Nella rete delle notizie fasulle gli “scivoloni” sono evitabili

Domenica 12 febbraio alle 18 al Caffè San Marco il libro della giornalista Barbara Sgarzi: «Il web rincorre la velocità Chi scrive deve fare da filtro. La stampa è stata dichiarata morta troppo in fretta»

TRIESTE Il web prima e i social media poi (dove per diventare editore basta aprire un account Facebook) hanno travolto il mondo del giornalismo cambiando le regole del gioco. Per non naufragare in un mare di dati, Barbara Sgarzi, giornalista, blogger e docente di Social Media alla Sissa, ha approntato una guida per giornalisti e professionisti della comunicazione, “Social Media Journalism” (Apogeo, con prefazione di Ferruccio de Bortoli), che sarà presentata domenica alle 18, al San Marco. Dialogherà con l’autrice Enrico Marchetto, presidente di Trieste Città Digitale e project manager di Discover Trieste.

«Il libro, ideale prosecuzione dell’ebook del 2012 “Twitter, news e comunicazione” - anticipa l’autrice - descrive tutte le piattaforme disponibili per i giornalisti o, meglio, i produttori di contenuti. L’idea è dare spiegazioni tecniche su cosa sia una piattaforma social. È necessario però ragionare prima sulla strategia di comunicazione per poi adottare gli strumenti adeguati».

Il libro affronta un argomento di grande attualità, le fake news. «La storia del giornalismo è piena di notizie false rilanciate da giornali e tv, ma la rete ne ha decuplicato il rischio di diffusione a macchia d’olio con le condivisioni. Per arginare il fenomeno esistono strumenti gratuiti spesso sconosciuti agli stessi operatori dell’informazione: con un semplice clic si può verificare ad esempio se una foto è stata scattata effettivamente in quel luogo e in quella data o rimaneggiata successivamente».

«In Italia purtroppo, a differenza del mondo anglosassone, non c’è mai stata una grande tradizione di verifica attraverso il fact-checking e a questo problema culturale si affianca oggi quello degli organici ridotti e delle risorse economiche sempre più limitate che ha fatto sì che anche le redazioni di grandi quotidiani non si siano preoccupate troppo della qualità di quello che mettevano online, privilegiando la velocità».

« Con l’avvento del web - spiega Sgarzi - i giornalisti sono stati dichiarati morti troppo frettolosamente e allo stato attuale il loro ruolo ritorna a essere sempre più importante per fare da filtro. E a fronte di un web che ha rincorso solo la velocità, dopo un’ubriacatura di notizie senza controllo, si assiste oggi a un ritorno del Long Form Journalism, lento, approfondito e accurato, che pubblica online notizie lunghe anche 20mila battute e oltre. Ma che se fatte bene sono lette, eccome».

«Immaginate una piattaforma come Facebook: in Italia siamo in oltre 30 milioni di utenti del web, a Trieste 110mila e molti scelgono proprio Facebook come fonte di informazioni. Con numeri del genere - commenta Marchetto - il giornalista ha di fronte un’occasione unica per dar valore al proprio approccio alla notizia e alla verifica del fatto».

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