Moda a Trieste: tutto pronto per Its, il miracolo si ripete

Plastica, neoprene e modelle scalze nel backstage di Its. Stasera al Salone degli Incanti i vincitori del contest per giovani stilisti giunti a Trieste da tutto il mondo (diretta streaming sul sito de Il Piccolo a partire dalle 22)

TRIESTE “Its happening again”, accade di nuovo, anche quest'anno, grazie alla tenacia dell’agenzia Eve di trasformare Trieste nella capitale della moda per due giorni, la “città ideale” della creatività, Utopia che dura da 15 anni, si sta nuovamente realizzando. Stasera (sabato 16 luglio) il grande evento di International Talent Support, che potrà essere seguito in diretta streaming sul sito de Il Piccolo a partire dalle 22.

Le onde creative sparse in tutto il mondo si stanno concentrando tra il Salone degli Incanti, punto clou del contest, l'hotel Savoia e piazza Venezia, sede dell'agenzia Eve che organizza l'evento. Modelle e modelli biondi e castani, poche chiome color nero pece, lunghe per le donne, corte e stile paggetto per gli uomini. I giovani finalisti ieri aggiustavano, stiravano, cucivano, aiutati dai vari assistenti che indossavano tutti in coordinato le magliette blu che quest'anno riportano le onde creative di quello speciale sismografo che traccia gli andamenti utopistici in giro per il mondo di questi quindici anni di “moda nuova”. Non c’è una stagione, un colore, un tessuto che prevale nelle collezioni.

Un mondo ideale

Come in un mondo ideale si alternano l’estate, l’inverno, la sera, la mattina, l’Est, l’Ovest, il Sud, il Nord. Il futuro, il passato, il presente. I ricordi, la tradizione. Neoprene e plastica in realtà avvolgono in modo abbastanza inflazionato i corpi dei mannequin, cui si alternano raramente le forme più morbide della seta, dei pizzi, dei ricami.

Moda a Trieste, al via la due giorni di Its VIDEO
Barbara Franchin (al centro) con i ragazzi dello staff di Its 2016

Forse quello che prevale è il tessuto sportivo e si nota la presenza di una collezione “agender”. Dei vestiti interscambiabili, lui diventa lei, lei diventa lui, una rappresentazione della nostra società che anche sulle passerelle di Its ormai è un po’ una consuetudine. Lo staff, che ha scelto accuratamente modelli e modelle, richiama all’ordine. Prende appunti. «Che taglia hai di scarpe? Perché zoppichi?». Ma alcuni non hanno nemmeno le scarpe, sfileranno scalzi, come nella collezione della tedesca Hayk Gabrielyan, dove un’unica ragazza porta quelli che a Trieste potrebbero assomigliare a degli “iazzini”, i ramponi di ferro da neve che vengono applicati sotto le scarpe usualmente sotto il tacco, in versione però estiva. «Ciak, ciak», fanno il rumore del ferro che batte con insistenza sul pavimento. Ma la modella per il momento non sembra soffrire.

Dove c’erano i grandi tavoloni in pietra di Kounellis due anni fa, ora nell’ex Pescheria fluttuano enormi tele velate che fanno da separé alle zone riservate per le quattro mostre che apriranno stasera. In mezzo lunghe panche nere che ospiteranno gli special guest del fashion show.

Dietro le quinte

Il backstage resta blindato, ma molte curiosità sono emerse ammirando il fitting delle dieci collezioni dei finalisti della sezione fashion assieme a quella realizzata da Paula Knorr, la vincitrice di questa sezione nel 2015, che ha portato a Trieste un’a. nticipazione di quello che mostrerà poi alla London Fashion Week di settembre. Da una parte la Germania e una fashion designer che in un anno ha già fatto passi da giganti, tra le colonne dell'edificio realizzato in pieno stile Liberty, poi s’incontra una pugliese, di Altamura, Ilaria Fiore, una delle due finaliste di origine italiana, assieme al suo collega Marco Baitella.

