikosa, Caroli dedica un nuovo libro al “suo” porto, con l’intenzione, una volta di più, di far sentire “La forza del silenzio” - questo il titolo del volume - che promana da “I magazzini del Porto vecchio di Trieste”, come spiega il sottotitolo (Ed. Masnikosa Förlag, pagg. 220, euro s.i.p.).

Se nel volume Antonella Caroli fa rivivere voci e volti del porto attraverso stralci del suo diario e brevi racconti in cui si animano personaggi alle prese con archivi ritrovati, giorni segnati dal lungo decadimento delle strutture e sogni di riscatto, sono le immagini di Masnikosa a restituire con efficacia appunto la “forza del silenzio”. Vagando tra i ruderi dei magazzini l’obiettivo del fotografo si ferma sugli spazi vuoti, sui vecchi cartelli, scopre carrelli abbandonati, indaga sale deserte e scova rimasugli di un tempo frenetico dove pulsava il cuore produttivo di Trieste. Nelle sfumature sgranate del bianco e nero in cui risalta il volto rugginoso e spettrale del porto, Maskinosa coglie quell’anima di frontiera che esprime sempre la cittadella fantasma del Porto Vecchio.

E per ricordarci l’opportunità di un futuro da sfruttare, ecco che nell’ultimo capitolo del libro l’occhio si sposta ad Amsterdam: qui, sempre con il commento della Caroli, le suggestive immagini, stavolta a colori della Speicherstadt, la città dei magazzini portuali che dal 5 luglio è diventata ufficialmente patrimonio mondiale dell'umanità dell'Unesco, ci dicono cosa potrebbe diventare - almeno in parte - il Porto vecchio di Trieste se la città fosse capace di sfruttare e valorizzarne appieno le sue potenzialità.

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