Negli “Hunger Games” lo strapotere dei media e la dittatura dei governi

Arriva in Dvd e in Blu-Ray l’ultimo capitolo della saga “Hunger Games”, e il cofanetto è servito. “Hunger Games – Complete 4 Film Collection” (distribuito dalla Universal) mette insieme tutti e quattro i capitoli della serie, regalando agli appassionati oltre dodici ore di contenuti speciali. Tratta dall’omonima trilogia bestseller, firmata da Suzanne Collins, la saga è ambientata in una società futura e distopica nella nazione di Panem, formata dalla ricca Capitol City e da tredici grandi distretti circostanti.
È nella Capitale che ogni anno si organizzano gli Hunger Games, un reality game mortale, a cui ogni distretto è costretto a mandare un ragazzo e una ragazza di età compresa tra i dodici e i diciotto anni, detti Tributi. Chiuso il fenomeno “Harry Potter”, archiviati i romantici vampiri di “Twilight”, è stato proprio “Hunger Games” a prenderne il posto nei cuori delle platee adolescenti, alzando il livello dell’adrenalina e della cupezza. Anche stavolta l’origine è letteraria, ma non c’è bisogno di tanti effetti speciali per tener desta l’attenzione dei giovanissimi fan, basta l’idea di un reality, immaginato dalla Collins mescolando la guerra in Iraq, i peggiori reality show e il mito di Teseo, l’eroe mitologico greco che uccise il Minotauro, mostro a cui venivano offerti in dono adolescenti. Un vero e proprio fenomeno al box office, che ha incendiato mezzo mondo e ha trasformato la giovane protagonista Jennifer Lawrence nella diva più amata. E pensare che il progetto è stato sulle prime rifiutato da tutte le principali major statunitensi, sfiduciate da una storia in cui i protagonisti devono uccidersi a vicenda e in diretta tv. Un futuro orribile, simile in modo inquietante al presente. Panem, ci dice la Collins, è l’America, abbrutita da una guerra e da una dittatura televisiva. “Panem et circenses”, pane e spettacolo, il vecchio segreto degli imperatori romani per tenere il popolo mansueto. Il messaggio c’è e si vede: lo strapotere dei media e la deriva dittatoriale dei governi. “Metropolis”, “Blade Runner”, “Truman Show”, “1984” di Orwell. “Hunger Games”.
Cristina Borsatti
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