Muore a 91 anni Giuseppe Zigaina, grande pittore del '900

Dal 26 dicembre era ricoverato in ospedale a Palmanova. Ha sempre vissuto a Cervignano. Con le sue opere ha caratterizzato il secolo scorso con la svolta neorealista
Giuseppe Zigaina in una foto di Danilo De Marco
Giuseppe Zigaina in una foto di Danilo De Marco

Il Friuli Venezia Giulia perde l'artista attualmente più rappresentativo. E' morto oggi a 91 anni Giuseppe Zigaina, pittore artefice, accanto ai giganti del Novecento, della svolta neorealista. Zigaina si era sentito male nella sua casa di Cervignano il 26 dicembre scorso. Da allora era ricoverato all’ospedale di Palmanova nel reparto di terapia intensiva. Lascia la moglie Maria De Carolis e la figlia Alessandra, giornalista della Rai.

Zigaina aveva compiuto il suo novantunesimo anno d'età il 2 aprile. Nel 2014, in occasione dei 90 anni, la Regione, insieme col Comune di Cervignano e la stamperia Albicocco, gli aveva dedicato tre mostre di grafica. «Da allora il maestro aveva vissuto sempre piú ritirato, ma sempre attento alle cose dell’arte e ai rapporti con il mondo», aveva raccontato Francesca Agostinelli, storica dell’arte e curatrice proprio del trittico su Zigaina per i novant’anni. QUI SOTTO, NEL RIQUADRO, LA NOSTRA INTERVISTA AL PITTORE REALIZZATA L'ANNO SCORSO.

I 90 anni di Giuseppe Zigaina

Il riconoscimento sulla centralità della sua figura di artista è unanime: è stato uno dei piú illustri pittori e incisori del Novecento italiano. Nato a Cervignano - dove ha sempre vissuto - nel 1924, fin da bambino aveva mostrato propensione per il disegno. Entrò al collegio di Tomino e vi rimase fino all'8 settembre 1943. A 19 anni espose per la prima volta nella prestigiosa sede della Fondazione Bevilacqua La Masa.

Fu l’inizio di una carriera luminosa, che mosse i suoi primi passi, tra il ’48 e il ’49, fra la Galleria del Cavallino, a Venezia, la Biennale e la Galleria d’Arte Moderna di Roma. In quel periodo Zigaina realizzò pure tredici disegni per “Dov’è la mia patria” una raccolta di poesie di Pier Paolo Pasolini, che Zigaina conobbe nel 1946 e con il quale instaurò un profondo legame artistico e umano.

Nel 1950 conseguí il premio Fontanesi. Tre anni dopo diresse “1953. Primo maggio a Cervignano”, lungometraggio di forte impegno politico, che la Rai trasmise soltanto 27 anni dopo. Lo stile pittorico intanto si andava progressivamente distaccando dal neorealismo degli inizi, virando verso le suggestioni e gli spunti della Nuova oggettività tedesca. Il 1965 risultò una data spartiacque: Zigaina adottò, infatti, la tecnica dell’incisione, che divenne a poco a poco cifra distintiva della sua produzione.

Continuava, nel frattempo, il sodalizio col poeta corsaro: nel ’68 il talento cervignanese collaborò alla realizzazione del film “Teorema”; nel 1971 gli fu affidata, nel “Decameron”, la parte del frate santo che confessa Ciappelletto. Nel 1984 il pittore cominciò a insegnare all’Art Institute di San Francisco e presentò ufficialmente alla Berkeley University la sua discussa teoria sulla morte/linguaggio di Pier Paolo Pasolini. Attivissimo fino ai tempi recenti, il maestro fu onorato dal Friuli - nel 2009, ricorrenza dell’85° compleanno - con una grande antologica a villa Manin, curata da Marco Goldin; i 90 anni, poi, furono celebrati con un triplice omaggio, nella sala del consiglio regionale, alla stamperia Albicocco di Udine e a Cervignano; giunse a Zigaina, nell’occasione, pure una lettera di Claudio Magris.

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