Italiani in gara

La taranta le ha dato l’ispirazione per la sua collezione di abbigliamento, “Magda” che, come molti altri giovani partecipanti, aveva già presentato a gennaio in accademia. Ricci abbondanti e cascanti, ovviamente neri, e solo 23 anni. Le sue mani, al posto di fare il pane più buono del mondo nel suo paesino originario, si sono dedicate alla moda, che l’ha spinta a Roma, dove ha frequentato l’Accademia costume & moda, e dove è stata vincitrice assoluta di Talents 2016 durante AltaRoma. Al momento svolge uno stage da Ferragamo, ma contemporaneamente a Its propone la parte degli accessori di “Magda”: capi d’abbigliamento che diventano accessorio, borse che sono anatomicamente aderenti, costruite seguendo le forme del corpo. Ma la taranta non l’ha analizzata in senso folcloristico, «non ho preso in considerazione il costume tipico pugliese, bensì ho fatto un’analisi antropologica e psicologica della donna tarantata - spiega -, perché affronta una sorta di lotta interiore e quindi queste due entità opposte che si scontrano virtualmente, la razionalità e l’irrazionalità, si traducono in maniera concreta nell’abbigliamento con materiali asimmetrici rigidi da una parte e fluidi e drappeggiati dall’altra».

Quella dualità gioca un ruolo importante per i suoi accessori che presenta a Its. La sensualità, la passione, la femminilità da una parte che vanno d’accordo con la seta e l’irrazionalità, per rappresentare questo lato della donna tarantata, in preda a isterismi e attacchi di epilessia, e dall’altra il perbenismo, quasi un aspetto da monaca, con pezzi rigidi in pelle e molto coprenti, molto geometrici, la parte razionale di una lei. Quel “due” si diverte a riproporsi in continuazione nelle sue creazioni, trasformando un solo oggetto sia in accessorio che capo d'abbigliamento. «Ho sfruttato la lotta interiore di questa donna nella taranta, che va incontro a crisi epilettiche, tra la schizofrenia e la paranoia, entità puramente astratte in questa tradizione», racconta. Il clima che si respira a Trieste fa bene ancora di più ai suoi occhi azzurri. «Non mi sembra di essere in Italia - esclama Fiore -. Certo, anche a Roma, in accademia, ho avuto compagni provenienti da tutto il mondo, ma qui sembra di essere in uno spazio virtuale, qui c’è il vero confronto».

La passione per il disegno

Classe 1990, proveniente da un paesino in provincia di Trento, molti si chiederebbero come mai Baitella abbia intrapreso, da uomo poi, un percorso così diverso rispetto all'ambiente in cui ha vissuto durante la sua infanzia. Dopo lo Iuav, la Royal college of art di Londra è stato lo step successivo, la cui collezione presentata a fine anno è stato il passe-partout per arrivare a Its, dove ha concorso per la sezione accessori, sfociando poi come finalista in quella di “artwork”. È entrato in questo mondo grazie alla passione per il disegno, avviata già tra i banchi di scuola al liceo scientifico, e alla madre parrucchiera e soprattutto alle sue clienti, che hanno iniziato a inserirsi nel suo immaginario come figure da disegnare: «Ho sempre osservato come si esprimevano le persone attraverso i vestiti», dice. Curiosità, che l’ha spinto a Brema e poi a fare uno stage da Balenciaga a Parigi, e infine Its era il suo sogno. «Per un periodo il mio primo criterio di scelta che appariva su Google era proprio Its», esclama. Insomma, doveva venirci per forza. Ora bisogna vedere se i suoi pezzi “agender”, che partono dal maschile, caratterizzati da «bellezza dei materiali moderni, trasparenti, come la resina, i fiori di rosa» stupiranno la prestigiosa giuria. Uno spunto dai suoi colleghi precedenti però lo aveva già preso l’anno scorso, quando ha spinto i suoi compagni a compiere un viaggio organizzato a Trieste per visitare l’archivio di Its. Lo stesso luogo che anche venerdì, nella sede di Eve, all’ultimo piano di una palazzina di piazza Venezia, ha aperto le porte agli ospiti dell'evento.

Giornalisti e finalisti

Giornalisti e finalisti del passato, per esempio, che hanno potuto ritrovare i propri portfolio tutti racchiusi e conservati in alcune scatole. Tra abiti, accessori, gioielli, artwork e foto (quest’ultime facevano parte di una sezione che ora non c’è più), che rappresentano i finalisti soprattutto dalla quinta edizione di Its, i visitatori ammiravano uno a uno i pezzi, come quello di Dorry Hsu, finalista nel 2013, e tornata proprio per la serata di domani. «Il mio gioiello in 3D faceva parte di una collezione da me chiamata “l’Estetica della paura” - racconta Dorry -, un modo per esorcizzare la paura attraverso la bellezza». La terapia della bellezza, che serve eccome, e che anche quest’anno si respira, come sempre, a Its.

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