Massimiliano in Messico tra scappatelle, colazioni e il plotone d’esecuzione

Nel libro di José Luis Blasio pubblicato da Luglio Editore e in vendita nelle edicole in abbinamento a “Il Piccolo” la prima traduzione italiana delle memorie del suo segretario 

la recensione



Chissà quando Massimiliano si accorse di avere fatto uno sbaglio, ad accettare l’improbabile trono del Messico, convinto un po’dalla sua vanità e molto dagli intrighi orditi da Napoleone III. Magari non subito, perché al suo sbarco a Veracruz nel maggio del 1864 venne salutato con ghirlande di fiori, parate e festeggiamenti. Ma nei mesi seguenti, tra la situazione politica che cominciava a diventare sempre più precaria, il freddo che pativa a Città del Messico e il tormento dell’ormai compromesso rapporto con Carlotta, deve essersi radicata in lui la convinzione del fallimento. Tanto che gli unici momenti di svago erano quelli che riusciva a dedicare a Miramare, gestendo anche da lì la sua vecchia residenza come se un giorno vi fosse tornato. Lo apprendiamo prendendo in mano le memorie del suo segretario privato, José Luis Blasio, un messicano che gli fu accanto durante il breve periodo di regno. “In ogni corrispondenza egli trasmetteva i suoi ordini di cambiare o rimuovere i fiori di tale prato, di arredare una tale stanza, di aggiungere qualcosa o di riparare qualcos’altro. Miramare era per lui il bastone e il cappello del pastore trasformato in un re, i suoi ricordi che lo riportavano alla sua felicità passata ammorbidivano le oscure preoccupazioni del presente, facendo sorridere il futuro”. Così scrive José Luis Blasio in “Massimiliano intimo”(Luglio editore, pagg.343) nelle edicole in abbinamento a “Il Piccolo” al prezzo di Euro 14,60.

Nel 1905, quasi quarant’anni dopo la fucilazione di Massimiliano, attingendo ai ricordi personali, a documenti e ad appunti raccolti quando era al suo servizio, Blasio pubblicò in spagnolo una dettagliata ricostruzione degli anni messicani del giovane Asburgo dal titolo “Maximiliano intimo”, di cui nel 1934 la Yale University Press diede alle stampe l’edizione inglese e che ora la prima volta si presenta al pubblico italiano, colmando così un vuoto nella biografia del Kaiser Max. Infatti degli anni trascorsi a Miramare si sa quasi tutto, ma la vita di Massimiliano nei tre anni che vanno dall’imbarco dal molo di Miramare alla fucilazione a Querétaro è rimasta a lungo un capitolo poco conosciuto, come se il viaggio che lo condusse a Veracruz lo avesse allontanato dall’Europa molto più del mese e mezzo che impiegò per arrivare in Messico.

Nelle sue memorie Blasio non si sofferma a guardare Massimiliano attraverso il buco della serratura. Accenna, è vero, alle scappatelle che Massimiliano si concedeva con le dame del suo seguito e con qualche giovane messicana – d’altronde, lo giustifica Blasio, era alto ed elegante e si sa che già a Miramare lui e Carlotta dormivano in letti separati – ma segue Massimiliano nei suoi tentativi di dialogo con gli avversari politici, primo tra tutti il deposto presidente Juarez e ci lascia un ritratto delle sue giornate. Sveglia alle quattro del mattino, disbrigo di pratiche fino alle sette, quindi uscita per un’escursione a cavallo, sombrero a tesa larga in testa, come un cowboy messicano. Al ritorno, dopo la colazione, riunione con i ministri e udienze, oppure visita di scuole, prigioni, ospedali ed altri edifici pubblici. Alle quattro del pomeriggio il pranzo, al termine del quale un buon Avana da gustarsi nel salottino da fumo. Dopo qualche colpo di biliardo, una passeggiata nei giardini e un’occhiata ai documenti e alle lettere ricevute durante la giornata, alle otto in punto Massimiliano si ritirava. Bisogna dormire, diceva, otto ore consecutive per preservare la salute e per avere una lunga vita. Un precetto che purtroppo venne vanificato dai fucili del plotone di esecuzione, che sancirono la fine dell’imperatore del Messico a soli 35 anni.

Ma chi era José Luis Blasio? Un giovane che aveva studiato al collegio minerario e che conosceva il francese, qualità che gli valse il posto di interprete per un ingegnere della cerchia dell’imperatore. E quando il segretario di Massimiliano cadde da cavallo e si ruppe il braccio, Blasio venne chiamato a prenderne il posto. Un caso fortuito, che ci consente oggi di conoscere come si svolgevano le giornate di Massimiliano, fatte non solo di cavalcate, udienze, banchetti, ma anche di visite alle carceri in piena notte per verificare di persona le condizioni dei prigionieri, cui poi disponeva fosse consegnato qualche pesos, e di veri e propri blitz antifannulloni negli uffici dei ministeri, dove capitava spesso che sorprendesse gli impiegati a leggere il giornale.

Blasio doveva essere persona molto fidata, se venne inviato in Europa ad accompagnare Carlotta nel viaggio intrapreso alla vana ricerca di appoggi politici per la causa del consorte. Istanze che sia Napoleone III che Pio IX respinsero, rendendo evidente e irreversibile l’isolamento cui era condannato Massimiliano. Dopo la morte dell’imperatore, Blasio venne arrestato e, passato un periodo in carcere, tornò in Europa, prima a Vienna, dove incontrò Francesco Giuseppe e poi a Trieste, dove era ancorato lo yacht Ondina, la cui vendita fruttò al giovane messicano un bel gruzzolo. L’ultimo dono di Massimiliano al suo segretario, che da parte sua ricambiò con queste parole: “Era soprattutto un uomo di cuore. Il suo ricordo è ancora oggi venerato in quel Messico dove non volle mai regnare come un conquistatore. Gli indigeni della periferia di Querétaro non avrebbero costruito una capanna senza mettervi all’interno, come un talismano, una pietra strappata dalla collina dove fu fucilato”. —

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