“Mondi arabi”, un libro racconta l’alterità vicina a noi
Bompiani pubblica il lavoro di quattro studiosi per inquadrare il Medio oriente dei giorni nostri dal punto di vista storico, sociologico, antropologico e letterario
È dagli anni Zero che, sull’onda dell’11 Settembre, autorevoli commentatori sui media italiani e occidentali ci spiegano che «l’islam» rappresenterebbe un mondo coeso e a sé, retrivo e incompatibile con la modernità. Anche le società «islamiche» che riteniamo alleate sarebbero tali solo a dispetto di questa arretratezza originaria. La cronaca geopolitica del primo decennio del secolo, il cui ciclo s’è chiuso col disastro afghano, ha mostrato come queste letture semplicistiche finiscano poi per schiantarsi sull’ostinata complessità della realtà, a partire dalle Primavere arabe. Ciò non ha impedito il ritorno in pompa magna della retorica sullo scontro di civiltà dopo l’attacco terroristico del 7 Ottobre, il massacro sistematico dei civili a Gaza e infine i nuovi rivolgimenti della guerra civile siriana.
Chi invece di fronte alla complessità non si spaventa, troverà un valido aiuto in un volume di recente pubblicazione, “Mondi arabi – Una guida essenziale” (Bompiani, 368 pp, 19 euro). Tre autrici e un autore (Giuseppe Acconcia, Giulia Aiello, Laura Menin e Caterina Roggero) prendono in esame sotto diverse lenti – storica, antropologica, sociologica e letteraria – la grande area geografica che si estende dalla costa atlantica del Marocco fino alle pendici dell’altipiano iranico. Si parla quindi di mondi arabi, appunto, e non di un «mondo islamico» che, ammesso che la definizione abbia senso, arriverebbe fino alla frontiera cinese e alle isole del Sudest asiatico. Parliamo allora di una parte del mondo islamico? Anche qui, la definizione sfugge: l’islam è la religione più diffusa nell’area, non certo l’unica. Cristiani (maroniti, arabo-palestinesi e via dicendo), ebrei, drusi, yezidi convivono con la maggioranza islamica in terre soggette per secoli al cosmopolitismo caratteristico degli imperi. La stessa maggioranza islamica è tutt’altro che uniforme: oltre ai sunniti e alle loro scuole e interpretazioni, di volta in volta si riscontrano sciiti duodecimani, ismailiti, alawiti eccetera. Le differenze confessionali si sovrappongono poi a quelle etniche, per cui gli arabi di volta in volta convivono con curdi, armeni, greci, turchi, turcomanni, siriaci, berberi… Infine, tutto questo va considerato poi nella cornice degli stati “nazionali” emersi dai processi di decolonizzazione, e delle loro singole storie, dal Marocco all’Iraq.
Se ci fermassimo a questo parziale elenco di popoli e fedi rimarremmo ancora all’interno dello stereotipo che vede il «misterioso Oriente» come un colorito coacervo di usanze e tradizioni per noi incomprensibili, secondo quanto spiegato dall’intellettuale palestinese-americano Edward W. Said nel suo formidabile saggio “Orientalismo”.
“Mondi arabi” consente di evitare la trappola dell’orientalismo grazie agli strumenti sociologici e antropologici di cui sopra: aiuta ad esempio a inquadrare il fenomeno dell’islamismo.
Nelle letture che vanno per la maggiore sui nostri media, i movimenti islamisti sono identificati tout court con l’islam, di cui rappresenterebbero la versione originaria, più pura, e sarebbero quindi la tara originaria alla radice della pretesa arretratezza mediorientale. Il che è uno strano cortocircuito, visto che si basa in sostanza sul dire la stessa cosa che dicono i fondamentalisti islamici quando arrogano per sé il diritto di decidere anche per tutti gli altri cosa significhi essere un vero musulmano.
Se si studiano le vicende dell’ultimo secolo si scopre invece che l’islamismo non è certo una caratteristica atavica della regione.
È semmai un fenomeno nuovo, moderno e soprattutto contemporaneo, il cui successo ha riempito il vuoto lasciato dal fallimento dei nazionalismi laici e socialisteggianti che hanno imperato nel mondo arabo per tutta la seconda metà del Novecento, nella fase di decolonizzazione.
Ecco quindi che le chiavi di lettura del libro consentono di guardare a quel che succede nei mondi arabi tenendo in conto il fattore religioso (a sua volta tutt’altro che univoco) ma senza appiattire la varietà di quelle società alla sola fede. Interessantissime sono ad esempio le pagine dedicate alla condizione della donna, alla questione del velo, ai femminismi laici ed islamici, così come alla vita e al pensiero delle donne all’interno degli stessi movimenti islamisti. O ancora la sezione dedicata alla letteratura contemporanea dei mondi arabi e alla sua diffusione.
Quando in occidente dei crociati da farsa ci chiamano a combattere «l’islam», quel termine nella loro bocca smette di essere una chiave utile a capire e diventa un velo che impedisce la comprensione: il musulmano per loro è semplicemente un Altro con cui non abbiamo nulla in comune, il barbaro assetato di sangue.
Ecco allora che un libro come “Mondi arabi” aiuta a cogliere una realtà tanto elementare quanto controintuitiva: si può capire l’inesauribile differenza tra storie e culture soltanto alla luce di quell’universale concreto per cui, a ogni latitudine, alla maggioranza delle persone interessa soprattutto fare una vita serena, tenersi alla larga dai problemi, prendersi cura dei figli, voler bene a mamma papà e nonna, passare del tempo con gli amici.
Insomma, essere umani. —
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