Nei fumetti di Fior c’è l’arte di Caffi

di GIOVANNA PASTEGA
Venezia, la sua storia, il suo futuro prossimo, ma anche la sua luce, le sue atmosfere notturne, i suoi colori emozionali colti dal vedutista e patriota veneto Ippolito Caffi: tutto questo è racchiuso nel nuovo e ancora segretissimo progetto editoriale del celebre fumettista ed illustratore Manuele Fior. Nato a Cesena ma di origini friulane, Fior, che ormai vive a Parigi da più di dieci anni, è considerato uno dei maggiori autori internazionali di fumetto e di graphic novel.
La coincidenza tra la mostra che il Museo Correr di Venezia ha dedicato a Ippolito Caffi e Treviso Comic Book Festival che anima in questi giorni il capoluogo della Marca trevigiana è stata il pretesto per due interessanti occasioni di incontro con il pubblico e per tracciare un inedito quanto suggestivo incrocio storico-temporale-artistico tra il vedutista bellunese e il fumettista friulano. Fino al 23 ottobre al Museo Bailo infatti resterà aperta l'esposizione curata da Carlo Sala dal titolo "Da Caffi a Fior" che propone interessanti connessioni tra i quatto dipinti del vedutista ottocentesco conservati nel museo di Treviso e i romanzi a fumetti di Fior. Oggi a Venezia invece nell'ambito dell'esposizione monografica "Ippolito Caffi 1809-1866. Tra Venezia e l'Oriente," visitabile nei saloni del Museo Correr fino al 20 novembre, Manuel Fior incontrerà il pubblico in una sorta di open-talk per raccontare assonanze e similitudini con il celebre vedutista.
«Le atmosfere luminose, naturali o artificiali, di Caffi - spiega - mi hanno colpito molto, lo rendono un artista molto singolare, diversissimo dai suoi contemporanei. Nel mio lavoro sicuramente c'è una affinità di tipo cromatico con lui, ma ho trovato analogie anche biografiche. Come lui ho viaggiato molto e come lui mi sono trovato a disegnare dal vero posti lontani, come ad esempio l'Egitto. Entrambi abbiamo vissuto e studiato a Venezia e poi girato il mondo. Pur in un mare di diversità ho trovato tra noi cose che ci rendono simili". Un'analogia tra due artisti evidente nell'amore comune per il volo. Celebre è il viaggio in mongolfiera compiuto e poi dipinto da Caffi nel 1847. Nota è la passione di Fior per gli aerei derivata da un padre pilota: «La luce - spiega Fior - è però la cosa mi lega di più a Caffi, perché è l'elemento basilare sia della pittura che del disegno. Inoltre la luce per entrambi è uno strumento fortemente teatrale».
Una storia, quella del suo nuovo romanzo a fumetti, su cui Fior mantiene ancora la massima riservatezza, ma sulla quale siamo riusciti ad avere qualche indiscrezione. «È una vicenda ambientata in una Venezia del futuro, nel 2050 per l'esattezza. Immagino che questa città bellissima, con una storia enorme alle spalle, viva un profondo rinnovamento, una sorta di ri-emacipazione dalla terraferma. Il ponte translagunare è stato demolito ed è tornata ad essere un'isola come alle sue origini, una terra di rifugio per gente che sta scappando. Venezia è stata costruita dai profughi che fuggivano dalle invasioni barbariche, che un po' alla volta hanno cominciato ad utilizzare metodi costruttivi inediti in zone mai prima edificate. Insomma Venezia nel mio nuovo lavoro sarà una terra di rifugiati, per usare un termine contemporaneo. Mi sembrava bello dare una nuova chance, una nuova dimensione a quest'isola che ora è considerata come una specie di sepolcro galleggiante consacrato al turismo mondiale».
Una storia destinata sicuramente a far parlare, che diventerà uno dei libri più grandi e importanti del fumettista friulano, dove il rapporto con la città di Venezia, anche come "forma urbis", sarà fondamentale. «I miei studi giovanili di architettura fanno - spiega - sì che nelle mie storie le città e i paesaggi costituiscano sempre il 50 per cento della narrazione. Non riesco a pensare una storia senza coordinate geografiche, culturali e formali ben definite. La città e la campagna, per esempio come quella intorno ad Udine, sono un punto di partenza molto importante in tutti i miei racconti a fumetti».
Dotato di una grande sensibilità pittorica, Fior sottolinea come il fumetto sia la più popolare tra le arti, una delle più capaci a creare un rapporto stretto e diretto con il pubblico. «È l'arte bambina - spiega - o come viene definita, la nona arte. Sicuramente la più pop che ci sia».
Emigrato in Francia da un decennio, oltre aver vinto premi importanti, collabora come illustratore con case editrici e riviste internazionali, ma il suo sogno è quello, un giorno, di ritornare in Italia. «Faccio parte di una generazione che si è dovuta spostare in una sorta di migrazione culturale per trovare nuovi orizzonti rispetto a quelli del proprio paese. Sono romagnolo di nascita però i miei genitori sono di Udine. Ho un rapporto molto stretto con il Friuli. Mio padre mi ha sempre parlato in friulano sin da quando sono nato. Sono molto legato a questa terra come anche alla Romagna. Udine è la città della mia infanzia, nella quale sogno sempre di tornare».
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