Mike Milosh a Sexto ’Nplugged «In Blood c’è il mio sangue»

Domani nella Piazza Castello di Sesto al Reghena arriva il cantante canadese con il progetto Rhye e presenta i brani dell’ultimo disco uscito in febbraio
LONG BEACH, CA - OCTOBER 01: Singer Mike Milosh of the band Rhye performs onstage during the 2nd annual Music Tastes Good Festival at Marina Green Park on October 1, 2017 in Long Beach, California. (Photo by Scott Dudelson/WireImage)
LONG BEACH, CA - OCTOBER 01: Singer Mike Milosh of the band Rhye performs onstage during the 2nd annual Music Tastes Good Festival at Marina Green Park on October 1, 2017 in Long Beach, California. (Photo by Scott Dudelson/WireImage)

pordenone

Ultimo concerto della stagione per Sexto ’Nplugged, domani alle 21: nella Piazza Castello di Sesto al Reghena arrivano i Rhye, progetto tra elettronica e r&b del cantante canadese Mike Milosh, nell’unica tappa italiana del tour. «Siamo entusiasti di tornare – commenta l’artista – ci siamo stati un paio di anni fa, l’Italia è splendida per cibo, cultura e persone: ci sentiamo accolti con calore e non è poco per chi è sempre in viaggio».

Aprono la serata i Pick a Piper, nati dal producer e percussionista canadese Brad Weber, noto per la sua collaborazione con la stella dell’elettronica Caribou.

I Rhye presentano “Blood”, uscito a febbraio: «Ci ho lavorato su degli anni – prosegue Milosh –, dopo il tour del debutto “Woman” ho dovuto affrontare una separazione, rescindere a mie spese il contratto con la casa discografica, poi un nuovo amore: è finito tutto nelle canzoni». L’attuale fidanzata, la modella Geneviève Medow Jenkins compare (svestita) sulla copertina dell’album, mentre il precedente ritraeva l’ex moglie Alexa Nikolas (attrice vista in film come “Zoolander” e in tante serie - “E.R.”, “Csi: Miami”, “The Walking Dead”, “Mad Men”…). «Togliersi i vestiti è come liberarsi di una corazza, – precisa il cantante, che ha anche scattato le foto –, niente a che fare con la mercificazione del corpo femminile». Di queste relazioni parlano i testi: «”Song for You” significa molto per me – riprende – l’ho scritta in un periodo in cui ero in conflitto con Geneviève e stavo realizzando che semplicemente noi umani commettiamo errori, è la natura. Quella canzone è un chiederle scusa e riconoscere la sua importanza nella mia vita». Un timbro androgino, il suo, tanto che alcuni pensano sia la voce di una donna: «Esprimo anche la mia parte femminile. Spero che la mia musica permetta alle persone di essere vulnerabili: per prendersi cura l’uno dell’altro è necessario esserlo».

Milosh oggi fa base a Los Angeles, ha vissuto in Australia, Europa, Thailandia… «Sono cresciuto a Toronto – dice – studiare musica lì è stata un’esperienza che mi ha arricchito, sin da giovanissimo ho imparato a comporre e suonare diversi strumenti. Competenze che poi ho messo a frutto a Berlino, dove mi ero trasferito: una città che ti permette di sperimentare, con una ricca scena techno, mi ha aiutato a espandere il raggio d’azione della mia arte». «In agosto siamo in tour in Europa – conclude –, poi torniamo in America per un po’ prima di partire per Tel Aviv e Istanbul, poi Asia. Ancora tour in autunno e nel mezzo spero di lavorare anche a pezzi nuovi. A volte è dura stare lontano da casa, ma è un modo incredibile e privilegiato per vedere il mondo. Nella vita sono riuscito a fare qualcosa che amo davvero, creare musica. E l’ispirazione mi viene dalle mie esperienze, quindi non cambierei nulla». —



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