Moira domava animali e uomini San Donà omaggia la divina Orfei

«Non serviva che ti dicessero che era una diva: entrava in scena e lo capivi al volo». Nonostante sia scomparsa 3 anni fa, il volto di Moira Orfei rimane ancora saldo nell'immaginario nazionale. E nel ricordo di milioni di spettatori.
Da oggi e fino al 3 marzo San Donà di Piave, città dove aveva fissato la residenza, ricorda "Moira Orfei la Regina" con una serie di iniziative: una mostra, una serata-tributo, una serie di performance e un premio. Per restituire tutto lo smalto a un'artista che ha segnato non solo la storia del circo, ma quella dello spettacolo popolare. Italiano e internazionale.
«Domatrice di animali in pista, domatrice di pubblico sullo schermo, domatrice di uomini nella vita privata» così recitava la formula per lei coniata. Giocherà perciò sulle molteplici sfaccettature di un personaggio che aveva un volto solo, ma replicato sui manifesti milioni di volte, questa iniziativa realizzata dall'associazione Circo e Dintorni e sostenuta da Comune di San Donà e Ministero per i Beni e le Attività Culturali per ripercorrere le traiettorie della sua vita: il circo, il cinema, la famiglia, la musica, la televisione. Soprattutto, la sua natura di icona.
«Per raccontare Moira ci vorrebbe uno come Umberto Eco, che aveva così ben descritto la fenomenologia pop di Mike Bongiorno» dice Alessandro Serena, ideatore della mostra assieme ad Aurelio Rota. «Quel ruolo popolare di diva non deve però offuscare le capacità imprenditoriali di mia zia Moira: il fiuto che aveva sviluppato assieme e al marito Walter Nones».
Serena è infatti il loro nipote (ma anche docente a Milano di Storia dello spettacolo circense e di strada) e per la mostra ha raccolto foto celebri (come quelle esposte al Moma di New York) e scatti rari, che la ritraggono la zia nel suo ruolo di star, ma anche negli aspetti privati, oltre ai manifesti degli spettacoli e dei film a cui ha preso parte: quasi 50, con Totò, Mastroianni, Manfredi, Gassman, e diretta anche da registi di calibro, Pietro Germi per esempio in "Signore e signori". A impreziosire l'esposizione ci saranno costumi di scena e accessori appartenuti al suo variopinto, indimenticabile guardaroba.
Miranda Orfei - diventata poi Moira, su suggerimento del produttore Dino De Laurentiis - era nata a Codroipo nel 1931, durante una sosta del circo fondato da suo padre Riccardo, conosciuto col nome di Clown Bigolon.
«San Donà di Piave è invece la città veneta che ha ospitato i quartieri invernali del suo circo, il luogo in cui risiedeva quando non era in tournée» spiega Serena. «Non è un caso che nasca qui un tributo che evidenzia come il ricordo di Moira è ancora vivo e sentito. La mostra, in particolare, restituisce l’immagine di una icona pop senza tempo, una Callas del Circo».
Domenica 10 febbraio al Teatro Metropolitano Astra le iniziative culmineranno in una serata con artisti, musica dal vivo, video e filmati inediti, che di "Moira degli elefanti" permetteranno di conoscere i segreti attraverso documenti rari e aneddoti sulla vita della famiglia. Ma largo spazio avrà poi chi continua oggi a lavorare in quel solco: performer internazionali (come gli ucraini Derku, maestri di un teatro fisico, il 24 febbraio, e gli acrobatici kenyoti The Black Blues Brother, il 3 marzo) che testimonieranno il carattere “mondiale” degli Orfei. Oppure i giovani allievi dei corsi di Karakasa - Laboratorio delle Meraviglie: «il futuro del circo, che la zia guardava sempre con fiducia e ottimismo».
Verrà infine consegnato il Premio Moira, riconoscimento destinato a figure dello spettacolo dal vivo che si sono contraddistinte per la qualità e per la comunanza coi valori degli Orfei. Quest’anno a ricevere il Premio sarà Brigitta Boccoli, un'artista trasversale che ha diviso la propria carriera tra cinema, teatro, televisione e che dopo aver conosciuto e sposato Stefano Orfei Nones (figlio di Moira e Walter Nones) condivide oggi con lui il lavoro nel circo. —
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