Nel bauletto di Biagio Marin un mondo di lettere inedite

A Grado un convegno sul poeta che promette molti spunti nuovi grazie al ritrovamento di materiale ancora tutto da studiare, dalla corrismondenza agli appunti, ad alcuni scritti autografi. Ne parla Edda Serra

C’è ancora molto da scoprire su Biagio Marin. Le carte certo non mancano, anzi, migliaia di lettere e documenti che attendono di essere esaminati. Le risorse del Fondo Marin della Biblioteca Civica di Grado sono inestimabili: «L’importante è arrivare a un riconoscimento della dignità e del valore di questo deposito, ma da un lato c’è un Comune che ancora non ha provveduto a dare un segno di riconoscimento ufficiale della proprietà degli ultimi documenti, così come non dà segno di acquisire la casa del poeta che potrebbe essere uno splendido museo o una residenza artistica».

A parlare è Edda Serra, un pilastro degli studi dedicati al poeta gradese. Proprio per mettere in luce la dignità del Fondo Marin è previsto giovedì 29 giugno il Seminario aperto al pubblico all’Aula Magna dell’Istituto Marco Polo di Grado (dalle 10.30). Nell’occasione sarà presentato anche un nuovo diario, curato da Ilenia Marin, grazie all’Archivio della Cultura Regionale dell’Università di Trieste: «Il diario risale agli anni 1950-1951, con un mio scritto in postfazione».

 

 

E questo diario cosa ci rivela?

«È un diario particolare, la parte dell’intimità famigliare è prevalente ed è molto bella la scoperta di questa dimensione domestica: l’amore per le nipotine, la fatica dell’organizzazione di casa, ma c’è anche il Marin degli anni’50 con pagine religiose e polemiche, oltre il ricordo di Falco, il figlio che aveva perso da poco».

A proposito di dimensioni famigliari, che mi dice della recente scoperta di un bauletto militare ritrovato in soffitta, contenente la corrispondenza di Pina Marini?

«È un bauletto preziosissimo, c’è appunto la corrispondenza tra Pina e Biagio Marin ai tempi del loro fidanzamento, oltre a tutta una serie di lettere con amici giuliani e toscani. Grazie a questo bauletto abbiamo uno spaccato più amplio e una serie di nuovi protagonisti. Ciò che è affascinante è come tutto abbia una prospettiva più intima, c’è insomma la visione personale di Biagio e Pina e questa è una cosa preziosa perché completa un ambiente che noi davamo per scontato di conoscere. Ci sono altri aspetti della loro relazione che vanno esaminati».

Per esempio?

«Bisognerebbe consultare Renzo Sanson che se ne occupa. Posso comunque dire che ne esce un rapporto molto interessante. A quei tempi erano due fidanzati che venivano, non dico a patti, ma dichiaravano molto apertamente cosa si aspettavano l’uno dall’altro e cosa si promettevano. È interessante proprio perché in questa corrispondenza possiamo ritrovare anche il riflesso della mentalità dei giovani di allora, soprattutto nella prospettiva di una vita condivisa. Sul “Bauletto di Pina” c’è lavoro per anni».

E infatti questo seminario sul Fondo Marin della Biblioteca Civica, mette bene in luce l’abbondanza e l’importanza dei documenti...

«Non so quanti siano davvero consapevoli dell’importanza di queste carte. Ho l’impressione che il tempo lavori distruggendo anticipatamente la possibilità di trasmissione. Il nostro compito è quello di mantenere viva una memoria. Il bauletto e il resto dei materiali fanno del Fondo Marin di Grado una cosa di importanza più che regionale. Perché tutto ciò riguarda non solo la storia di Biagio Marin, ma ci sono testimonianze di altri importanti intellettuali».

Come quella di De Vescovi?

«Tra gli altri, appunto, uno dei più rappresentativi triestini tra i vociani, germanista di altissimo livello nonché traduttore di Thomas Mann. E tuttavia la regione non ha mai dedicato uno spazio adeguato a De Vescovi, di cui sarebbe necessario uno studio approfondito per ricostruire (anche) il gruppo artistico triestino che aveva più credito a Firenze».

Quali saranno invece i temi del seminario?

«Ci sarà un momento in cui si richiamerà l’attenzione alle strutture precedenti del Fondo Marin, per esempio la biblioteca personale con i libri che risalgono al 1850, alcuni dei quali da lui commentati. Si porrà l’attenzione sui quaderni delle poesie, noi continuiamo a leggere solo le 400 poesie edite dall’antologia Garzanti che curai con Magris. Mi pare poco, quasi neanche il dieci per cento».

C’è anche la dimensione affettiva per le sue allieve.

«Di solito si parla delle allieve di Gorizia, ma in realtà ci sono state allieve anche a Trieste, per esempio la moglie di Stelio Crise. Alcune si innamoravano, intorno alla curiosità sulla capacità di Marin di fare innamorare le donne, c’è una risposta di una popolana di Grado molto semplice ed efficace: “Marin ci ha dato il senso della dignità della donna, cosa che i maschi in genere non fanno”. Tutte le allieve hanno mantenuto con lui un rapporto di viva riconoscenza, sia per il suo modo di fare lezione, sia per l’affetto che sapeva far nascere nelle persone».

Che poi non è che avesse un temperamento facile...

«Era un uomo irascibile, imprevedibile. Magari si arrabbiava di colpo, aveva uno scatto d’ira ma poi se ne liberava con una disinvoltura unica. Faceva subito bonaccia dopo la tempesta e il conversare con lui era simile ai cieli azzurri che sorgono dopo il temporale».

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