Nei ritratti di Goya tutte le inquietudini di un’epoca

LONDRA. La figura austera avvolta in un prezioso abito nero e il dito a indicare a terra la scritta «solo Goya», segno dell'amicizia con il grande pittore spagnolo: c'è anche la Duchessa d'Alba tra i protagonisti dei “Ritratti di Francisco de Goya y Lucientes (1746-1828)”, in mostra a partire dal 7 ottobre alla National Gallery di Londra. In un percorso cronologico e tematico che si articola lungo circa 60 tele, l'esposizione presenta opere - alcune mai prestate - provenienti da varie istituzioni pubbliche e private (da San Paolo a New York, dal Messico a Stoccolma, senza contare 10 preziosi prestiti dal Prado di Madrid) concentrandosi esclusivamente sulla ritrattistica di Goya, la cui produzione costituisce un terzo di tutti i lavori realizzati nel corso della sua lunga carriera.
Obiettivo far riscoprire al pubblico il genio non convenzionale di uno dei più celebrati artisti del XVIII secolo, ma anche svelarne la capacità di raccontare il mondo circostante, i tumulti politici e sociali di un'epoca turbolenta attraverso l'intensità di uno sguardo e la fisionomia di un volto.
Dai dipinti a grandezza naturale su tela alle miniature su rame e ai disegni con il gesso nero e rosso, la mostra (curata da Xavier Bray e allestita fino al 10 gennaio 2016) ripercorre le tappe principali della vita e della carriera dell'artista, documentandone gli esordi alla corte di Madrid, la nomina a primo pittore di corte di Carlo IV, passando per il periodo difficile sotto il governo di Giuseppe Bonaparte e l'ascesa al trono di Ferdinando VII, fino agli ultimi anni di esilio autoimposto in Francia. Ciò che emerge chiaramente in ogni lavoro è il talento dell'artista di convogliare lo spirito di osservazione e la raffinatezza tecnica nell'espressione della psicologia dei soggetti rappresentati. Soggetti che, nonostante fossero figure prestigiose nella società spagnola (non solo i membri della famiglia reale, ma anche nobili, politici, intellettuali), Goya non adulò mai nei suoi dipinti, ma le cui personalità egli fu capace di condensare magari in un singolo gesto, in un'espressione particolare o nei dettagli di un abito o di un accessorio.
Accanto a queste opere, particolarmente interessanti sono gli autoritratti del pittore: 47 anni dividono il primo realizzato nel 1773, che mostra un giovanissimo Goya, dall'ultimo più struggente e malinconico, dipinto nel 1820, che lo ritrae appena ristabilitosi dopo una grave malattia accanto al dottor Arrieta. In mostra anche l'ultima opera di Goya, una sorta di testamento del suo genio pittorico: il ritratto dell'amatissimo nipote Mariano, che l'artista dipinse il 16 aprile 1828, pochi mesi prima di morire.
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