Nei paesaggi incantati delle fiabe svedesi, dove il numero magico è il tre

Troll cattivissimi, lucci parlanti, principesse dall'animo nobile, cavalieri valorosi, draghi a quindici teste, streghe malvagie e contadini eroi. Castelli inespugnabili, villaggi addormentati,...
Troll cattivissimi, lucci parlanti, principesse dall'animo nobile, cavalieri valorosi, draghi a quindici teste, streghe malvagie e contadini eroi. Castelli inespugnabili, villaggi addormentati, boschi fatati, montagne incantate, foreste abitate da spiriti e laghi senza fondo.


L'universo che popola il tessuto narrativo delle fiabe svedesi, oltre al ricco carnet dei personaggi umani e fantastici ricorrenti nella tradizione popolare dei paesi nordici, si nutre della valenza quasi karmica della natura, grazie al ruolo fondamentale che riveste l'habitat ambientale nella cultura delle popolazioni dell'emisfero boreale. Un universo fatto di leggende, paure, incantesimi, rituali e poteri magici che fino alla metà dell'800 - quando un po' ovunque in Europa si è iniziato a trascriverle - erano parte del ricchissimo patrimonio della tradizione orale, affidato e tramandato nei secoli dai "sagoberattaren", i cantastorie di favole itineranti.


"Fiabe svedesi"
, quarto volume della serie dedicata alle leggende nordiche
(edizioni Iperborea, pagg. 192, 16,00 euro)
, antologia curata da
Bruno Berni
, raccoglie una selezione di favole che prendono spunto dalle prime versioni scritte degli antichi racconti popolari svedesi. Dopo i volumi dedicati alle fiabe lapponi, danesi e islandesi, la raccolta della casa editrice specializzata nella letteratura nordeuropea, apre una finestra sul variegato e suggestivo immaginario popolare collettivo della Svezia, abitato da animali dai poteri fantastici, foreste ricche di tesori nascosti, giovani contadini dal cuore valoroso, fanciulle da proteggere e, immancabile leit motiv di tutte le fiabe del mondo, il sempre verde concetto per cui "alla fine la giustizia trionfa sempre". Per una variante in chiave nordica dei classici immortalati dai fratelli Grimm e da Andersen, con personaggi e vicissitudini sulle orme della principessa sul pisello, del principe ranocchio, del Gatto con gli stivali ma anche di una sorta di mix tra Biancaneve e Cenerentola. Ovvero la bella e buona principessa de "Rosellina e Ledaccia", proposta con tanto di matrigna cattiva, sorellastra perfida, principe innamorato e incantesimo che non le dà la morte apparente, bensì la trasforma in oca.


Tra i temi ricorrenti, la ritualità delle azioni, attraverso una ripetuta simbologia numerica: numero magico, il tre. Così i fratelli sono sempre tre, i giorni per giungere alla montagna incantata pure e i cani dai poteri magici, anche. L'ultima parte del libro è dedicata al breve saggio di Berni, traduttore e docente di letteratura danese, "Le fiabe del Nord".


Patrizia Piccione


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